Il premier Wen Jiabao, alla riapertura dei lavori del Consiglio di Stato cinese, lancia un messaggio che sembra andare nella direzione di una spinta più riformista. Parole che riecheggiano le recenti dichiarazioni di Wang Yang, il “liberale” capo del partito del Guangdong, grande protagonista della negoziazione di Wukan.
Wen Jiabao è il premier cinese. Secondo alcuni osservatori rappresenterebbe un’ala populista, ma sincera, all’interno del Partito Comunista cinese: noto per le sue immersione tra operai, lavoratori e gente comune è soprannominato “nonno Wen”, proprio a sottolineare una vicinanza al suo popolo.
Secondo altri, i suoi atteggiamenti invece altro non sarebbero che “ipocrisia”, pronta a nascondere una rigida visione del mondo e una durezza nel prendere decisioni anche impopolari. Così pensa, ad esempio, Yu Jie, lo scrittore emigrato negli Usa che sul premier cinese ha scritto un libro critico, in cui ha definito Wen “il migliore attore della Cina”.
Personaggio enigmatico, protagonista di esternazioni già censurate in Cina: un paradosso per il premier del paese. Tempo fa, in visita agli Usa, aveva rilasciato un’intervista alla CNN in cui aveva parlato di necessarie “riforme politiche”, sostenendo che i cinesi “hanno voglia di democrazia”.
Quelle parole vennero censurate dalle emittenti televisive locali. Il 31 gennaio, in occasione dell’apertura dei lavori del Consiglio di Stato, nuove dichiarazioni, in direzione riformista, che aprono nuovi scenari nelle battaglie in seno al partito per la successione politica da attuarsi a fine 2012.
Wen Jiabao ha infatti detto che il governo dovrebbe “creare canali per la gente affinché possano esprimere le proprie critiche, così come il governo dovrebbe ascoltare e assorbire i loro suggerimenti per migliorare il proprio funzionamento”.
Ha inoltre aggiunto che la Cina “deve affrontare compiti difficili nel 2012 e il governo dovrebbe continuare a spingere per le riforme economiche e politiche sforzandosi di fare passi avanti in alcuni settori chiave”.
Il Consiglio di Stato, l’organo esecutivo cinese, ha poi annunciato che invierà le bozze del proprio rapporto di lavoro annuale alle amministrazioni locali e ad alcuni servizi centrali “al fine di sollecitare le opinioni e ottenere un feedback”.
La decisione è stata presa durante una conferenza di lavoro presieduta dal premier. La bozza del rapporto sulle attività di governo sarà presentata in in occasione dell’apertura della quinta sessione dell’ XI Congresso Nazionale del Popolo (NPC), organo legislativo supremo della Cina, che si svolgerà a Pechino il 5 marzo.
Wen ha detto che “l’economia cinese si sta muovendo verso la direzione che è stata individuata dalle scelte macro-politiche di controllo: crescita, stabilizzazione dei prezzi e migliorie alla qualità della vita in Cina”.
Il governo “sta acutamente osservando le tendenze economiche, sia in patria sia all’estero per stabilire politiche in modo mirato, flessibile e lungimirante”.
Il governo si adopererà per assicurare il flusso di capitali in progetti chiave del paese e mantenere gli investimenti a un livello costante. Wen ha anche fatto un riferimento alle piccole e medie imprese, con un chiaro riferimento alla crisi del credito della regione meridionale del Zhejiang, dove si era recato a ottobre, “promuovendo un accesso più facile al mercato, anche ad imprese private”.
Un altro ammiccamento, forse, a quell’ala liberale del partito che dopo il successo del “modello Wukan”, sta spingendo per avere più spazio. Sul finire del suo mandato Wen Jiabao, sembra aver scelto da che parte stare. Almeno a parole.