Wang, il liberale. Le ultime briciole della torta

In by Gabriele Battaglia

Wang Yang, il segretario del Pcc del Guangdong, torna alla ribalta. Rilascia interviste in cui sostiene la necessità di riforme amministrative e fiscali e rende omaggio a Mao a Yanan. L’intento del rivale di Bo Xilai è uno solo: giocarsi  le ultime carte per un posto nel Politburo in vista del Congresso. Wang Yang, il segretario di partito del Guangdong famoso rivale dell’epurato Bo Xilai e apprezzato per aver saputo gestire le rivolte di Wukan nella maniera più democratica possibile, ha chiamato nuovamente alle riforme. Dopo essere stato spesso al centro dell’attenzione mediatica, non si era quasi mai esposto da quando il suo rivale Bo Xilai era stato epurato. Il suo discorso di ieri è stato letto da molti analisti come un ultimo disperato tentativo di raccogliere consensi per entrare a far parte del Comitato permanente del Politburo.

Wang, da sempre è considerato uno dei leader emergenti più liberale e riformista, così nel discorso di martedì scorso a Foshan riportato dal Southern Metropolis Daily ha dichiarato che “il cambiamento non deve ristagnare né deve fermarsi”.

Ha parlato soprattutto di riforme del mercato e riforme amministrative necessarie a suo dire per migliorare l’economia e le possibilità di investimenti, ma non si è dimenticato di sottolineare che bisogna disinnescare il conflitto sociale che facilmente degenera in disordini.

Da persona di cultura che parla alle masse per spiegare la situazione ha tirato fuori l’antica favola della rana in pentola. Nuota felice e non si accorge di niente, ma quando si accorge che l’acqua sta diventando troppo calda è troppo tardi per uscire dalla pentola.

"Le riforme sono una soluzione imprescindibile, non dobbiamo aver paura – ha aggiunto – sarà difficile. Ma sarà ancora  più difficile se non mettiamo in atto le riforme”.

Il segretario di Partito Wang, la settimana scorsa era andato a rendere omaggio al grande timoniere Mao Zedong a Yanan, tanto per non farsi sfuggire l’occasione di essere notato. Sono le ultime chance per rientrare in lizza  per un posto nel comitato permanente, a cui Wang Yang poteva tranquillamente aspirare fino a qualche mese fa.

Anzi, fino all’inverno scorso, la stampa era praticamente convinta che lui o Bo Xilai avrebbero fatto parte dei fortunati nove membri del Partito comunista cinese che tengono le fila della nazione.

Poi lo scandalo Bo Xilai ha spazzato via qualsiasi certezza, i giochi di potere si sono fatti più duri e Wang Yang è come scomparso dall’attenzione mediatica. Ora voci sempre più insistenti sembrano far pensare che i posti all’interno del Comitato permanente saranno ridotti da nove a sette, le possibilità diminuiscono. Ma forse la prolungata assenza di Xi ha riaperto qualche gioco.

Chen Ziming, un analista indipendente intervistato dal South China Morning Post, suggerisce che le parole di Wang facciano pensare che ritiene che qualche posizione è ancora vacante. "Ovviamente non è assolutamente detto che entrerà nel Comitato permanente del Politburo, ma vuole fare appello al popolo” – ha spiegato Chen –  "Vuole segnare qualche punto sia a destra che a sinistra, in odo da rendere un’eventuale decisione più facile.”

Wang ha costruito gran parte della sua fama di riformatore con il suo approccio relativamente liberale nella gestione del Guangdong, la provincia più popolosa della Cina. Si è anche distinto per aver rimosso i quadri corrotti e aver permesso quello che è stato acclamato sulle prime pagine di tutto il mondo come l‘esperimento democratico di Wukan.

Sempre il South China Morning Post, riporta l’opinione del professor Joseph Cheng, politologo presso la City University,  che concorda nel leggere nelle parole di Wang Yang il tentativo di mantenersi esattamente bilanciato. "Sta facendo appello al sostegno finale del processo decisionale", ha spiegato. "Andare a Yanan e parlare di riforme sono mosse sicure. Non vuole inimicarsi nessuna fazione." 

[Scritto per Lettera43; foto credits: juesatta.com]