Shanghai (mai dire mai) si concentra sulle caratteristiche non solo fisiche del paese e fornisce moltissime informazioni pratiche. Shanghai è la metropoli più popolosa del mondo, oltre che la capitale economica della Cina, di cui è il centro finanziario, commerciale e tecnologico. China Files ve ne regala un estratto (per gentile concessione di Fazi editore).
Immaginiamo di essere in volo sopra Shanghai. Vedrete una distesa di blocchetti di cemento attaccati uno all’altro e un serpentone d’acqua che si snoda nel mezzo all’area abitata. È il fiume Huangpu, che taglia in due la città e si immette nella foce dello Yangtze – quello che noi chiamiamo Fiume Azzurro. La zona che si trova a est del fiume si chiama Pudong (pu, ‘affluente’ + dong, ‘est’), quella a ovest invece è Puxi (pu + xi, ‘ovest’).
Ecco la prima grande divisione della città che ci è utile per muoverci: Pudong e Puxi. Sulle pronunce delle parole che troverete qui non dovrete essere troppo rigidi e speranzosi, per esempio in dong la g è muta, e xi non si legge proprio come la x di xxl ma piuttosto come un nostro “ssi” strascicato. Se dite pucsi non vi capisce nessuno…
Avendo avuto la fortuna di vivere a Shanghai in due momenti importanti della storia recente non posso fare a meno di deliziarvi con alcune annotazioni pre e post 1990, anno cardine nello sviluppo della città come la vediamo ora. Non che io ami particolarmente gli amarcord, ma la Shanghai di adesso è completamente diversa da quella di appena vent’anni prima.
È quindi solo per darvi il quadro degli enormi cambiamenti che ha subìto in appena due decenni che mi dilungo un attimo. Alcuni laowai che vivono qui sono convinti che il palazzo dove abitano sia lì da tantissimo tempo, in realtà spesso ha appena tre, quattro anni, e sta sopra un terreno che prima era un vecchio longtang, poi demolito. Quando lo dico non mi credono, ma se ho qualche foto da fargli vedere rimangono scioccati…
Nel 2002, tornato a Shanghai dopo dodici anni di lontananza, sono rimasto letteralmente stordito per le prime due settimane perché quello che ricordavo era sparito. Non metaforicamente: era proprio andato, distrutto, raso al suolo, kaputt, ground zero!
A fine anni Ottanta, quando ci venni come studente, tutta la città era solo Puxi, la parte a ovest del fiume dove c’erano le vecchie concessioni straniere, insomma la Shanghai propriamente detta. Pudong era giusto l’altra sponda, dove erano ormeggiate vecchie navi da guerra fatiscenti, sottomarini sciancati e cargo semi arrugginiti.
A nessuno di noi veniva in mente di andare a Pudong perché era campagna e basta. «Hic sunt Pudones» era la scritta che immaginavamo sopra la piantina della città per designare il desolato Oltrepò Shanghainese. Il solo mezzo per passare da una sponda all’altra erano i traghetti verde scuro che portavano un carico di gente vestita tutta uguale con le giubbe alla Zhongshan e la bicicletta.
Da allora, Pudong si è sviluppata oltre ogni immaginazione, le navi arrugginite sono sparite e il lungofiume è stato trasformato in un’imponente banchina che ospita una serie di attrazioni e ristoranti à la page. Le due sponde sono ampiamente collegate da quattro grandi ponti, oltre che da tunnel e varie linee metro. Sono rimasti i traghetti, per chi si sposta in motorino o in bici.
Consiglio di prenderne uno almeno una volta perché sono ancora il modo più fascinoso per attraversare il fiume. Non ci sono quindi ostacoli per andare da una parte all’altra, tranne il più resistente che nessuna struttura architettonica può superare: quello psicologico. Dite a uno che sta a Puxi di andare a cena in un ristorante di Pudong e lo vedrete strabuzzare gli occhi. «Dove?? Fin là?!».
Al contrario, gli abitanti della “Pudonia”, come li chiamiamo qui scherzosamente, sono più propensi a guadare il Rubicone e sbarcare sul Bund. Ma parliamo un attimo di Pudong. Come dicevo, fino a vent’anni prima era una vasta area rurale e paludosa. Da allora è un immenso cantiere, ed essendo partiti da una tabula rasa il tutto si è svolto con la massima libertà di progettazione.
A Pudong le strade sono state pensate essenzialmente per le auto, sono larghe e scorrono tra i palazzi come autostrade in campagna. Difficilmente ci sono intasamenti di traffico, se non nelle ore di punta e in prossimità dei tunnel che portano all’altra sponda. In generale, a Pudong si percepisce di avere più spazio attorno, il piano urbanistico non è così costipato come nella zona ovest e l’aria è indubbiamente più pulita.
È una vera e propria città nuova, con lo svantaggio che non ha ancora carattere e storia e che sembra un po’ troppo progettata sulla carta. Per esempio, si può seguire la strada lungo la zona più trafficata che va da Lujiazui (sulla sponda del fiume dove ci sono tutti i grattacieli e la tv Tower) fino a Century Park e non vedere neanche un negozio che non sia all’interno di un maestoso centro commerciale. Meglio prendere un taxi.
Per contro, a Pudong ci sono zone residenziali di livello medio, alto e altissimo con tutti i comfort e insediamenti pensati apposta per una classe molto benestante di shanghainesi, oltre che per il laowai che non deve chiedere mai (ad esempio, «Quanto mi costa?»), tanto sono le multinazionali che pagano gli affitti dell’ordine anche di decine di migliaia di dollari al mese!
*Michele Soranzo sinologo, frequenta la Cina dal 1988 e vive stabilmente a Shanghai dal 2002. Dal 2005 gestisce il sito www.vivishanghai.com, dedicato agli italiani in arrivo e residenti, oltre ad essere titolare di una societa’ di servizi business e turistici (Mandarina Servizi). In passato ha pubblicato articoli per Grazia, Donna Moderna, Elle, oltre che per gli in-flight magazines di Dragon Air e Korean Air.