Nel segno del Dragone (€ 11,05, edizioni Ibiskos Ulivieri) racconta la completa scoperta della Cina, e in particolare della città di Hangzhou, da parte di un italiano qualunque, uno che prima di andare si domanda se non sia il caso di vaccinarsi contro la febbre gialla. China Files ve ne regala uno stralcio (per gentile concessione dell’autore).
Sarà certamente vero che l’occasione fa l’uomo ladro, ma certe occasioni, ladro o non ladro, certamente non nel pieno significato del termine, è difficile rifiutarle, anche perché capita che ogni tanto, molto di rado, possa passare il treno giusto, dopo naturalmente e metaforicamente essere andato fino alla stazione a piedi mentre diluvia, molto spesso senza scarpe e con qualche fenomeno che di tanto in tanto ti tira qualche coltellata nella schiena.
Certo c’è da capire se può essere realmente un’occasione, oppure un modo per distogliere l’attenzione dalla routine quotidiana, ma insomma sia quel che sia, la vita va affrontata mettendosi in gioco, a costo di correre qualche rischio. Siamo nel mese di giugno, quando, in mezzo all’afa e alla calura estiva, Claudio, sia per le sue competenze professionali sia per i rapporti personali costruiti negli anni grazie a vari scambi culturali, viene invitato da alcuni suoi collaboratori e colleghi, e da qui parte la nostra storia, a fare un ‘salto’ nella loro cittadina di origine in Cina e forse non solo per quello, in Cinaaaa?
Sì sì, proprio in Cina, la Cina dei cinesi, quella di Lanterne Rosse e della Città Proibita, la Cina dell’imperatore Qin Shi Huang del Gran Khan, quella delle dinastie Sui, Tang, Song, Yuan, Ming, Quig, quella della Grande Muraglia, quella di Mao Tse-tung, della Banda dei quattro e di Deng Xiaoping, quella della rivoluzione culturale e di Tienanmen, quella dei Cento Fiori che però non ha niente che vedere con l’epopea delle Radio Libere, ma anche quella moderna del presidente Hu Jintao e quella di Marco Polo, Marco Polo?
Cosa c’entra, luì non è mica cinese? Sicuramente no, ma è italiano, italiano? Diciamo Veneziano dell’epoca, e forse uno dei primi mercanti, uno dei primi che hanno iniziato a fare scambi commerciali con la Cina, così si narra, così è scritto in uno dei più famosi manoscritti della storia, “Il Milione”. Sarà una storia vera, sarà una reinterpretazione di un viaggio, una trascrizione di un racconto magari rivisto da un romanziere come Rustichello Da Pisa, che dal nome sembra più un vinello delle colline toscane, che uno scrittore, ma qualcosa sarà successo di sicuro.
Sempre la Cina di Shangai, Pechino e Nanchino, nomi altisonanti, mete di un turismo ormai globalizzato che hanno segnato la storia del pianeta, ma anche la Cina di Taiwan e Hong Kong, e anche quella dei molti lavoratori cinesi, spesso clandestini, che imperversano e investono in attività economiche nelle nostre città, insomma ci siamo …si parte per la Cina.
La meta è la “città del cielo”, oh dov’è? la vecchia città di Quisai, la più nobile e bella città del mondo:“Non c’è al mondo città uguale, che vi offra tali delizie così che uno si crede in paradiso”, come raccontò Marco Polo. Quisai? Sì l’attuale Hangzhou, una delle città più affascinanti della Repubblica Popolare Cinese, così si dice, la capitale della provincia del Zhejiang, poco sotto Shanghai, sul delta del fiume Yangtze, ma dai, nei documentari di National Geographic, l’avrai visto cento volte.
Sì certo, bella nazione e altrettanto bella città, ma per un europeo come Claudio, visto che non era mai andato fisicamente in Cina, anche se con la testa l’aveva visitata chissà quante volte, si pone un problema, sì forse anche più di uno. Pensando a Andrew Zimmern e alla sua trasmissione, evidentemente si pone il problema alimentare, ma… Ma giustamente la cultura culinaria di un popolo aiuta a conoscerne la storia, la cultura e le tradizioni di una nazione, quindi il problema non si pone, fa parte del gioco.
*Paolo Lunghi, nato il 29 settembre 1959, maestro d’arte, pittore e giornalista iscritto all’ordine della Toscana, creativo ed esperto di comunicazione, con specializzazioni ottenute negli istituti di Pistoia, Milano, Roma e Brighton nel Sussex.