“Vicini al governo, lontani dalla politica”. Sono parole di Wang Jianlin, l’uomo in cima all’ultima classifica dei Paperoni d’oriente e a capo dell’impero Wanda. La sua storia è una delle più interessanti per comprendere i complessi legami tra affari e politica nell’ex impero di mezzo. Forse anche per questo l’inchiesta di Michael Forsythe ha impiegato anni prima di essere pubblicata.
Figlio di uno dei primissimi comunisti che seguirono Mao durante la lunga marcia,Wang Jianlin, che oggi ha sessant’anni, è il primo di cinque fratelli. Aveva seguito le orme del padre nella carriera militare poi, nel 1988, era stato trasferito in un’azienda statale di costruzioni. Wang l’ha salvata dal fallimento e ne ha gestito la privatizzazione. Dieci anni dopo, nel 1992, l’azienda era una delle prime società per azioni di tutta la Cina e Wang Jianlin il suo azionista di maggioranza.
Tra il 2007 e il 2011 alcuni nomi importanti si aggiunsero alle file dei (pochi) azionisti di Wanda. Tra loro la sorella maggiore del presidente Xi Jinping, la figlia di Wen Jiabao (che allora era il primo ministro) e i parenti di due esponenti importanti del Politburo. Nel marzo del 2008, Wang Jianlin era uno dei tre miliardari scelti per “rappresentare il popolo” nella più importante istituzione cinese con funzioni consultive, il comitato permanente della conferenza politica consultiva del popolo cinese.
Come dimostra una recente inchiesta del New York Times, è in quegli anni che la Wanda si concentra sul settore dell’intrattenimento e le sue azioni salgono alle stelle. Non c’è alcuna prova di rapporti illeciti tra Wang e i familiari dei politici cinesi più potenti della scorsa decade, ma sicuramente ci sono stati vantaggi da entrambe le parti. Nel 2013, qualche mese dopo la consacrazione di Xi Jinping alla guida della Cina, la sorella del presidente ha trasferito le sue quote in Wanda a un suo socio. L’investimento iniziale di 28,6 milioni di dollari ormai ne valeva 240.
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