Cina – Tutti i denti di Zhou Yongkang

In by Simone

Si dice che il presidente Xi Jinping abbia già tolto tutti i denti alla “tigre” Zhou Yongkang, lo zar della sicurezza della scorsa legislatura. A dicembre Reuters ha confermato le voci che si susseguono da mesi: arresti domiciliari per il numero nove dello scorso governo. Da allora nessun commento ufficiale, ma anche nessuna smentita. Piano piano, però, tutti i suoi sodali vengono messi sotto inchiesta.
Oggi è il turno di Ji Wenlin indagato per “serie violazioni disciplinari”, un eufemismo che nel lessico del Partito comunista più grande del mondo significa corruzione.

Il signor Ji Wenlin è il vice governatore dell’isola di Hainan. È un geologo di 47 anni che ha lavorato a stretto contatto con Zhou almeno dal 1998, quando l’ex zar della sicurezza dirigeva il ministero delle terre e delle risorse. La sua carriera aveva poi seguito la rapida ascesa del suo protettore, sia come segretario personale sia occupando diversi posti pubblici. Un percorso molto vicino a quello di altri importanti personaggi politici tutti finiti nelle reti della campagna contro la corruzione del nuovo presidente. Tra questi ricordiamo Jiang Jiemin ex direttore dell’organismo che sovrintende le grandi imprese di Stato ed ex presidente della China National Petroleum Corporation (PetroChina).

In comune hanno il fatto di aver cominciato la loro carriera negli impianti petroliferi di Shengli. Qui Zhou Yongkang aveva lavorato per oltre trent’anni e aveva costruito la carriera politica che lo ha portato, nel 2007, a sedersi su una delle nove poltrone del Politburo, il gotha del Pcc. PetroChina, nel frattempo, è arrivata una capitalizzazione pari a 175,61 miliardi di dollari e al controllo del 90 per cento del gas naturale del paese, situazione che di fatto garantisce al colosso di stato un monopolio.

Negli ultimi mesi alcuni siti di informazione gestiti dagli esuli cinesi negli Stati Uniti hanno fatto circolare la notizia che Zhou Bin – il figlio dell’ex zar della sicurezza – fosse rientrato nella Repubblica popolare per collaborare alle indagini su suo padre e sul suo uomo di fiducia Jiang Jiemin. Sono le stesse fonti – a volte molto informate, a volte completamente inattendibili – che in questi mesi hanno pubblicato articoli su illegalità gravissime che avrebbe compiuto Zhou Yongkang. L’ex zar della sicurezza avrebbe fatto uccidere la sua prima moglie dal suo autista e avrebbe tentato per due volte di assassinare Xi Jinping prima che diventasse presidente.

Aspettiamo conferma ufficiale, ma se l’inchiesta su Zhou Yongkang venisse confermata sarebbe una notizia bomba. Si tratta del capo della Commissione militare dell’ex Comitato permanente del Politburo e di un protetto dell’ex presidente Jiang Zemin. Dopo il periodo di purghe che ha contraddistinto la Rivoluzione culturale, nessun membro (o ex membro) del Comitato permanente è mai stato messo sotto indagine. Xi Jinping sta di fatto rompendo un tacito accordo all’interno del Partito. Forse come Mao è convinto che “una montagna non possa ospitare due tigri”.

[Scritto per pagina99; foto credits: www.artisoo.com]