The Leftover of the Day – Sempre in vedetta

In by Simone

Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
7 aprile 2010, 17:50
Sempre in vedetta

Lui è a Vienna. Io no. Io resto in ufficio. Devo chiamare per un’intervista a un vaticanista.
Chiamo e dopo pochi minuti l’altra linea dell’ufficio si mette a squillare. Non rispondo. Continuo a parlare e, tempo 5 minuti, il telefono squilla nuovamente. Così interrompo la conversazione, metto in attesa il mio interlocutore e rispondo alla chiamata: è lui.
Gli spiego che sono al telefono e gli dico: “Ti richiamo appena ho finito”. “No, ti richiamo io tra 15 minuti”, è la sua replica.

Continuo la mia intervista che va per le lunghe, il telefono squilla dopo 15 minuti, stavolta non rispondo, “capirà”, penso. Invece niente, per tutta la durata della mia chiacchierata, c’è in sottofondo lo squillo del telefono, perché lui, puntuale come un orologio svizzero, ogni 15 minuti mi richiama.

Quando infine parliamo, scopro, ma già lo sapevo del resto, che non c’era nulla di così urgente per cui sentirsi. Solo la perenne ansia di controllo.

*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)