Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
12 luglio 2010, 11:14
Repetita iuvant
La tentazione di sbattere la testa (la mia o la sua, è quasi indifferente) contro il muro è forte, talvolta.
Il 9 luglio finalmente usano l’articolo sulle intercettazioni. Sono settimane che raccolgo e traduco materiale per lui, che faccio interviste e gli scrivo grotteschi pezzi in inglese che compendino alcuni passaggi salienti delle intercettazioni (dalla massaggiatrice di Bertolaso al letto di Putin, per capirci). Eppure manca sempre qualcosa, c’è sempre qualcosa che non gli è chiaro.
Per l’ennesima volta mi domanda quando inizierà la discussione alla Camera. Gli riporto le parole di Fini: dal 29 luglio. Il voto ci sarà nei giorni seguenti, al massimo entro la prima settimana di agosto. Poi, aggiungo, il testo deve tornare in Senato e Schifani ha già detto che se ne riparla a settembre.
Risponde: “I see” a tutto quel che dico.
Dopo pochi minuti, si rivolge di nuovo a me: “Quindi quando potrebbe essere approvata la legge?”
Io: “Dipende, ma non prima di settembre. E poi dipende anche da Napolitano che ha sollevato forti dubbi in merito”
“I see”, e, subito dopo: “Fino a quando ci sarà la discussione alla Camera?”
“Dal 29 luglio fino, probabilmente, alla prima settimana di agosto”
“I see”. Pausa“Ma che succede se alla Camera passa così com’è uscito al Senato?”
“In linea teorica a quel punto deve solo passare al vaglio del Quirinale; nella pratica è impossibile che esca senza modifiche dalla Camera, viste le perplessità del Presidente della Repubblica”
“I see”.
Io spero sia finita lì. Ma lui insiste: “E se il Senato lo cambia ancora?”
Ma perché non si legge su Wikipedia almeno come funzionano le Camere in Italia?
Riesco ad avere un moto di compassione verso di lui solo quando, a fine giornata, mi confessa il suo sconforto per l’utilizzo fatto da Tokyo del suo articolo.
Gli avevano chiesto di rendere l’articolo interessante, vivido, “piccante”. Così lui ha inserito il dialogo Berlusconi-D’Addario. Ha riportato il passaggio sul letto di Putin integralmente, così come del resto era comparso su tutti i maggiori quotidiani del mondo.
Tutto espunto dal pezzo perché troppo esplicito.
Giustamente, rileva lui, fanno richieste contraddittorie. Vogliono il pezzo di colore dall’Italia ma poi quel colore fa troppo a pugni col perbenismo di facciata che devono mantenere.
12 luglio 2010, 11:15
Bentornata!
Oh, finalmente siamo tornati alle fantastiche serie giapponesi! Cominciavo a sentirne la mancanza.
Stavolta si tratta di “Oggetti strani dal mondo”. Mi ha appena fatto vedere diversi articoli sul tema: si va dai cibi del socialismo reale del tempo della Germania Est ancora popolari alle magliette della Unhcr vendute, dicono loro, con grande successo.
Cosa mi inventerò per l’Italia?
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)