Taiwan Files – Sicurezza, budget militare, Europa, M5s e fantasmi

In Uncategorized by Lorenzo Lamperti

Evitare l’acqua, non sposarsi, non appendere i propri vestiti all’esterno. Sono alcune delle raccomandazioni che ci si sente dire dai taiwanesi più anziani in occasione del Ghost Month, il settimo mese del calendario lunare. Al quindicesimo giorno del mese, quest’anno domenica 22 agosto, si svolge il Pudu (中元普度), il Ghost Festival nel quale si venerano gli antenati con offerte di cibo e lasciando lanterne alle corrente. Per circa un paio di settimane è frequente vedere bracieri negli angoli di strada, sobborghi di Taipei compresi, in cui vengono arsi incenso e “denaro fantasma” (in realtà fogli o oggetti artigianali di carta). Questo fino al giorno in cui i “cancelli dell’inferno” non vengono richiusi e i fantasmi tornano nell’al di là. Cosa che per quest’anno avverrà domenica 5 settembre.

 

ASIA-PACIFIC SECURITY DIALOGUE 2021

Kelly Craft: Taiwan come Israele?

Martedì 31 agosto si è svolta l’edizione 2021 dell’evento sulla sicurezza organizzato dal ministero degli Affari esteri di Taiwan e dalla Prospect Foundation. L’evento è stato aperto dal discorso della presidente Tsai Ing-wen e da quello di Kelly Craft, rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite con Donald Trump. Lo scorso gennaio il suo previsto viaggio a Taiwan è stato cancellato all’ultimo momento, poco prima dell’insediamento di Joe Biden. Nel suo discorso, durato circa 30 minuti, non ha risparmiato qualche critica sul ritiro dall’Afghanistan: “Quanto accade a Kabul ha implicazioni anche in Asia, dove i nostri partner sono preoccupati”. Ma allo stesso tempo ha provato a rassicurare i taiwanesi: “Sono qui per dirvi che la propaganda cinese ha torto: sono orgogliosa della linea pro Taipei dell’amministrazione Trump e sono orgogliosa di vedere che la stessa linea è seguita anche da Biden. Se perdiamo Taiwan, perdono anche gli Stati Uniti”. Secondo Craft, che ritiene che l’Oms abbia agito da “portavoce” della Cina e che l’Onu sia un’organizzazione che ha tradito le sue origini, Taipei deve proseguire sulla strada dell’acquisto di armi e collaborare sui semiconduttori portando parte della produzione di Tsmc negli Usa. L’esempio da seguire sarebbe quello di Israele, che può contare sull’appoggio di Washington ma ha costruito una capacità (e una volontà) militare elevata in grado di scoraggiare i suoi nemici ad attaccare. “Gli Stati Uniti sono impegnati alla difesa di Taiwan, ma anche i taiwanesi devono impegnarsi a difendersi”, ha detto Craft. Una parafrasi di quanto aveva dichiarato Tsai sulla necessità di non affidarsi esclusivamente “alla protezione altrui”, pochi giorni dopo la caduta di Kabul.

Gli altri interventi

L’evento si è dipanato lungo quattro panel, ai quali hanno preso parte diplomatici, ricercatori e militari, provenienti soprattutto dai paesi del Quad (Usa, Giappone, Australia e India), ma anche da Corea del Sud, Vietnam e Filippine. I vari interventi hanno mostrato diverse sfumature, da una decisa assertività australiana a una maggiore cautela indiana. Oltre all’aspetto militare, si è parlato dell’inclusione di Formosa in una nuova catena di approvvigionamento regionale e globale che limiti la dipendenza da Pechino. Significativa la presenza di Karen Makishima, membro della Camera dei rappresentanti giapponese e del Partito liberaldemocratico, la quale ha ribadito che un’eventuale invasione di Taiwan rappresenterebbe una “minaccia esistenziale” per Tokyo. A poche settimane dalle elezioni generali, il governo giapponese ha in parte abbandonato la tradizionale cautela sul dossier cinese. Per la prima volta Taiwan è stata citata nel report annuale sulla Difesa, il cui ministero ha formalmente presentato la richiesta di un bilancio da oltre 49 miliardi di dollari per il 2022. Una cifra record per il Giappone, che mira a blindare le isole contese Senkaku/Diaoyu e contrastare la flotta cinese nel mar Cinese orientale. Non è un caso che Craft si è augurata anche esercitazioni navali congiunte tra Taipei e Tokyo.

Effetto Kabul: “Siamo con voi, ma fate come Israele”

 

LA RELAZIONE ANNUALE SULLA DIFESA DI TAIWAN

Mercoledì 1° settembre è stata pubblicata la relazione annuale del ministero della Difesa taiwanese. Un rapporto che sottolinea le crescenti attività militari della Repubblica Popolare Cinese nello Stretto con un tono di urgenza molto più marcato rispetto al passato. Secondo il ministero, la Cina è in grado non solo di monitorare completamente i dispiegamenti delle forze armate taiwanesi (grazie al rafforzamento del suo sistema di navigazione satellitare BeiDou, ma potrebbe anche paralizzarne i tentativi di difesa. Pechino potrebbe anche bloccare le comunicazioni del comando marittimo e di quello aereo, nonché quelle con le diverse isole minori del territorio sotto il controllo di Taipei. Tra le altre minacce citate, i missili di precisione in dotazione all’esercito cinese, nonché il rischio di una strategia “decapitation strike” condotta dagli agenti di Pechino presenti sul territorio di Taiwan. Il rapporto sottolinea comunque che per ora manca ancora la capacità di trasporto e di logistica necessarie per un’invasione su larga scala, ma nel futuro prossimo anche questo potrebbe cambiare. In particolare, si fa riferimento al completamento della nuova portaerei Type 003, il cui lancio è previsto nel 2025. La sua entrata in funzione migliorerà “notevolmente” le capacità di controllo militare dell’Epl sullo Stretto. In risposta, Taiwan sta cercando di rafforzare le sue difese “autoctone”. È stato approvato un budget difensivo da 16,89 miliardi di dollari per il 2022. Una cifra record per Taipei, in aumento del 4 per cento rispetto all’anno corrente. Ma la tendenza di crescita è in rallentamento, visto che nel 2021 il budget era cresciuto del 10 per cento rispetto all’anno precedente. Questi fondi saranno utilizzati innanzitutto per l’acquisto di armi, soprattutto dagli Stati Uniti. Si parla in particolare di mezzi di aviazione, siluri, missili e cannoni. Tra gli oggetti del desiderio ci sono i MH-60R, elicotteri di ultima generazione adatti per operazioni navali e di attacco a navi e sottomarini.

Allo studio anche il lancio di una nuova agenzia difensiva per preparare i riservisti, la cui organizzazione, prontezza e capacità sono spesso state criticate in passato.

Bruxelles rafforza i rapporti con Taiwan “partner chiave da difendere”

Taiwan plans new defense agency to better prepare military reservist

 

TAIWAN, CINA, USA E AFGHANISTAN

Come sostiene Tong Zhao, “il rapido collasso dell’esercito nazionale afghano e il frettoloso ritiro dell’esercito americano evidenziano un fatto importante per Washington, Taipei e Pechino: l’impegno futuro degli Stati Uniti a difendere Taiwan è intrinsecamente interconnesso con l’impegno di Taiwan a difendersi”. Come dimostra il caso dell’Afghanistan, dove l’esercito regolare si è squagliato rapidamente, se Taiwan non dimostrerà di voler combattere per mantenere lo status quo questo potrebbe portare Washington esitare di fronte alla scelta di intervenire in un potenziale conflitto con Pechino. Allo stesso modo, la risolutezza di Taipei a combattere potrebbe diminuire qualora cogliesse delle esitazioni nella volontà degli Stati Uniti di difenderla. È un complicato gioco a specchi, nel quale la storica ambiguità strategica adottata da Washington sin dal Taiwan Relations Act potrebbe non bastare più. Pechino lo sa e negli scorsi mesi ha decisamente aumentato la pressione sull’isola, allargando la sua “zona grigia” militare e innalzando quantità e qualità delle incursioni aeree nonché delle esercitazioni navali nello Stretto. Le ultime su larga scala sono state effettuate il 17 agosto, due giorni dopo l’ingresso dei talebani a Kabul. I media cinesi di Stato stanno utilizzando la vicenda dell’Afghanistan in modo retorico per convincere i taiwanesi che nel momento del bisogno saranno abbandonati dagli Stati Uniti, a loro volta portati a una possibile graduale transizione verso una “ambiguità strategica” un po’ meno ambigua.

In uscita nei prossimi giorni un approfondimento sul tema per ISPI

IL DOCUMENTO PRO TAIWAN DEL PARLAMENTO EUROPEO

Nel frattempo, dall’Ue arrivano segnali di avvicinamento a Taipei. Dopo la vicenda lituana (a proposito, è stato richiamato l’ambasciatore di Vilnius a Pechino) la commissione Esteri dell’Europarlamento ha approvato il primo report sulle relazioni bilaterali, presentato dal nazionalista svedese Charlie Weimers. La bozza chiede di rafforzare i rapporti con Taiwan, pur nell’ambito della politica dell’unica Cina, e identifica Taipei come un “partner chiave nell’Indo-Pacifico”. Più nel concreto, si propone di lavorare per un accordo bilaterale sugli investimenti (mentre la ratifica di quello raggiunto con Pechino è ancora congelato) e si cita la possibile cooperazione in materia sanitaria e tecnologica su 5G e semiconduttori. Viene espressa anche “grande preoccupazione per la pressione militare cinese” e si domanda all’Ue di fare di più per “proteggere la democrazia taiwanese e lo status dell’isola”. Infine, la bozza contiene un altro punto che non piacerà a Pechino: la proposta di cambio di denominazione dell’attuale Ufficio economico e commerciale europeo a Taipei in Ufficio dell’Unione europea a Taiwan per “riflettere la vasta portata dei nostri legami”.

Il voto in commissione era stato tra l’altro anticipato di qualche giorno dalla ministeriale 2+2 Francia-Australia, al termine della quale è stata citata anche la situazione sullo Stretto. Inusuale per Parigi, solitamente molto cauta sull’argomento. Di recente, però, i francesi hanno lanciato una strategia dell’Indo-Pacifico (area dove conservano svariati interessi nonché territori).

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Lituania troppo vicina a Taiwan. E Pechino richiama l’ambasciatore

Inaugural France-Australia 2+2 Ministerial Consultations

ANCHE IL M5S VERSO TAIPEI? INTERVISTA A FABIO MASSIMO CASTALDO

Tra i più attivi nella presentazione di emendamenti pro Taiwan anche Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo del Movimento Cinque Stelle. L’ho intervistato per Il Manifesto. Qui qualche passaggio dell’intervista, pubblicata sul quotidiano di sabato 4 settembre e in versione integrale sul sito (nei prossimi giorni anche su China Files).

Perché è importante per l’Ue approfondire i legami con Taiwan?

In una regione messa sempre più sotto scacco dalla postura assertiva della Cina, Taiwan rappresenta un modello alternativo a quello di Pechino: condividiamo gli stessi valori liberal-democratici basati sul pluralismo e sul pieno rispetto dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali. Il documento approvato a Bruxelles in Commissione Affari Esteri, con il voto del Movimento 5 Stelle, certifica le nostre crescenti preoccupazioni come Parlamento europeo riguardo le attività cinesi nell’area dell’Indo-Pacifico. Se approvata in Plenaria, questa risoluzione rappresenterà un monito anche alle altre istituzioni europee. Non possiamo tollerare le crescenti violazioni dei diritti umani e non possiamo rimanere silenti di fronte a una politica estera sempre più espansionista e aggressiva tanto nella regione quanto su scala globale. Tollerare doppi standard non farebbe che minare la nostra credibilità.

Lei e i suoi colleghi eurodeputati del M5s sembrate avere una linea diversa sulla Cina rispetto al M5s “italiano”. Siete davvero uniti su questo? E nel passaggio da Conte a Draghi le sembra cambiato qualcosa nelle relazioni italiane con la Cina?

Dal governo Conte a quello Draghi non ho notato rilevanti cambiamenti nella politica estera italiana che rimane ancorata ai valori del multilateralismo, dell’europeismo e dell’atlantismo. Non a caso il responsabile della politica estera non è cambiato durante i due governi. Luigi Di Maio sta svolgendo con grande responsabilità il suo incarico, e le sue azioni sono coerenti con la linea del Movimento 5 Stelle, la quale a mio avviso deve sempre avere la forza di applicare lo stesso metro e gli stessi principi con tutti gli interlocutori. Su questo siamo più uniti di quanto talvolta si dica.

I PADRI CAMILLIANI A TAIWAN

“I Padri Camilliani in 70 anni di attività a Taiwan hanno contribuito all’istituzione di centri speciali di assistenza per bambini con disabilità fisiche e intellettuali nelle contee di Penghu e Yilan e all’istituzione di ospedali e di scuole di formazione per personale sanitario”, comunica l’Ufficio italiano di promozione economica, commerciale e culturale di Taipei, diretto da Davide Giglio. “Nell’emergenza pandemica dello scorso anno i Padri Camilliani hanno promosso a beneficio di ospedali in Lombardia e Veneto una raccolta di materiali sanitari e di fondi che ha riscosso una risposta generosa da parte taiwanese per la quale si è grati. L’equivalente raccolto in valuta locale di 4 milioni di dollari USA è stato destinato all’acquisto di maschere e indumenti protettivi per il personale medico. In ragione del valore morale e umanitario dell’attività svolta e del prestigio per il Paese il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, su proposta del Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio, ha insignito il religioso padre Giuseppe Didonè, missionario camilliano attivo a Taiwan da 55 anni, dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia”, si legge nel post Facebook dell’Ufficio diretto da Davide Giglio, che ha conferito la riconoscenza al padre missionario.

Di Lorenzo Lamperti