Taiwan Files – Due sessioni e appuntamento Tsai-McCarthy negli Usa

In Relazioni Internazionali, Taiwan Files by Lorenzo Lamperti

La notizia del doppio scalo in California e a New York della presidente taiwanese non esclude un futuro viaggio dello speaker americano a Taipei. Contesto, ragioni e possibili conseguenze della visita. I segnali in arrivo dalle “due sessioni” di Pechino. Le ambizioni di Terry Gou e l’evoluzione del panorama politico taiwanese verso le elezioni. La rassegna settimanale di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)

Tsai Ing-wen negli Stati Uniti. La notizia è arrivata dal Financial Times, proprio a poche ore dall’attesa prima conferenza stampa da ministro degli Esteri di Qin Gang, nell’ambito delle “due sessioni”. Una conferenza stampa molto dura (ne ho scritto qui). Qin non ha commentato apertamente la notizia (il ministero si è poi detto “seriamente preoccupato“), ma ha confermato che il rischio più evidente nei rapporti tra Pechino e Washington è quello legato allo Stretto di Taiwan, scenario di crisi collegato retoricamente a quanto accade in Ucraina: «Perché gli Stati uniti chiedono di non fornire armi alla Russia ma continuano a vendere armi a Taiwan?». Solo la settimana scorsa, la Casa Bianca ha approvato un nuovo pacchetto da 619 milioni di dollari. Momento più fotografato della conferenza quando Qin ha estratto la costituzione per leggere la sezione in cui si definisce Taiwan parte inalienabile del territorio cinese. «La questione di Taiwan è la prima linea rossa da non oltrepassare nelle relazioni tra Stati uniti e Cina», ha ribadito Qin.

McCarthy ha in seguito confermato che ha in programma un incontro in California con Tsai Ing-wen sottolineando che questo non preclude una sua futura visita a Taipei, mentre il governo taiwanese ha confermato che sta organizzando piani per un transito nell’ambito di un più ampio viaggio in America centrale, dove Taiwan ha molti dei 14 paesi rimasti a intrattenere con essa rapporti diplomatici ufficiali. Il Financial Times e gli altri media internazionali sostengono che la visita negli Usa sia stata organizzata per evitare una reazione aggressiva della Cina che avrebbe comportato un incontro a Taipei.
Da Taipei la prospettiva è però diversa. Nel 1995-1996, la visita dell’allora presidente Lee Teng-hui giocò un ruolo centrale nella Terza Crisi sullo Stretto che sembrava far precipitare le due sponde dello Stretto a un passo dal conflitto. Vero che Tsai è stata negli Usa anche nel 2019, ma in quel caso si era trattato di un breve scalo a Denver durante il quale non aveva incontrato rappresentanti politici di primo livello. In questo caso incontrerebbe invece la terza carica degli Usa poco più di 7 mesi dopo averlo fatto con Nancy Pelosi. E, soprattutto, il contesto attuale non favorisce una gestione serena della vicenda. La questione di Taiwan è molto più al centro delle burrascose dinamiche delle relazioni Cina-Usa rispetto al 2019. E la vicinanza di tempi rispetto alla visita di Pelosi in qualche modo “costringe” Pechino a reagire in modo deciso.
Non solo, il fatto che Tsai venga ricevuta dagli Usa a meno di un anno dalle cruciali elezioni presidenziali taiwanesi del gennaio 2024 potrebbe essere percepito come un implicito sostegno americano al Partito progressista democratico, inviso a Pechino. Anche se Tsai non potrà ricandidarsi dopo aver svolto due mandati. In realtà, anche Ko Wen-je, potenziale candidato alle elezioni col suo Taiwan People’s Party, sarà negli Usa ad aprile. A dimostrazione che Washington mantiene aperti i canali anche con altre forze politiche taiwanesi. Ma certo il passaggio di una presidente ha una rilevanza molto diversa.
I tre motivi principali per cui a Taipei non si ritiene che l’incontro negli Usa invece che a Taiwan neutralizzi i rischi sono sostanzialmente i seguenti:
1- Sì, la visita di McCarthy sarebbe stata vista malissimo a meno di un anno da quella di Pelosi, ma era comunque un’azione con un precedente, non una cosa inedita. Un incontro di così alto livello tra un presidente taiwanese e un politico americano su territorio Usa è invece una cosa nuova e potrebbe dunque spingere Pechino ad azioni inedite.
2- McCarthy ha tenuto a precisare che l’incontro con Tsai in California non preclude una sua futura visita a Taipei, che qui si ritiene possa avvenire nel 2024 dopo le elezioni taiwanesi e prima di quelle americane. Quindi il problema originario non si risolve in ogni caso
3- Il contesto di confronto tra Cina e Usa fa sì che Washington non sia più percepita come un “arbitro” della contesa tra le due sponde dello Stretto, ma un istigatore di quello che Pechino chiama “secessionismo”. Ricevere la leader del partito di maggioranza a 8 mesi dalle elezioni presidenziali dà a Pechino la sensazione che gli Usa vogliano aiutare il partito meno dialogante con la Cina pregiudicando dunque possibili strade politiche.
A proposito di rischi, il ministro della Difesa ha dichiarato qualche giorno fa che potrebbero esserci incursioni di navi o jet cinesi direttamente entro le 12 miglia nautiche dalle coste taiwanese, cioè nello spazio marittimo o aereo di Taipei. Lo stesso ministro ha avvisato che in tal caso l’esercito taiwanese ingaggerebbe i mezzi continentali. Come era stato fatto col drone civile su Kinmen abbattuto lo scorso settembre. Consentire manovre così vicine alle coste potrebbe creare un precedente molto pericoloso per Taipei, anche se l’ipotetico abbattimento di un jet alzerebbe i rischi di una escalation.
Le “due sessioni” e altre notizie intrastretto

Secondo quanto dichiarato alla China Review News Agency dal deputato dell’Assemblea Nazionale del Popolo Li Yihu, durante le “due sessioni” sono possibili nuove azioni normative su Taiwan. Al Congresso di ottobre è stato approvato un emendamento allo statuto in cui si legge che il Partito è chiamato a «opporsi con determinazione e scoraggiare i separatisti che cercano di ottenere l’indipendenza». Per molti analisti, un passo che potrebbe essere la base legale di una futura legge per la riunificazione, che amplierà lo spettro di azione dell’attuale legge anti-secessione mettendo nel mirino non più i secessionisti ma coloro che «non si prodigano alla riunificazione». Una modifica che potrebbe avere ricadute concrete poco evidenti ma rappresenterebbe un cambio di paradigma concettuale, con un obiettivo (non semplice) politico: recidere il legame tra mondo imprenditoriale e partito di maggioranza taiwanese.

Non è detto che tutto questo avvenga già ora, ma qualcosa si muove. Lo dimostra anche il presunto incarico affidato a Wang Huning per aggiornare il principio teorico per la riunificazione (o unificazione secondo i taiwanesi), superando la logica “un paese, due sistemi” applicato a Hong Kong. Un segnale che si vuole tentare ancora una strada politica, sperando magari in una vittoria dell’attuale opposizione del Guomindang alle elezioni presidenziali del gennaio 2024. Oppure, nella visione più pessimista, che si vuole indorare la cornice “legale” entro la quale far entrare eventuali azioni future. Ne ho scritto qui.

Il discorso di Li Keqiang, premier uscente, in apertura dei lavori dell’Assemblea nazionale del popolo su Taiwan è stato in linea con quanto emerso dal XX Congresso del Partito comunista di ottobre: sottolineati i “progressi” sulla gestione dell’ex colonia britannica, mentre su Taipei è stato ribadito che saranno messe in campo “misure risolute” contro “i tentativi di indipendenza”. Ne ho scritto qui. Wen Ti-sung dell’Australian National University analizza qui il discorso di Li.

Dalle “due sessioni” emerge però una nuova norma che consentirà di creare una procedura più rapida per l’approvazione di “leggi d’emergenza“. Nikkei Asia collega la scelta a Taiwan.

Zhou Xiaoping, controverso autore ultranazionalista, ha sponsorizzato una risoluzione alla Conferenza politica consultiva del popolo cinese per la creazione di una lista nera di “separatisti di Taiwan” da uccidere durante un’ipotetica futura “operazione militare speciale”. Da sottolineare che si tratta di un organo consultivo e non legislativo, così come Zhou è già molto noto per le sue forti provocazioni sui social.

Gli investimenti diretti approvati dalla Cina continentale a Taiwan sono crollati ai minimi da 13 anni a questa parte nel 2022, a seguito del declino delle relazioni. Il totale dello scorso anno, pari a 38,73 milioni di dollari, è stato inferiore a tutti gli anni dal 2009, secondo la Commissione per gli investimenti taiwanese. Il totale annuale è diminuito costantemente dal 2017, dopo che le due parti hanno congelato il dialogo formale e le relazioni si sono deteriorate attraverso lo stretto.
Gli ingegneri russi hanno consegnato un enorme carico di combustibile nucleare a un’isola remota a soli 220 chilometri dalla costa settentrionale di Taiwan, scrive Bloomberg. Sull’isola di Changbiao, nella provincia cinese del Fujian, sorge il CFR-600, un reattore nucleare del tipo cosiddetto “autofertilizzante”. Le forniture di combustibile nucleare russo a un nuovo reattore cinese stanno sollevando le preoccupazioni degli Stati Uniti sul potenziale di produzione di plutonio per armi.
Il Wall Street Journal torna sulla vicenda dei cavi internet recisi al largo di una delle isole dell’arcipelago delle Matsu, amministrato da Taipei ma nei pressi delle coste del Fujan cinese. Qui il mio reportage dello scorso anno dalle Matsu.
Le commissioni della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti hanno approvato proposte di legge a sostegno di Taiwan, tra cui una che richiederebbe al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di effettuare revisioni periodiche dei legami con Taiwan per garantire che qualsiasi cambiamento nella politica degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan possa aiutare le relazioni.

L’ex direttore senior per la sicurezza nazionale di Cina e Taiwan del presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stata scelta come presidente entrante dell’ambasciata americana de facto Taipei. Laura Rosenberger, che di recente è stata assistente speciale del presidente e direttore senior del Consiglio di sicurezza nazionale per la Cina e Taiwan, sostituirà James Moriarty come presidente del Consiglio di amministrazione dell’American Institute in Taiwan (AIT) il 20 marzo, ha dichiarato l’AIT.

Le ambizioni presidenziali di Terry Gou, patron della Foxconn

Su Wired ho scritto del nuovo tentativo di Terry Gou, patron della Foxconn, in vista delle elezioni presidenziali taiwanesi del gennaio 2024. Qui sotto l’inizio del lungo articolo.

Fino a qualche tempo fa, Xi Jinping amava riferirsi a Joe Biden come a un “vecchio amico“. Il clima è cambiato da quando l’ex vicepresidente di Barack Obama siede alla Casa Bianca. Ma ci sono altri “vecchi amici” che potrebbero presto entrare in scena nella sempre più insidiosa partita in gioco tra Stati Uniti e Cina. Si tratta di Terry Gou, che nel maggio del 2019 ha usato lo stesso termine, “vecchio amico”, in riferimento a Donald Trump. Gou è il patron di Foxconn, il più grande produttore di componenti elettrici ed elettronici al mondo. 

L’azienda è taiwanese ma ha legami strettissimi sia con Washington sia con Pechino. Basti pensare che è tra i principali fornitori di Apple (e altri colossi tecnologici statunitensi), mentre in terra cinese ha investimenti e stabilimenti immensi. A partire dalla cosiddetta iPhone City di Zhengzhou, dove lo scorso autunno sono esplose delle proteste (e una fuga di massa di operai) per il presunto mancato pagamento di bonus e le dubbie condizioni sanitarie all’interno dello sterminato impianto.

Ebbene, proprio Terry Gou potrebbe diventare un uomo fondamentale per capire gli equilibri tra Stati Uniti e Cina, potenzialmente il “grande stabilizzatore” di una relazione che sembra ora pericolosamente appoggiata su un piano sempre più inclinato. Il motivo? Gou sogna di diventare il presidente della Repubblica di Cina. Continua qui.

Nel frattempo, Foxconn ha annunciato nuovi importanti investimenti in India. Questo però non significa che le aziende vogliano o possano abbandonare la Cina. Anzi. Prima di recarsi in India, il presidente della Foxconn è stato proprio in Cina. In particolare a Zhengzhou, sede dell’immenso stabilimento di sua proprietà ribattezzato “iphone City” dove negli scorsi mesi si sono verificate proteste di massa degli operai per il mancato pagamento di bonus durante le restrizioni anti Covid. Young Liu ha garantito un’espansione dell’azienda in Cina, dopo che il governo locale ha avviato grandi sforzi per convincere il colosso taiwanese a mantenere la sua presenza nella provincia dello Henan. E Foxconn ha affittato un nuovo terreno di 293 acri nella Zhengzhou Comprehensive Bonded Zone per circa 28 milioni di dollari. Ne ho scritto qui.

Politica taiwanese
Quest’anno si è ricordato il 76esimo anniversario del 228, vale a dire il massacro del 28 febbraio, evento storico in cui il Guomindang di Chiang Kai-shek prese di mira la classe intellettuale, artistica e politica taiwanese per poi instaurare una legge marziale che sarebbe durata per 40 anni. A Taipei un gruppo di dimostranti ha interrotto il discorso di Chiang Wan-an, pronipote di Chiang Kai-shek ed eletto sindaco di Taipei lo scorso novembre. Episodio significativo che si intreccia con la complessa vita politica e identitaria di Taiwan.
Taiwan News si occupa dei rapporti tra Eric Chu, attuale leader del Guomindang che non ha ancora del tutto rinunciato all’idea di ricandidarsi dopo la sconfitta contro Tsai nel 2016, e la Repubblica popolare.
L’ex presidente dello Yuan di controllo Wang Chien-hsien ha annunciato che si candiderà come indipendente alla corsa presidenziale del 2024 su una piattaforma di “unificazione pacifica” con la Cina continentale.
Le modifiche legislative proposte a per colpire la disinformazione dei media hanno sollevato preoccupazioni per le potenziali minacce alla libertà di stampa a Taiwan. Il ministero della Difesa ha dichiarato che le modifiche proposte alla legge sulla prontezza di mobilitazione per la difesa ad oltranza sono state concepite per contrastare la “guerra cognitiva”. Le modifiche includono pene più severe per la “diffusione di fake news e disinformazione” e poteri aggiuntivi che impongono ai media di collaborare con i militari nelle indagini.
Il governo di Taiwan ritiene che la Cina sia pronta a rinnovare “un’offensiva di soft power” rivolta agli “opinion leader” per conquistare cuori e menti, mentre l’isola si prepara alle elezioni presidenziali che si terranno tra meno di un anno.
Il presidente del Consiglio comunale di Tainan Chiu Li-li e il vicepresidente Lin Chih-chan del Partito Democratico Progressista (DPP) al governo, tre consiglieri comunali e altre cinque persone sono stati incriminati per il ruolo svolto nel truccare le elezioni del presidente e del vicepresidente del Consiglio comunale della città a dicembre.
Alla 67esima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, che si terrà a New York dal 6 al 17 marzo, il ministero degli Esteri taiwanese ospiterà una serie di attività ed eventi nell’ambito della Settimana dell’uguaglianza di genere a Taiwan.
Semiconduttori e altre notizie

Si è svolto il primo incontro dei cosiddetti Fab 4 che unisce Usa, Taiwan, Giappone e Corea del sud. In realtà, soprattutto a Seul sono poco persuasi che le manovre americane sui chip siano favorevoli alle aziende asiatiche.

La TSMC, il più grande assemblatore di chip a contratto del mondo, assumerà più di 6.000 nuovi dipendenti nel 2023. Altro segnale di impegno su Taiwan dopo gli annunci di nuovi stabilimenti all’estero e le perplessità che queste manovre stanno generando anche tra i taiwanesi.

Un articolo di un outlet giapponese ha creato molto scalpore a Taiwan. Nell’articolo si afferma che fino al 90% degli alti ufficiali in pensione fa affari in Cina continentale, molti dei quali vendevano informazioni al rivale. Il governo di Taiwan ha negato categoricamente le affermazioni.

Google ha dichiarato che lancerà un fondo di 300 milioni di dollari taiwanesi (9,8 milioni di dollari) nei prossimi tre anni per contribuire a stimolare le attività dei media taiwanesi e la loro competitività digitale.

Segnalazioni

Qui lo special report dell’Economist su Taiwan a 10 mesi dalle elezioni presidenziali.

Uscito “Cina, Europa, Stati Uniti-Dalla Guerra fredda a un mondo multipolare” a cura di Agostino Giovagnoli e Elsa Giunipero per Guerini e Associati. All’interno un mio capitolo su Taiwan.

Di Lorenzo Lamperti

Taiwan Files – La puntata precedente

Taiwan Files – L’identikit di William Lai, nuovo leader del DPP

Taiwan Files – Le elezioni locali e l’impatto sulle presidenziali 2024

Intervista a Ma Ying-jeou

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