Tanto da un punto di vista formale, la rappresentazione della follia richiede libertà e creatività per dare forma a concetti scivolosi quali, appunto, follia e normalità, allucinazione e visione. Le definizioni stesse di percezione e realismo entrano in gioco, per non parlare della teleologia foucaultiana che definisce i paradigmi attraverso i quali la società sorveglia, punisce, regola e controlla i cittadini. Difficile, di conseguenza, trovare ampie declinazioni di pazzia in un cinema cinese che, come del resto le altre arti, è stato forgiato da costrittive contingenze storiche.
Meglio un documentario libero che indipendente. Il caso Wu Wenguang
Oggi i giovani registi cinesi si trovano di fronte una struttura complessa da dover gestire: da una parte c’è il governo, dall’altra il mercato interno ed estero e i media occidentali