Le aziende tech cinesi fanno uso di tecnologia open source sin dai loro albori, ben prima che diventasse pratica mainstream anche tra le controparti occidentali. Oggi la Cina non è solo il secondo più grande fruitore di software open source, ma si sta affermando come leader dell’innovazione grazie anche alla condivisione di preziosi codici sorgente con programmatori e utenti di tutto il mondo. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica curata in collaborazione con l’Istituto Confucio di Milano.
Né Google né Huawei per un web libero
Il punto è che i giganti hi-tech, qualunque bandiera portino in mano non sarà mai la nostra, ma sarà sempre quella che permette loro di massimizzare il potere, economico o politico che sia. Passando sopra in primis ai lavoratori della filiera (da chi estrae e lavora le terre rare per farne superconduttori ai minatori di coltan, fino agli operai delle fabbriche in Cina e in mezzo mondo) e poi agli utenti finali, pienamente mercificati.