È indubbio che tanto più ci si avvicina al 2047, tanto più aumentano le misure di assimilazione di Hong Kong verso la Cina, tanto meno l’idea di una Regione autonoma e democratica pare realizzabile. Questo capitolo analizzerà le politiche d’integrazione concrete attuate dopo l’Handover, che stanno portando ad una sempre più palese “sinizzazione” di Hong Kong. Con questo termine si fa riferimento “ai tentativi del Partito Comunista Cinese, e dei suoi alleati, di esercitare maggiore controllo sulla HKRAS in termini politici, economici, sociali e culturali, per integrarla nella Repubblica Popolare Cinese prima del 2047, anno fissato come scadenza per la validità del modello One, Country, Two Systems”
“Be water, my friend”
“Be water, my friend” è una frase resa celebre dalla star del kung fu Bruce Lee in un episodio della serie televisiva americana anni ’70 Longstreet. Negli ultimi giorni, l’espressione è stata mutuata dai manifestanti di Hong Kong per descrivere la natura flessibile e decentralizzata del movimento anti-estradizione, che da inizio giugno scuote le strade del centro finanziario. Per il suo potere evocativo, “Be water, my friend” è il titolo che abbiamo scelto per introdurre un corposo sommario di quanto da noi prodotto negli ultimi mesi di proteste. Qui troverete tutto quanto c’è da sapere sulle contestazioni in corso a Hong Kong. Buona lettura!
Speciale Hong Kong: dagli Ombrelli alle proteste anti-estradizione
Avviate dal Civil Human Rights Front, le proteste anti-estradizione hanno sancito una netta evoluzione rispetto al movimento degli Ombrelli per la loro natura orizzontale e decentralizzata. Una caratteristica che – combinata ad alcuni fattori socio-economici – ha contribuito a una maggiore radicalizzazione delle contestazioni. Una nostra lunga analisi per l’ultimo numero di Left
Speciale Hong Kong: Fenomenologia di una protesta
Le proteste contro la legge sull’estradizione sono ormai trascese nella difesa a oltranza dell’autonomia dell’ex colonia britannica
Hong Kong non molla
Negli ultimi quindici anni, l’ingerenza della ‘mainland’ è diventata gradualmente più opprimente, compromettendo non solo il ruolo tradizionalmente esercitato dal Paese nella difesa dei diritti umani, sistematicamente violati sulla terraferma, ma mettendone persino in discussione la credibilità come principale centro finanziario d’Asia
Dietro gli Ombrelli le preoccupazioni per il “modello Cina”
Nel variegato movimento Occupy, dove la leadership originaria è stata scavalcata dall’attivismo degli studenti, non c’era solo la richiesta di una liberaldemocrazia compiuta. Quello era il punto di partenza. Più nel profondo, c’era la paura che un legame sempre più stretto con la Cina finisse per amplificare ulteriormente la diseguaglianza sociale in un paradiso del capitalismo realizzato che da sempre ha costruito le sue fortune sulla deregulation, la mancanza di freni. China Files rispolvera i propri archivi per commemorare il quarto anniversario della rivoluzione degli Ombrelli, cominciata il 26 settembre 2014
Il futuro di Hong Kong
Con l’approssimarsi del 2047 (e la scadenza della concordata autonomia), è soprattutto il futuro della regione amministrativa speciale a stare a cuore alle nuove generazioni. Quelle che come Joshua Wong sono cresciute in una Hong Kong già “cinese”, affetta da un’inguaribile crisi abitativa e prospettive di lavoro in peggioramento. Tutti elementi di contorno che hanno concorso a fomentare la mobilitazione degli Ombrelli. China Files rispolvera i propri archivi per ricordare le proteste cominciate il 26 settembre 2014
Come è cambiata la libertà di espressione ad Hong Kong
Una crescente pressione politica, seppur indiretta, si è registrata nel corso dell’ultimo quinquennio, durante il quale Pechino ha cercato di limitare l’indipendenza della macchina mediatica di Hong Kong. L’Apple Daily, il tabloid che spesso pubblica editoriali e articoli contro il governo centrale e in favore delle proteste del movimento democratico, ha visto ridursi dal 2013 gli introiti pubblicitari: HSBC, Hang Seng, Standard Chartered, e altri istituti bancari hanno optato per un mancato rinnovo delle pubblicità sulle pagine della rivista per evitare di ledere i legami e gli interessi economici con il Dragone