SPECIALE XINJIANG – Strumenti

In by Gabriele Battaglia

A sei anni dagli scontri del luglio 2009, lo Xinjiang è ancora una ferita aperta alla periferia occidentale della Repubblica popolare. Sono oltre mille i decessi causati da quella che ormai potremmo definire una guerra civile a bassa intensità. China Files vi presenta il materiale utile a capire la regione, la sua popolazione e la sua storia. E vi sottopone tutti dati che è riuscita a raccogliere attraverso semplici infografiche.Xinjiang in cinese vuol dire "Nuova Frontiera". Attraverso questa regione passava la famosa Via della Seta, principale rotta commerciale tra oriente e occidente dell’antichità. Siamo a 3200 chilometri da Pechino. La prima volta che la regione fu conquistata dai cinesi era il II secolo d.C. Da allora la sua storia è stato un susseguirsi di regni indipendenti e di dominazioni cinesi. L’ultima volta fu conquistato nel 1949 dall’esercito di Mao Zedong. Da allora, per affermare la propria indipendenza, gli uiguri sono anche ricorsi al terrorismo. Cosa che dal 2001 accade sempre più frequentemente.

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Infografiche: luglio 2009-maggio 2015, una guerra civile a bassa intensità

Cronistoria dello Xinjiang

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Cos’è lo Xinjiang?
Lo Xinjiang è una regione nordoccidentale della Cina per gran parte costituita da deserti che ospita circa 20 milioni di abitanti. Se fino agli anni Ottanta gli uiguri – la popolazione locale che ha lingua e caratteristiche somatiche turche e per lo più è di religione islamica – costituivano oltre l’80 per cento della popolazione, oggi sono scesi a meno del 45 per cento. La chiamano “sommersione etnica” ed è la politica messa in atto da Pechino per favorire l’”integrazione” di aree a forte velleità indipendentista come il Tibet e lo Xinjiang. Ma di fatto è la politica che ha acceso una forte resistenza nelle popolazioni locali che sentono le loro tradizioni messe a rischio dalla sempre maggiore presenza dei migranti han, che per altro occupano i gradini più alti della scala sociale. La regione dello Xinjiang, inoltre, è ricca di risorse naturali come gas e petrolio e carbone. Risorse necessarie per soddisfare la sete sempre maggiore di energia dello sviluppo cinese. E i cinesi che vi si trasferiscono mirano a beneficiare dell’indotto che le risorse locali produrranno. Ma il rapporto con il governo centrale è sempre stato complicato.
Per saperne di più leggi la nostra scheda

Chi sono gli uiguri
?
Sono una popolazione di lingua turca e religione islamica, con tratti somatici molto più centroasiatici che cinesi. Di fatto per tradizioni, lingua e caratteristiche fisiche sono molto simili ai popoli che abitano gli odierni Stan dell’Asia centrale e di fatti tendono a chiamare la loro regione – che i cinesi chiamano Xinjiang – Turkestan orientale. Fanno parte della Repubblica Popolare dal 1949. Lamentano il fatto che le loro attività commerciale e i loro usi e costumi tradizionali spesso legati alla religione islamica sono stati gradualmente ridotti dalla popolazione han, l’etnia dominante in Cina, che di fatto è sempre più presente ed è nei punti chiavi dell’amministrazione della regione. Pechino a sua volta denuncia che gli uiguri starebbero organizzando un movimento indipendentista che avrebbe contatti con il jihadismo internazionale e con al Qaeda in particolare. Le autorità sono convinte che gruppi organizzati di milizie uigure siano indottrinate e addestrate in Afghanistan, anche se finora ben poche prove hanno comprovato quest’accusa. La protesta più grande che gli uiguri hanno portato avanti è stata a Urumqi, la capitale della regione, nel 2009. All’epoca 197 persone rimasero uccise e oltre 1600 ferite. Nel 2013 hanno bucato gli schermi dell’informazione mondiale facendo esplodere il 29 ottobre una macchina a piazza Tian’anmen, proprio sotto il ritratto di Mao. L’incidente ha provocato la morte di cinque persone, di cui tre erano gli stessi attentatori (una famiglia) all’interno della macchina.
Chi volesse studiare più approfonditamente il fenomeno trova qui una bibliografia essenziale.

Viaggiare
La regione dello Xinjiang non è solo violenza. Buona parte del suo territorio è attraversato dall’antica via della seta. Tra oasi, deserti, mercati e antiche rovine, China Files vi accompargna in uno splendido viaggio: Turpan, Urumqi e Kashgar.

Da vedere
Il film – Battle: un conflitto generazionale
Wen Muye, giovane regista dell’Accademia di Cinema di Pechino, racconta la vita nella capitale di un ragazzo dello Xinjiang. Un film di finzione con il sapore del documentario. Il protagonista, un giovane cameriere, affronta a suo modo il conflitto generazionale con il padre e con la società cinese. Un tatuaggio e i suoi documenti di identità mettono a nudo le difficoltà di integrazione.
Il video – B-boy Hill: street dance nello Xinjiang
Il video di questa settimana dà la parola ad un ragazzo dello Xinjiang che fa della street dance un motivo di espressione della sua personalità, facendoci così intravedere una delle tante realtà della provincia di frontiera. La breve intervista è stata realizzata dal collettivo The freshest kids in China un progetto che documenta lo sviluppo della cultura urbana giovanile nella Cina contemporanea.
Il documentario – The Silk Road of Pop

The Silk Road of Pop segue i ragazzi della regione nordoccidentale dello Xinjiang nei locali underground di una scena musicale in esplosione. Hip hop, rap, heavy metal. Tutto costruito sui muqam, le formule melodiche che per secoli hanno permesso a queste popolazioni di improvvisare musiche e danze senza mai allontanarsi troppo dalla tradizione.

[Fotocredit: Gabriele Battaglia]