La tesi La società dei compagni anarco-comunisti: espressione di autonomia politica nella Cina del ‘900 esplora le radici dell’anarchismo cinese analizzando l’ingesso delle idee occidentali nella Cina a cavallo tra Ottocento e Novecento. L’impossibilità di un accesso diretto alle fonti comportò una notevole confusione nelle ideologie, ma è anche la diffusione di questi scritti che contribuì, dopo la fine dell’Impero, al grande dibattito intellettuale e politico degli inizi del XX secolo.
Agli inizi del ‘900 numerose furono le opere pubblicate che contribuirono alla progressiva espansione delle tematiche socialiste all’interno dell’ambiente culturale cinese. A catturare l’interesse degli intellettuali cinesi furono nella fattispecie socialismo, anarchismo e marxismo. Le opere offrivano per la prima volta un’analisi piuttosto articolata dei movimenti politici europei e delle correnti di pensiero che si stavano affermando in occidente, e costituirono quindi il primo approccio cinese alle teorie socialiste occidentali. Gli ideali di libertà, di uguaglianza e di democrazia aprirono il dibattito sulle problematiche sociali della Cina e divennero quindi una potente arma contro l’autoritarismo cinese e favorirono la diffusione di un forte sentimento anti-mancese.
Nacque dunque un movimento radicale il cui obiettivo era quello di opporsi alla dominazione straniera. A Shanghai una delle riviste portavoce di questo radicalismo fu la Rivista del Jiangsu (Subao 苏报), all’interno della quale comparvero articoli dai contenuti forti ed estremamente violenti nei confronti della dinastia mancese. Gli intellettuali cinesi si trovarono presto ad identificare il radicalismo emerso in Cina a cavallo tra i due secoli, con il nichilismo russo di metà ottocento; molte delle pubblicazioni dell’epoca rintracciavano nel pensiero russo un’adeguata soluzione ai problemi del paese. Ad ogni modo, la passione emersa nei confronti del nichilismo non fu il frutto di nessuna analisi politica, nessuno studio approfondito venne eseguito per tracciare le possibili analogie tra i due Paesi in modo da poter costruire un percorso politico adeguato. Semplicemente i cinesi rimasero affascinati dai terroristi russi, si identificarono con essi in quanto ne riconobbero il fine ultimo: l’abbattimento del dispotismo.
Iniziò dunque ad aumentare l’interesse nei confronti di importanti pensatori russi riconducibili a tale movimento, quali Mikhail Bakunin (1814-1876) e Sophia Perovskaya (1853-1881). Il continuo riferimento agli strumenti di lotta in voga nei paesi occidentali, ed in particolare in Russia, attirò l’attenzione degli intellettuali cinesi sulla pratica dell’attentato politico. Le pubblicazioni di quegli anni, dunque, raccontavano episodi di maggiore o minore rilevanza, come ad esempio l’attentato della Narodnaja Voljia (Volontà del Popolo), con l’esplicito intento di dimostrarne la validità. E fu anche grazie a questi episodi che le organizzazioni rivoluzionarie russe vennero prese come modello, e l’obiettivo comune fu quello di creare nel territorio cinese delle organizzazioni analoghe.
Nacquero dunque numerosissime piccole società segrete indipendenti, le quali si impegnarono a portare a termine diversi attentati rivolti ad esponenti della dinastia mancese, ma il risultato fu soltanto un lunga serie di incidenti, talvolta letali, che coinvolsero gli attivisti, dovuti fondamentalmente alla goffaggine con la quale questi maneggiavano cariche esplosive. Una delle pubblicazioni che ebbe maggiore impatto sulla scena scena politica cinese del primo ‘900 fu il pamphlet Il Nuovo Hunan (Xin Hunan) di Yang Dusheng (1871-1911), un attivista dello Hunan.
Questo testo divenne una sorta di “manuale dell’anarchico” per tutti coloro i quali si stessero avvicinando a questa corrente politica. Vi fu una sezione dedicata al tema della “Distruzione” (Pohuai 破坏), la quale scosse un po’ le acque dell’ormai stantio dibattito politico. Il Nuovo Hunan infatti racchiuse al suo interno le frustrazioni di una popolazione delusa dal millenario sistema politico imperiale e sempre più impaziente di contribuire ad un cambiamento sociale radicale. La teoria descritta nel testo, secondo la quale era necessario ripartire da zero, ovvero cominciare dalla ricostruzione delle fondamenta della società, venne considerata l’unica alternativa in grado di realizzare questo cambiamento.
Presentando il concetto di distruzione come processo di ricostruzione della società, Yang introdusse un altro tassello che contribuirà più avanti a definire il pensiero anarchico cinese. All’interno della sezione “Distruzione”, inoltre, vi fu un continuo riferimento all’anarchismo russo, di cui Yang fu un fervido sostenitore e una figura chiave nella sua diffusione tra gli studenti cinesi in Giappone. L’anarchismo russo è considerato come la vera forza motrice dei movimenti rivoluzionari emergenti, tuttavia è necessario sottolineare che gli intellettuali cinesi dell’epoca, sia in patria che all’estero, spesso confondevano l’anarchismo con il nichilismo o il populismo russo. Ciò fu dovuto sostanzialmente all’impossibilità di un accesso diretto alle fonti originali da parte dei cinesi; in materia di anarchismo, ciò di cui disponevano fu soltanto il dibattito politico degli intellettuali giapponesi sul movimento europeo o traduzioni in giapponese di testi socialisti.
Un esempio di tale incapacità nell’identificare correttamente le varie correnti filosofico-politiche russe può essere rintracciato nell’opera Anarchismo Moderno (Kinsei museifu shuji) pubblicata nel 1902 dal giapponese Kemuyama Sentaro (1877-1954), o meglio nella sua traduzione in cinese. Nonostante Kemuyama si fosse impegnato nel distinguere chiaramente le varie correnti politiche, quando venne tradotto in cinese la netta demarcazione tracciata dall’autore giapponese non venne mantenuta. La prima traduzione cinese di Anarchismo Moderno prese il titolo Il Partito Nichilista Russo (Eluosi Xuwudang 俄罗斯虚无党), in virtù del fatto che due terzi del testo erano dedicati al movimento rivoluzionario russo, e successivamente il titolo venne riadattato in Il Sangue della Libertà (Ziyou Xue 自由血).
Il dibattito politico dell’epoca venne dunque alimentato dall’introduzione di queste nuove tendenze, le quali contribuirono all’affermazione di una nuova corrente politica, le cui basi ideologiche vennero rintracciate nel movimento rivoluzionario russo e successivamente riadattate per conformarsi alle esigenze della Cina, in perfetto stile cinese. Solo dopo il successo della rivoluzione del 1911 iniziarono a consolidarsi gruppi anarchici autentici anche all’interno del Paese, e Guangzhou divenne la città che ospitò il cuore pulsante dell’attivismo anarchico per tutto il decennio. Gli anarchici di Guangzhou svolsero un ruolo fondamentale nella diffusione dell’ideale anarchico in tutta la Cina, rendendo l’anarchismo parte integrante del pensiero politico cinese nella prima e nella seconda decade del ‘900.
Subito dopo la Rivoluzione del 1911 alcuni anarchici che collaborarono durante il processo rivoluzionario decisero di portare avanti l’ideale anarchico e nel 1913 venne creato un gruppo di studio Voce nell’oscurità (Huiming xueshe 晦鸣学舍). Alcuni tra i maggiori esponenti del gruppo, Liu Shifu e il fratello Liu Shixin, Mo Jipeng, Zheng Peigang, Liang Bingxian, Huang Lingshuang, diventeranno i portavoce del movimento anarchico cinese negli anni ’20. Questa società può essere considerata un’evoluzione della Società della Coscienza (Xinshe 心社) istituita nella primavera del 1912 nei pressi di Hangzhou, precisamente a Xihu. In quel periodo Liu Shifu e i suoi compagni sottoscrivono il “Patto della Società della Coscienza” (Xinshe yue 心社约), ovvero un documento che descrive una serie di principi ai quali tutti devono attenersi, una sorta di codice comportamentale. Il documento si sviluppa in dodici punti, e rappresenta il punto di partenza per il consolidamento di quel movimento, che verrà successivamente definito come Shifuismo (Shifuzhuyi 师复主义). Il codice prevedeva che i membri della Società della Coscienza rispettassero le seguenti condizioni:
1) Non mangiare carne
2) Non fare uso di bevande alcoliche
3) Non fumare
4) Non servirsi di domestici
5) Non servirsi di risciò né di portantine
6) Non sposarsi
7) Rinunciare al nome di famiglia
8) Non ricoprire cariche pubbliche
9) Non accettare cariche parlamentari
10) Non aderire a nessun partito politico
11) Non prestare servizio nell’esercito o in marina
12) Non avere nessun credo religioso
È interessante notare come i primi tre punti del documento subiscano molto l’influenza di alcuni anarchici occidentali, per l’esattezza Reclus e Tolstoj. Infatti entrambi i filosofi dedicarono parte del loro pensiero al vegetarismo, o meglio all’importanza di una corretta alimentazione e di uno stile di vita sano. Tuttavia, oltre la questione morale, che a mio avviso è dovuta principalmente alla rigida educazione religiosa ricevuta dai due anarchici, vi è un altro aspetto da considerare, ovvero i danni che fumo, alcol e cattiva alimentazione apportano non tanto alle facoltà fisiche quanto a quelle mentali. Il punto focale della questione è quello di condurre una vita quanto più sana possibile, in modo da avere dunque il pieno controllo delle proprie facoltà mentali in ogni momento.
Dunque nel caso degli anarchici di Guangzhou tale codice rappresenta in un primo luogo uno stile di vita necessario per acquisire una giusta morale, ma allo stesso tempo è visto come strumento di difesa della morale stessa. Nell’estate del 1912 Shifu e i suoi compagni si trasferirono a Guangzhou, dove iniziarono le loro attività di propaganda dell’anarchismo dando vita al gruppo di studio Voce nell’oscurità (Huiming xueshe). Uno degli obiettivi principali del gruppo fu quello di diffondere l’ideale anarchico in maniera quanto più capillare possibile, pertanto i compagni decisero di iniziare a gestire una propria rivista. Dopo l’acquisizione di tutti gli strumenti di stampa necessari, venne creata una raccolta dei documenti della Voce nell’oscurità (Huiming lu 晦鸣录), la quale diede il via a una massiccia produzione di antologie di testi anarchici in cinese e traduzioni di opere anarchiche europee, ma anche articoli tratti da altre riviste cinesi quali ad esempio Tianyi bao e Xin Shiji.
La Voce del Popolo (Minsheng 民声) divenne la principale risorsa anarchica dell’epoca, nonché la rivista più longeva nel suo genere, tant’è che durante il Movimento del 4 maggio i documenti anarchici (sia cinesi che europei) furono reperibili con una facilità estrema, più dei testi di qualsiasi altra corrente politica. Un obiettivo che Shifu voleva assolutamente portare avanti fu l’internazionalizzazione del movimento tramite l’insegnamento della lingua esperanto (in cinese shijie yu 世界语, ovvero lingua del mondo). Shifu riteneva che imparare l’esperanto fosse parte integrante del processo rivoluzionario dei popoli di tutto il mondo, dunque venne stilato un programma di studio e nell’estate del 1912 iniziarono i corsi. Tale progetto assunse presto dimensioni gigantesche, gli studenti di esperanto a Guangzhou crescevano esponenzialmente (merito della dedizione dei suoi insegnanti), al punto che venne successivamente istituita la Società (per lo Studio) dell’Esperanto di Guangzhou.
Un’altra attività che impegnò molto il gruppo fu l’introduzione di una forma di organizzazione del lavoro nella Cina del Sud, attività che portò alla nascita delle prime unioni sindacali nel paese. Gli anarchici di Guangzhou iniziarono dunque anche una campagna di propaganda del sindacalismo, ottenendo alla fine della decade circa quaranta diversi sindacati per la sola città di Guanzhou e la prima celebrazione della Festa dei Lavoratori in Cina il 1° maggio 1918. Il gruppo si era stabilito nella periferia occidentale di Guangzhou, al numero 8 di Cunshan Dongjie, dove si svolgevano tutte le attività di propaganda e i corsi di esperanto. Successivamente Mo Jipeng e Lin Junfu ebbero l’opportunità di gestire un’altra sede nei pressi del Parco Orientale della città, che divenne un secondo centro di studi.
Entrambe le sedi, oltre ad essere luoghi di interazione sociale, costituivano anche la residenza dei singoli esponenti del gruppo, composto da circa una ventina di attivisti, ai quali poi si aggiungevano tutti coloro i quali collaboravano occasionalmente. Shifu era molto devoto alla causa anarchica, pertanto applicava i propri principi anche nella vita di tutti i giorni, e pretendeva che gli altri seguissero il suo esempio, dunque la sede di Cunshan divenne presto una residenza collettiva.
L’intensa attività politica del gruppo attirò presto l’attenzione del nuovo governo, innescando di contro un altrettanto intensa repressione. Il contenuto di Minsheng venne giudicato sovversivo e la rivista divenne fuorilegge. Inoltre il governatore del Guangdong, Li Kaishen, minacciò di arrestare i componenti del gruppo, i quali furono costretti a fuggire. Alcuni, tra cui Shifu, si trasferirono a Shanghai, altri, come Liu Shixin (fratello di Shifu), rimasero a Guangzhou per mantenere vivo il movimento. Furono proprio questi ultimi i maggiori esponenti del movimento anarchico durante il Quattro Maggio.
*Selene Saccone, selene.saccone[@]gmail.com, laureata magistrale in Lingue e Civiltà Orientali presso l’Università degli studi di Roma "La Sapienza". Attualmente impegnata in un corso di perfezionamento della lingua cinese e in un progetto di ricerca sull’espressione dei principi libertari nella Cina contemporanea presso la Bejing Normal University.
**Questa tesi è stata presentata all’Università di Roma La Sapienza. Relatrore prof.ssa Marina Miranda; correlatorore prof.ssa Federica Casalin.
[La foto di copertina è di Federica Festagallo]