Tutto si è svolto in sordina, ma perfino il China Daily, quotidiano cinese in versione inglese, ha dedicato un piccolo spazio alla settimana di eventi che hanno celebrato il Gay Pride in Cina, a Shangai, conclusosi domenica 14 giugno. «Un segnale di avanzamento sociale», hanno scritto i giornalisti del China Daily, nel silenzio generale dei media in lingua cinese, nonostante gli organizzatori abbiano segnalato un contatto sempre diretto con molti giornalisti locali. Come al solito gli eventi sono stati raccontati in presa diretta dai siti internet e blog.
Il Gay pride cinese si è snodato attraverso una settimana di concerti, proiezioni, eventi, balli e perfino quattro unioni civili omosessuali. Un successo, specie in un paese in cui, fino al 2001 l’omosessualità era considerata ancora una malattia mentale. Oltre 3mila i partecipanti alla settimana di iniziative, con la partecipazione di artisti e personaggi rilevanti nel panorama culturale cinese: dal regista Cui Zi’en, che nel 2005 provò a organizzare un festival cinematografico omosessuale, idea abortita ancora prima che il progetto venisse lanciato, i professori Gao Yanning, della Fudan University di Shanghai e Wei Wei, della Normale, oltre al noto jazzista Coco Zhao. Bilancio finale positivo, non solo per la città di Shanghai: 50 milioni di gay cinesi possono finalmente celebrare la loro diversità. Un evento che fino a qualche tempo era impensabile.
Abbiamo intervistato gli organizzatori della settimana dell’orgoglio gay a Shanghai.
Come nasce l’idea di un gay pride in Cina?
Quest’anno la nostra mailing list ha raggiunto una quota di iscritti che ha superato le mille persone. Abbiamo lanciato l’idea di organizzare il Pride e subito tutti hanno risposto all’appello. All’organizzazione dell’evento, durato una settimana, hanno partecipato più di cento volontari.
Avete connessioni con altri movimenti internazionali?
Non abbiamo contatti con il movimento internazionale o con altre organizzazioni, però poiché anche in altri paesi del mondo a giugno si è celebrato il Gay Pride abbiamo pensato di condividere con i nostri fratelli e sorelle questo momento internazionale.
Qual è stata la reazione delle autorità alle vostre iniziative?
Le autorità locali sono intervenute in modo leggero in alcune delle nostre iniziative, ma niente di preoccupante: abbiamo potuto organizzare tutto senza alcun problema, senza troppa visibilità ovviamente.
In che stato è il movimento omosessuale in Cina?
E’ un movimento giovane, appena nato. Internet ha permesso ai giovani cinesi di poter comunicare tra loro, capire di non essere da soli è già un grande avanzamento e in generale è aumentata la tolleranza. In ogni città cinese si possono trovare locali di ritrovo, a Shanghai ci sono almeno una dozzina di luoghi pubblici gay friendly, siamo fortunati. E’ un movimento che è cresciuto solo negli ultimi due anni. Sono nate anche varie organizzazioni non governative con lo scopo di aiutare i membri della nostra comunità. Molte sono dedicate alla prevenzione dell’aids, altre sono coinvolte nel sostegno e nell’assistenza legale. Altre ancora stanno nascendo.
Qual è la reazione della società cinese alle tematiche omosessuali?
Nelle grandi città ormai la questione è sdoganata, ma inizia ad esserlo anche nelle piccole aree urbane e rurali. I cinesi non hanno quel giudizio morale sul tema che si può trovare in altri paesi del mondo. Questo probabilmente è dovuto anche alla mancanza di una educazione religiosa. In ogni caso, molte persone oggi non sanno che esistono ben tre proposte fatte al Congresso Nazionale per legalizzare le unioni civili omosessuali.
Come lavora la vostra organizzazione?
Siamo un gruppo on line che solitamente organizza eventi all’interno di luoghi gay friendly.
Quali sono le problematiche legate all’omosessualità in Cina?
Molte persone giovani stanno venendo allo scoperto e trovano comunità pronte a sostenerli, sia nelle grandi città sia nei villaggi. Chiamala rivoluzione sessuale, chiamala come vuoi, ma questo è stato davvero un cambiamento epocale in Cina. Negli ultimi tempi, per dire, la trasmissione dell’hiv era dovuta all’uso di droghe, mentre ultimamente è ormai trasmessa per lo più attraverso rapporti sessuali occasionali. L’Aids in Cina è a livelli di guardia, come sostengono molti studi fatti sul caso, anche se ovviamente le cifre governative sono discordanti rispetto a quelle delle organizzazione del settore. Rimane il fatto che è un problema legata alla scarsa educazione sul tema. L’informazione al riguardo infatti è molto buona nella città, meno nei villaggi, ma le cose stanno migliorando, attraverso eventi che consentono di comprendere che per ogni problema, non si è da soli.