Non bastasse la sprezzante ironia del leader cubano Fidel Castro, che ha definito un «atto cinico» la decisione del presidente americano Barack Obama di accettare il premio Nobel per la Pace, ora anche la Cina potrebbe avere qualcosa da ridire su tale riconoscimento. «Premio Nobel per la pace vende armi» titola senza mezze misure l’edizione in lingua inglese del quotidiano Global Times, una delle voci ufficiali di Pechino. Sotto accusa il possibile accordo tra Washington e Taipei per la vendita di nuove armi statunitensi a Taiwan. Un accordo che, afferma il colonnello Dai Xu, membro dell’aeronautica dell’Esercito popolare di liberazione, potrebbe avere serie conseguenze sulle relazioni bilaterali tra Cina e Stati uniti. «Il pacchetto – continua Dai – comprende alcuni dei più avanzati armamenti statunitensi». Nello specifico si parla di elicotteri Black Hawk e missili Patriot di nuova generazione conosciuti con la sigla PAC-3,oltre che di alcuni sottomarini. L’accordo sembra così minare i risultati della visita di Obama a Pechino lo scorso mese e il nuovo corso delle relazioni sino-americane. Una nuova “luna di miele”tra Washington e Pechino che potrebbe far cadere l’embargo sulla vendita di armi alla Cina imposto nel 1989 dopo la repressione delle manifestazioni di piazza Tiananmen.
L’eventuale vendita di armamenti a Taipei rappresenterebbe inoltre il secondo ostacolo in una settimana al riavvicinamento tra i comunisti cinesi e il governo nazionalista di Taiwan. Solo una settimana fa, durante le elezioni locali, il Partito nazionalista (KMT) del presidente Ma Ying-jeou pur conquistando la maggioranza dei seggi ha visto ridursi il distacco dai rivali filo-indipendentisti del Partito democratico progressista. Un risultato letto da molti come una frenata imposta dai taiwanesi alla politica di riavvicinamento tra le due sponde dello Stretto portata avanti dal KMT e giudicata troppo spedita dai cittadini. Sul versante americano l’accordo tra Usa e Taiwan rischia invece di rallentare le relazioni militari tra Pechino e Washington. Una situazione che rimanda indietro all’ottobre 2008, quando uno degli ultimi atti dell’allora amministrazione Bush Jr fu firmare un piano di aiuti militari all’isola da 6.4milioni di dollari, ultimo atto di una presidenza che vedeva nella Cina un rivale e un competitore. Obama, però, sembra aver impresso un cambio di rotta ai rapporti con Pechino, ma come in tutti i «fidanzamenti» non mancano i litigi.