Scrittori cinesi e Baidu: battaglia per il copyright

In by Simone

[In collaborazione con AGICHINA24] La disputa tra l’associazione degli scrittori cinesi e il motore di ricerca Baidu per la proprietà intellettuale apre un nuovo capitolo per la difesa dei diritti d’autore in Cina. Stavolta, senza protagonisti stranieri.

Il cammino verso una maggiore difesa della proprietà intellettuale in Cina sta seminando vittime illustri. I tempi in cui l’internet cinese – al di là della censura – rappresentava l’Eldorado del free, quando si trovavano in streaming gratuitamente film, telefilm ed ogni sorta di documento multimediale sembrano già un vago ricordo. Per la gioia delle bancarelle di dvd piratati, si intende.
Ma ora la sollevazione della China Written Works Copyright Association contro Baidu (questo articolo) sposta la battaglia sul settore dell’editoria. Il Google cinese del miliardario Robin Li infatti, tramite la piattaforma di sharing Baidu Wenku, mette a disposizione dei propri utenti un gigantesco mercatino online, dove chiunque poteva caricare e condividere documenti ed opere letterarie. Gratuitamente e senza nessun tipo di filtro. In sostanza, sin dal 2009, hanno iniziato ad accumularsi nella libreria online di Li migliaia e migliaia di libri scaricabili e stampabili gratuitamente.

Il 15 marzo 50 tra i maggiori scrittori cinesi contemporanei – tra cui spicca il giovane e famosissimo blogger, scrittore e pilota Han Han – ha firmato una lettera aperta contro Baidu, denunciando lo sfruttamento delle loro opere disponibili online su Wenku senza aver stipulato alcun tipo di accordo con gli autori. Le richieste degli autori comprendevano delle scuse pubbliche ufficiali e l’apertura delle trattative tra Baidu e l’associazione degli editori, così da poter trovare gli estremi per un accordo ufficiale tra le due parti, diritti d’autore inclusi.

Baidu, in prima battuta, aveva deciso di respingere al mittente le accuse, delegando la responsabilità di eventuali violazioni della proprietà intellettuale ai singoli utenti. Nessuna ammissione di colpa quindi, ma sì all’apertura di una serie di tavole per le trattative. Mentre per vie ufficiali le negoziazioni sembravano arenate davanti all’immobilismo delle due parti, la notizia montava sulla carta stampata e sul web, dove gli attacchi diretti a Baidu ed al suo fondatore iniziavano a moltiplicarsi.
Esemplare l’invettiva di Han Han che, dopo il fallimento della tavola rotonda del 24 marzo, nel giro di due giorni dedica prima a Baidu e poi a Robin Li due post del suo seguitissimo blog.
Nel post del 25 marzo, Shame on Baidu, Han Han denunciava le rendite di Baidu fatte sulla pelle degli scrittori che “impiegano da un anno a un anno e mezzo per terminare un libro. Per ogni libro guadagnano tra i 10 e i 20mila RMB (1080 – 2150 euro). E fa quasi 800 RMB al mese, amico mio. Senza previdenza sociale, amico mio. Tasse escluse, amico mio.”, aggiungendo che la possibilità di citare in tribunale il motore di ricerca avendo la meglio non era da tenersi in considerazione, viste le  numerose cause vinte da Baidu negli ultimi anni, tanto da spingersi a chiedersi se in realtà il padre di Robin Li non fosse proprio Li Gang.

Il giorno seguente, Han Han alza di nuovo il tiro, rivolgendosi direttamente a Robin Li nel suo solito stile provocatorio. Tra i vari artifici retorici utilizzati in A letter to Robin Li, vale la pena di citare il riferimento agli Stati Uniti, dove Robin Li vive con moglie e figlia e dove un simile comportamento da parte di Baidu non potrebbe essere tollerato; il paragone tra la vita modesta di uno scrittore e lo stile di vita lussuoso di Li e l’appello finale a non chiudere Baidu Wenku, ma a rispettare e proteggere volontariamente i diritti d’autore delle opere. “Ora sei il primo imprenditore del paese. Come modello per gli altri, è venuto il momento di rendere nota la tua posizione rispetto ai danni causati all’industria dell’editoria da parte di Baidu Library. Se rinuncerai a fare anche solo un passo indietro, allora sarò io a fare un po’ di passi in avanti, fino al giorno non troppo distante nel futuro quando, guardando sotto dal tuo ufficio di Pechino, mi vedrai lì in piedi.”

La pressione di Han Han e degli altri intellettuali cinesi, che hanno rilasciato interviste e scritto editoriali su numerose testate nelle ultime settimane, ha sicuramente dato i suoi frutti. Proprio tre giorni fa Kaiser Kuo, portavoce per le relazioni internazionali di Baidu e noto osservatore ed opinionista della rete, ha annunciato che in quattro giorni sono stati cancellati da Baidu Wenku ben 2,8 milioni di opere letterarie piratate, un passo decisivo per riguadagnare un po’ in termini di immagine e per fare il famoso passo indietro auspicato da Han Han.  “Dopo che i nostri colloqui si sono risolti in un nulla e la campagna è salita ad un livello successivo – ha spiegato Kaiser Kuo intervistato da Forbes – abbiamo deciso che dovevamo fare un’azione tempestiva per dimostrare la nostra buona fede.” Il braccio di ferro tra autori e Baidu è quindi ancora in corso, sintomo che, seppur in tempi e modi cinesi, la tanto pubblicizzata campagna per la difesa del copyright – recentemente tornata in auge grazie ad un discorso di Wen Jiabao in persona – sta pian piano facendosi largo nel mercato online cinese. Un discreto bacino di 450 milioni di utenti, per ora.

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[Nella foto: Robin Li, presidente di Baidu. Fonte: coolgobo.com]