Scioperi con caratteristiche cinesi

In by Simone

Calo degli ordini dall’estero, aumento del costo della vita e ristrutturazioni. Il risultato è che cresce il numero degli scioperi. Il China Labour Bullettin spiega a China Files le particolarità di questa nuova ondata di proteste.
Dopo gli scioperi dei giorni scorsi, non si fermano le proteste del mondo lavorativo cinese. Il centro è il Guangdong, la regione che produce da sola un quarto delle esportazioni del paese.

Calo degli ordini dall’estero, aumento del costo della vita e ristrutturazioni stanno portando migliaia di lavoratori a forme di proteste che ricalcano quelle della primavera 2010.

Da un lato i giovani lavoratori che chiedono aumenti salariali, dall’altro i più anziani che chiedono rassicurazioni sul welfare e compensazioni. In mezzo le aziende, in crisi di credito per la stretta ai prestiti bancari attuata dal governo per placare l’inflazione e la paventata possibilità di nuove tasse governative.

Alcune falliscono, altre provano a spostarsi per cercare manodopera a prezzi ancora più bassi. Lo stipendio medio di un lavoratore cinese in una fabbrica di prodotti elettronici, ad esempio, è di 230 euro.

In alcuni casi, come la recente protesta presso uno stabilimento che produce per Hitachi, a Shenzhen, gli operai hanno denunciato una riduzione dei salari mensili da 4mila a 3mila rmb.
 
Proprio quest’ultimi sono in sciopero da domenica sera: “La società ha circa 4.500 operai e tecnici, nessuno dei quali ha lavorato da domenica notte. Più di 2.000 i dipendenti sono stati coinvolti nel sit- in”, ha detto Xu Xunhua alla stampa locale, sostenendo di di rappresentare i lavoratori.

Hitachi ha firmato un accordo a marzo per vendere la fabbrica Hailiang alla Western Digital, uno dei principali produttori statunitensi di computer e hard disk, e l’acquisizione è stata impostata per essere completata entro marzo del prossimo anno.

“Non sappiamo se la nuova società ci licenzierà o meno o se ci tratterà come nuovi dipendenti” ha detto Xu, che ha aggiunto: “chiediamo il risarcimento, dato che molti di noi hanno lavorato per anni per Hailiang”.

Più di una dozzina di lavoratori, secondo testimonianze da Shenzhen, si sono seduti di fronte al magazzino dell’azienda per fermare la spedizione dei prodotti.

Secondo gli attivisti del China Labour Bullettin, una ong di Hong Kong, anche queste lotte avrebbero alcune peculiarità.

Intanto sono segnalate per lo più proteste all’interno di fabbriche di aziende straniere: “La maggior parte delle manifestazioni sono avvenute all’interno di aziende straniere, ma sappiamo per certo di proteste anche in fabbriche cinesi private e dello stato che riguardano principalmente i settori dei trasporti e della sanità”.

Anche circa la composizione sociale delle proteste ci sono delle caratteristiche definite, che ricalcano gli ultimi scioperi: “i più giovani sono in prima linea nella protesta, ma ci sono anche anziani coinvolti, concentrati su temi di sicurezza sociale e compensazioni. Molti di questi sono stati sbattuti fuori e protestano per chiedere una compensazione perché il livello di vita si è alzato e non riescono ad andare avanti”.

Le rivendicazioni sono per lo più salariali: “per lo più vengono chiesti aumenti salariali, ma ci sono anche dispute sugli straordinari, i pagamenti dei contributi, bonus e richieste di migliori condizioni di lavoro.

Oltre a richieste di trattamenti migliori da parte dei manager delle aziende. Il fatto principale riguarda in ogni caso i salari che in molti casi sono stati ridotti a causa della riduzione del pagamento degli straordinari”.

Sul ruolo dei sindacati, un’altra importante novità: “le azioni di sciopero non sono state organizzate dai sindacati ufficiali, ma sono nati per lo più in modo spontaneo, con un largo utilizzo anche di strumenti on line. I sindacati ufficiali non supporteranno mai gli scioperi, presi come sono per cercare una mediazione costante con le proprietà”.

[Foto credit: libcom.org]