Ricoprire il tetto del mondo di pannelli solari

In by Simone

Definirlo semplicemente come un innovativo progetto fotovoltaico d’alta quota sarebbe riduttivo. Quello che è stato appena varato in Tibet dalle autorità cinesi è qualcosa di più: un piano per ricoprire il tetto del mondo di pannelli solari e trasformare la regione autonoma nel principale produttore di energia dal sole di tutta la Cina.

Allarmato dallo scioglimento dei ghiacciai causato dal riscaldamento globale e dalle previsioni sciorinate con crescente frequenza dagli scienziati sulle drastica riduzione che le risorse idriche della regione tibetana subiranno nei prossimi decenni, il Dragone asiatico ha deciso di muoversi d’anticipo e puntare sul fotovoltaico per sfruttare una delle fonti che, insieme all’acqua, abbonda in quella che Pechino considera come una provincia ribelle. Sono in tutto dieci gli impianti attualmente in costruzione nel Tibet che dovrebbero entrare in funzione entro la fine dell’anno, dando vita a un sistema coordinato di generazione di elettricità in grado di fornire, una volta a regime, 100 megawatt di energia pulita ogni 12 mesi.

Come spiegato alla stampa da Wang Haijiang, ricercatore coinvolto nel progetto, il costo complessivo che le autorità dovranno sopportare per la costruzione delle infrastrutture supererà i 2 miliardi di yuan (oltre 300 milioni di dollari); tuttavia, considerate le cifre che, trascorso un periodo di alcuni anni necessario ad ammortizzare le spese, potranno essere risparmiate, il gioco vale ampiamente la candela. Tanto più che in questo caso a mantenere acceso questo cero ci penserebbe direttamente il Sole, che ogni anno regala alla regione 3.000 ore di irraggiamento (corrispondenti a 125 giorni), valutabili in un ammontare di megajoule per metro quadrato che varia tra i 6.000 e gli 8.000 (un consumo di 200 megajoule per metro quadrato equivale a circa 5,5 litri di petrolio). Tra gli impianti in costruzione, il maggiore si trova nella prefettura di Xigaze a circa tre chilometri dalla omonima città.

La struttura è stata progettata per generare 30 megawatt annui di elettricità, e già alla fine di questo mese dovrebbe entrare in funzione per un periodo sperimentale, superato il quale potrà esprimere il suo pieno potenziale. A un centinaio di chilometri da Lhasa, capitale della provincia, sorgerà invece l’impianto di Yangbajing, che avrà una capacità di 10 megawatt e un ciclo di vita stimato in almeno 25 anni. Balzato agli onori della cronaca italiana all’inizio di aprile per l’avvio dei lavori di quella che sarà la centrale fotovoltaica a maggiore altitudine al mondo (situata nel villaggio di Chek Kang, nella regione del Sangri, a più di 4.000 metri sul livello del mare), il Tibet in realtà non è nuovo alle esperienze di generazione di energia dal Sole.

Nella regione, le prime sperimentazioni in questo senso risalgono agli anni Ottanta, tanto che già oggi l’area fornisce il 13 per cento dell’energia fotovoltaica complessivamente prodotta dal Paese della Grande Muraglia e può vantare numeri di tutto rispetto: 400mila caldaie solari attive, 10mila metri quadrati di abitazione riscaldate dal Sole e 200mila case illuminate grazie ai raggi Uva.