Era la settimana del Primo Maggio, è diventata la settimana di Chen Guangchen, l’attivista cieco protagonista di una clamorosa fuga, seguita da una negoziazione capace di mettere in crisi i rapporti tra Cina e Usa. I fatti della settimana accompagnati dalla vignetta di Crazy Crab. La cover è dedicata all’uomo della settimana, Chen Guangchen.
Chen Guangcheng valica Dongshigu
Sui muri del labirinto si legge: Costruire una società armoniosa, Mantenere la stabilità sociale, Governare secondo la legge, Una giustizia equa è più luminosa più del sole…
Lunedì 30 aprile, Speciale Primo Maggio
I confini dell’Eldorado a basso costo asiatico si stanno stringendo. Se la crisi negli Stati Uniti e nel vecchio continente ha scaturito proteste su larga scala contro un sistema finanziario globale che impone rigore, disoccupazione e rinuncia di diritti storici alla manodopera del primo mondo, in Asia la voce dei lavoratori inizia a coprire l’etichetta di "fabbrica del mondo" imposta dall’alto. Scioperi, sindacati, minimo salariale, maternità, mobilità, previdenza sociale: sono queste le parole chiave della sterminata forza lavoro asiatica.
Dai giganti Cina ed India, passando per i paesi-orbita del miracolo economico asiatico, le classi dirigenti sono costrette a scendere a patti con le richieste dei veri artefici della crescita del Pil, ingolositi da un innalzamento dello stile di vita e decisi ad evitare ai propri figli un destino di sacrifici e sudore. Ma l’Asia – troppo spesso erroneamente costretta in categorie collettive ed esageratamente semplificate – è un macrocosmo che viaggia a velocità multiple, e le profonde differenze che interessano i vari governi danno vita a soluzioni diverse per problemi apparentemente simili.
Alla vigilia della Festa dei Lavoratori, China Files ha offerto una collezione di articoli, reportage fotografici, testimonianze dirette ed approfondimenti sul tema del lavoro in Asia.
Mercoledì 2 maggio: la fuga di Chen
Ore 15:37 Bj time, Xinhua: “Si informa qui che Chen Guangcheng, originario della contea di Yinan nella provincia orientale dello Shangdong, l’ultimo mercoledì di aprile è entrato nell’ambasciata americana e ne è uscito dopo sei giorni di sua volontà”.CF ha intervistato Chang Ping, giornalista e Crazy Crab, vignettista.
Giovedì 3 maggio: chi ha tradito Chen?
L’avvocato cieco e autodidatta era uscito dalla rappresentanza diplomatica e, accompagnato dai funzionari statunitensi, si era recato per una serie di visite mediche nell’ospedale pubblico del quartiere di Chaoyang. Varie fonti raccontavano che Chen avesse deciso, dopo una trattativa col governo, di restare in Cina, in un luogo sicuro, frequentando l’università. Le voci più accreditate dicevano a Tianjin, megalopoli sul mare a un centinaio di chilometri da Pechino.
Gli Usa avrebbero monitorato in qualche modo la situazione. Nella tarda serata di Pechino è arrivato il colpo di scena: in un’intervista in esclusiva alla Cnn, Chen ha dichiarato di essere stato fuorviato dai diplomatici Usa e di avere preso la decisione di restare in Cina senza avere “abbastanza informazioni”. Si scopre che l’attivista dello Shandong non sarebbe stato al corrente dei maltrattamenti subiti dai propri familiari, ad opera degli stessi funzionari locali che lo tenevano sotto sorveglianza, fin dal momento in cui si è scoperta la sua fuga.
Venerdì 4 maggio: verso una soluzione
Probabile l’accordo tra Cina e Usa per un periodo di studio di Chen presso l’università di New York. Prima le voci avevano continuato a susseguirsi, tra decisioni rimandate, rumors e cambiamenti di idea. Non ha favorito certo la chiarezza sulla situazione di Chen Guangcheng il baillame di voci, interviste e i cambiamenti delle versioni rilasciate dall’avvocato cieco, la cui storia sta appassionando la Cina e non solo.
Il South China Morning Post attraverso varie testimonianze, ha provato a tirare le file di queste ore convulse. Dopo che nei giorni scorsi, una volta che Chen era stato portato all’ospedale, era apparsa una potenziale risoluzione dell’affaire, le dichiarazioni a mezzo stampa di Chen hanno nuovamente spostato gli scenari: a quanto pare Chen avrebbe espresso il desiderio di andare via dalla Cina, non sentendosi sufficientemente protetto in Cina. Il professore di diritto cinese Jerome Cohen, che ha parlato con Chen per un totale di più di quattro ore tra lunedì e martedì notte, ha affermato al South China Morning Post di essere “sorpreso dall’improvviso cambiamento di idea”, sottolineando il fatto che Chen ha dovuto prendere una decisione molto difficile.