Rassegna settimanale della stampa cinese

In by Simone

E’ la settimana delle voci che si rincorrono, tra colpi di stato, eco di cadute politiche e rumors senza fine. La carrellata degli eventi, con la vignetta di Crazy Crab e la foto di Zaijietou

Cosa succede a Zhongnanhai:
Teletubbies lanciano pomodori contro il Maestro Kang

Lunedì 19 marzo: La nuova leadership 

Potere collegiale e riforme Il boato della caduta di Bo Xilai, in un momento fondamentale nella corsa alla successione politica in Cina, ancora non si è placato, anzi. Nel dibattito generale, che per la prima volta in Cina svela in modo pubblico gli scontri interni al Partito, sono intervenuti, a loro modo, anche i pezzi da novanta. Prima è toccato al futuro presidente Xi Jinping intervenire sul caso, in un articolo sulla rivista della Scuola di partito, sottolineando la necessità di scelte collegiali, rispetto a personalismi, con un chiaro riferimento a Bo Xilai. Poi è toccato a Li Keqiang, il futuro premier, che in un recente discorso all’interno di un forum economico, ha sottolineato l’urgenza di proseguire sulle strade delle riforme. Xi Jinping, candidato ad essere il prossimo Presidente della Repubblica popolare cinese, nel suo articolo apparso su Qiushi, la rivista della scuola di Partito, ha sottolineato l’importanza di una gestione collegiale del potere, inserendosi in pieno sulla scia della dottrina portata avanti dall’attuale Presidente Hu Jintao.

Xi ha fatto ampiamente capire di riferirsi a Bo Xilai quando ha criticato i “personalismi”, chiedendo al partito unità e purezza, sottolineando altresì l’importanza della prospettiva ideologica marxista: un patrimonio da mantenere per la vita del Partito stesso.

Martedì 20 marzo: Come i treni a vapore

4 ore e mezza di viaggio, e un’infinità di problemi e di scandali. Non sono bastati gli incidenti, i malfunzionamenti, gli arresti degli ex ministri a placare i problemi dell’alta velocità in Cina. Nella giornata di ieri, un documento pubblicato dal governo locale ha dimostrato un giro di mazzette, di cui avrebbero usufruito le autorità preposte alla linea veloce Pechino Shanghai. Secondo il China’s National Audit Office (NAO) oltre 50 milioni di euro sarebbero stati persi a causa di “pratiche irregolari nella costruzione e gestione della linea ferroviaria”. Si tratta dei soldi che sarebbero dovuti andare a ricompensare i residenti che avevano perso le proprie case per fare posto all’alta velocità. La linea, 1318 km, ha cominciato ad operare dal giugno 2011.

Come riportato nella mattina del 20 marzo dal South China Morning Post, “i gravi problemi e le irregolarità relative al progetto risalgono al processo della gara d’appalto della fine del 2007, con i revisori che hanno scoperto che il Ministero delle Ferrovie non aveva seguito le normali procedure di gara per opere di ingegneria civile ed i contratti per i materiali da costruzione”. In alcuni casi, ad esempio alle società sono state concesse solo 13 ore di tempo per le proprie offerte, anziché i consueti cinque giorni, come previsto dalla legge. Secondo il rapporto, inoltre, le imprese edili che hanno costruito la ferrovia sarebbero debitori di circa 8,2 miliardi di yuan nei confronti dei lavoratori che ancora non hanno ricevuto il proprio stipendio.

Mercoledì 21 marzo: Chongqing Leaks

Un nastro pubblicato on line accusa Bo Xilai di aver intralciato indagini su membri della propria famiglia e tende a indicare agli osservatori – specie quelli occidentali – una strada ben precisa: sono questi i motivi che hanno spinto la dirigenza del PCC a fare fuori, politicamente per ora, l’ex potente leader di Chongqing. Una vicenda dai contorni misteriosi, piste che appaiono messe lì ad arte, controversie politiche che si incastrano ingarbugliando ancora di più la matassa anziché dipanarla. La Cina non è sull’orlo del caos, è bene precisarlo, ma per la prima volta sembra che le sue lotte interne siano confezionate affinché il pubblico occidentale possa scorgerle e tentare di intuire le strambe strategie che si nascondono nel ventre dell’animale politico più misterioso, il Partito comunista cinese.

Quando, dopo il “dramma di Chongqing”, era cominciata a girare una presunta lettera di Wang Lijun nella quale l’ex braccio destro di Bo Xilai descriveva il suo mentore alla stregua di un boss mafioso, sotto la cui patina di nostalgia maoista e attenzione alle classi meno abbienti si nascondeva la malvagità di una persona senza scrupoli, tutta la vicenda di Chongqing aveva cominciato a prendere una piega diversa da quanto si era pensato poco dopo la fuga di Wang al consolato. Inizialmente, infatti, si era intesa la mossa di Wang Lijun come una manovra tesa a mettere in difficoltà Bo Xilai, chiedendosi però chi fossero i mandanti.

Giovedì 22 marzo: avvocati di partito

In questo strano periodo cinese, teatro di lotte interne, rumor e voci su guerre intestine e tentativi, non confermati, di colpo di stato, è arrivata la notizia che obbligherebbe gli avvocati cinesi a prestare giuramento al Partito. Si tratta di una novità assoluta, sintomo di un periodo teso e carico di aspettative per il ricambio politico previsto per fine anno, quando a ottobre cambieranno sette dei nove membri della Commissione Permanente del Politburo, il cuore del potere politico cinese. “Voglio diventare un avvocato della Repubblica popolare cinese e garantisco di compiere la sacra missione di avvocato rispettando il socialismo con caratteristiche cinesi.

Giuro di essere leale al paese, fedele al popolo, sostenere la direzione del Partito comunista, sostenere il sistema socialista, proteggere la costituzione e l’autorità della legge”: è il testo che ogni avvocato cinese dovrà leggere, da ora in avanti, per esercitare la propria professione in Cina. L’associazione All Cina Lawyers Association aveva messo in piedi un sistema di giuramento nel 2000, ma non era mai stato efficacemente attuato.

Venerdì 23 marzo: imprenditori di tutta la Cina, unitevi

Nel marasma politico che sta investendo la Cina, pare che l’ala liberale e riformista del Partito stia vincendo la propria battaglia interna. Ed ecco che uno dei suoi esponenti di maggior rilievo, Wang Yang, capo del Partito del Guangdong e candidato a una delle sette poltrone a disposizione nel rinnovamento della Commissione Permanente del Politburo, squarcia il silenzio. Lo ha fatto attraverso una lettera in cui si produce in complimenti e incoraggiamenti nei confronti dei giovani imprenditori privati cinesi, che hanno saputo utilizzare la ricchezza prodotta dalla classe politica precedente, rinnovando e contribuendo allo sviluppo del Paese e – nello specifico – della regione del Guangdong.

In epoca di mini crisi economica, cala il manifatturiero, rallentano le esportazioni per la crisi europea e americana, Wang Yang lancia un segnale trasversale: il privato può risollevare le sorti del Paese e ha bisogno di riforme di sistema. Il segretario del Partito comunista del Guangdong Wang Yang ha scritto mille lettere di incoraggiamento alla “seconda generazione di ricchi” della provincia definendoli i “successori creativi”. Nella sua lettera, Wang Yang ha lodato i contributi economici realizzati dalle imprese private, sfruttando il periodo di apertura inaugurato dalla Cina alla fine degli anni 70.

La foto della rassegna stampa è tratta dal Carattere Cinese "Zai Jie tou", vitale photoblog, progetto-contenitore di sessanta fotografi di diverse parti della Cina. É uno spazio condiviso e condivisibile, dove i fotografi, più o meno professionisti, si pubblicano e si confrontano. Lo abbiamo scelto perché offre una varietà unica di punti di vista su quello che succede giornalmente in questo paese. Rappresenta così in modo diretto i gesti, gli sguardi, i giochi e gli oggetti che suscitano scenari e racconti individuali in una strada della Cina: qui la scheda, qui le foto.