Rassegna settimanale della stampa cinese

In by Simone

Bo Xilai, Apple, Nanchino, casi di cronaca e il capodanno tibetano. Una settimana di notizie dalla Cina, nella consueta rassegna stampa di China Files. Con la striscia di Crazy Crab e la foto di Zaijietou

Capo, l’anno prossimo anch’io voglio fare il presidente!
(Biografia non autorizzata di Cenerentola)

Lunedì 20 Febbraio: il ritorno di Bo Xilai

Bo Xilai, potente leader del partito di Chongqing, lanciato verso una splendida carriera politica e recentemente messo in mezzo da una vicenda che ricorda una spy story da guerra fredda, è tornato a parlare in pubblico, dopo la tempesta politica che lo ha investito. Ricapitolando: il suo braccio destro, Wang Lijun, qualche settimana fa ha sentito odore di bruciato e si è rifugiato nel consolato americano di Chengdu. Temendo per la propria vita o di essere sotto indagine, in ogni caso è apparso disperato, tanto da chiedere asilo politico agli americani: lui era il super poliziotto assurto alle cronache come l’eroe senza macchia.

L’uomo d’azione del boss Bo Xilai nella strenua lotta alla criminalità organizzata cinese, Wang Lijun, è uscito infine dal consolato, scortato dalla polizia di Pechino per scomparire dalla scena. Prima è stato dato “in vacanza”, perché stressato, poi è stata annunciata la sua messa sotto indagine. In molti ritengono che l’obiettivo non fosse tanto il poliziotto, quanto Bo Xilai, la cui carriera molto “egocentrica” – sparata diretta verso un posto nella Commissione Centrale del Politburo previsto per il prossimo ottobre – potrebbe aver infastidito qualcuno a Pechino.

Martedì 21 Febbraio: la cronaca che diventa lotta di classe

Yao Jiaxin era uno studente di musica di 21 anni, proveniente da una famiglia cittadina agiata, condannato a morte per l’omicidio di una ragazza di 26 anni. Il giovane Yao aveva investito con la sua auto Zhang Miao, di estrazione più povera e contadina, che al momento dell’incidente, di fronte al tentativo di fuga dell’uomo in macchina, aveva tentato di memorizzare con il cellulare il suo numero di targa. Yao era tornato indietro e l’aveva uccisa a pugnalate. Si era trattato di un caso che aveva scosso l’opinione pubblica cinese, ultimo di una serie di incidenti causati da persone ubriache alla guida di auto (tanto da portare anche ad un inasprimento delle pene per la guida in stato di ebbrezza): il pubblico aveva chiesto a gran voce la condanna a morte di Yao, decisa nel mese di aprile ed “eseguita” lo scorso 7 giugno.

Mercoledì 22 Febbraio: il Losar tibetano

Capodanno tibetano. I monaci che si sono dati fuoco, in un atto di protesta contro le autorità di Pechino sono 21 dal marzo scorso e alcune zone tibetane sono completamente isolate. E il governo continua a militarizzare i territori e a ridurre il malcontento a “proteste pochi monaci”.

Quando la settimana scorsa Xi Jinping, l’uomo che secondo tutti i pronostici dovrebbe diventare presidente della Repubblica popolare cinese il prossimo autunno, era a Washington, un corteo di più di 200 persone marciava sulla Casa Bianca scandendo slogan pro-Tibet: “la Cina mente e il Tibet muore”. Dall’ambasciata cinese nella capitale Usa nessun commento. Nel frattempo a Pechino, nell’ambito del Vertice Cina-Unione europea, Wen Jiabao, attuale premier della seconda potenza economica mondiale, rispondendo a un giornalista straniero, dichiarava che quelle pro Tibet sono “solo proteste pochi monaci”, e non sono assolutamente espressione della volontà popolare cinese. Nessun accenno alle autoimmolazioni che negli ultimi mesi si sono fatte sempre più frequenti. Secondo le organizzazioni che lottano per l’indipendenza del Tibet, sono ventidue i monaci che si sono dati fuoco dal 27 marzo 2009 (più forse anche altri tre il 3 febbraio 2012 che non sono mai stati confermati), per protestare contro l’occupazione cinese.

Giovedì 23 febbraio: il marchio iPad, in Cina

Nel 2000 un’azienda taiwanese con sede a Shenzhen in Cina, la Proview Technology, registrò il nome iPad nella UE, Cina, Messico, Corea del Sud, Singapore, Indonesia, Thailandia e Vietnam. Questi fatti avvennero tra il 2000 e il 2004, secondo quanto testimoniato dal database dei marchi. Nel 2006, la Proview Electronics accettò di vendere il marchio per il nome “iPad” per 35mila sterline ad Apple, ma secondo la Proview l’accordo non prevedeva la possibilità da parte della Mela di usare il marchio in Cina. Così quando Apple lo scorso anno ha lanciato il suo iPad in Cina, l’ufficio marchi cinese ha respinto la sua domanda di registrazione, perché i marchi erano già registrati dalla Proview. Come ha scritto il South China Morning Post, la settimana scorsa “un rapporto prodotto dallo Hebei Youth Daily dice che l’ufficio del commercio locale ha cominciato la confisca di iPad che erano in vendita. Ha detto che alcuni negozi avevano ancora in vendita iPad, ma ai clienti è stato chiesto di evitare la pubblicità riguardo il fatto che fossero ancora in vendita.

Apple ha citato in giudizio Proview nel 2010 e perso nel mese di dicembre. La corte di Shanghai ha sospeso, in questi giorni, il blocco alle vendite di iPad sul territorio cinese.

Venerdì 24 febbraio: Nanchino

La città cinese di Nanchino ha sospeso le relazioni di gemellaggio con la città di Nagoya in Giappone dopo che il suo sindaco Takashi Kawamura ha pubblicamente espresso dubbi sul fatto che il cosiddetto Massacro di Nanchino da parte delle forze di occupazione cinesi tra la fine del 1937 e i primi mesi del 1938 sia mai avvenuto. Ma sopratutto, l’affermazione non smentita del sindaco rischia di incrinare i rapporti già complicati tra i due paesi, proprio nel quarantennale della normalizzazione dei rapporti sino-giapponesi. "L’affermazione irresponsabile ha distorto i fatti storici e ha seriamente ferito il popolo cinese" ha riferito il direttore del dipartimento per gli affari dell’Asia del ministero degli Esteri cinese, Luo Zhaohui, durante l’incontro con il direttore generale per gli affari dell’Asia e dell’Ocenia del ministero degli Esteri giapponese, Shinsuke Sugiyama, in visita in Cina. "Il Massacro di Nanchino è stata un’atrocità commessa dal militarismo giapponese come dimostrato da prove inconfutabili".

La foto della rassegna stampa è tratta dal Carattere Cinese "Zai Jie tou", vitale photoblog, progetto-contenitore di sessanta fotografi di diverse parti della Cina. É uno spazio condiviso e condivisibile, dove i fotografi, più o meno professionisti, si pubblicano e si confrontano. Lo abbiamo scelto perché offre una varietà unica di punti di vista su quello che succede giornalmente in questo paese. Rappresenta così in modo diretto i gesti, gli sguardi, i giochi e gli oggetti che suscitano scenari e racconti individuali in una strada della Cina: qui la scheda, qui le foto.