Dallo sciopero degli ausiliari sanitari a Shanghai, all’aria di Pechino. Dal "consenso" dei grandi del web alla propaganda, alle norme per un corretto "giornalismo". Una settimana di notizie con i consueti compagni di viaggi di China Files: la vignetta di Crazy Crab e le foto di Zaijietou.
Crazy Crab – la striscia della settimana –
文 Wen: Cultura
Lunedì 7 novembre: Beijing Web Consensus
Dopo la riunione del Comitato Centrale dello scorso ottobre che ha sancito la necessità di una vasta azione di “sicurezza culturale”, i membri del Partito hanno voluto spiegare nel dettaglio alle aziende internet locali cosa realmente intendevano. Dall’incontro ne è uscita una comunicazione congiunta nella quale le aziende cinesi accettano i richiami del governo, impegnandosi a provvedere al controllo e all’armonizzazione dei contenuti offerti dalle proprie piattaforme. Dallo stato, al privato, la campagna per il controllo delle “dicerie” on line prosegue.
Martedì 8 novembre: sciopero degli operatori sanitari
Se il 2010 era stato l’anno degli scioperi nelle fabbriche del sud est cinese, il 2011 ha visto proseguire le proteste da parte dei lavoratori: dapprima nel settore trasporti (tassisti e i “camalli” dei porti cinesi) e ora nel settore ospedaliero. Da venerdì un centinaio di lavoratori ausiliari in un ospedale d’eccellenza di Shanghai è in sciopero: chiedono aumenti salariali e assicurazione sociale. In Cina questa categoria, nota come “operatori sanitari” – adempie ai compiti di pulizia e cura del paziente. Solitamente sono gestiti da aziende cui l’ospedale ha subappaltato il lavoro e guadagnano dai 40 agli 80 yuan (da circa 5 a 9 euro al giorno). Dall’inizio dello sciopero nessuno di loro sta svolgendo le funzioni quotidiane: i lavoratori si sarebbero asserragliati all’interno del viottolo che conduce al pronto soccorso, in attesa di vedere la propria situazione contrattuale sbloccarsi.
Mercoledì 9 novembre: l’aria di Pechino
Ancora una volta online, è scoppiata la polemica dell’aria inquinata in Cina. Dopo lo scandalo dei climatizzatori per i leader del Partito, Immediata è arrivata la risposta del governo cinese: Pechino aprirà i propri dati al pubblico, ha scritto la Xinhua, per consentire ad ogni cittadino di farsi un’idea sullo stato dell’inquinamento. In un sondaggio on line, il 72,7 per cento degli intervistati ha specificato che la qualità dell’aria nelle loro città è “cattiva”, e solo il 15,6% si sarebbe dichiarato soddisfatto. Il sondaggio è stato pubblicato dal China Youth Daily. Nelle ultime settimane lo smog ha costretto l’amministrazione della città di Pechino a chiudere autostrade e cancellare i voli. Molte delle persone intervistate hanno anche riportato disagi per condizioni di salute, dovute al forte inquinamento. “La maggioranza schiacciante (85,3 per cento) – ha scritto Caijing – ha accusato le industrie per la cattiva qualità dell’aria”, riscontrando “la mania per il Pil” delle aziende che non avrebbero alcuna cura dei disagi ambientali derivanti dalle loro attività”. “L’indagine ha anche mostrato che la maggior parte dei residenti si impegna a proteggersi dall’inquinamento: il 63,2% degli intervisti, ha proseguito Caijing, ha detto che ha ridotto le attività fuori casa e il 39% ha dichiarato di indossare maschere”.
Giovedì 10 novembre: aziende statali e monopolio
Per la prima volta dal 2008, quando è stata introdotta la legge contro i monopoli in Cina, si indaga su due aziende statali (prima si era sempre trattato di casi di joint venture): China Telecom e China Unicom. Sono sospettate di avere approfittato della propria posizione dominante sul mercato della banda larga. Le autorità stanno indagando i due colossi delle telecomunicazioni cinesi per i servizi di monopolizzazione dell’Internet a banda larga: si tratta del primo caso diindagine contro le grandi imprese di proprietà statale da quando la legge anti-monopolio è stata introdotta nel 2008. L’agenzia di pianificazione economica, la National Development and Reform Commission (NDRC), ha detto che China Telecom e China Unicom hanno rappresentato più dei due terzi del mercato della banda larga e hanno usato tale posizione dominante per fissare i prezzi. In caso di condanna, le società dovranno rispondere a multe combinate di 8 miliardi di yuan.
Venerdì 11 novembre: reporter avvisato…
L’ultimo regolamento emesso dall’Amministrazione generale della stampa e pubblicazione (Gapp) vieta ai giornalisti di usare come fonti i cosiddetti “rumors online”. La pena è la sospensione della tessera da giornalista per un minimo di cinque anni. Dopo il recente incontro dei boss delle e-company cinesi che avrebbero accettato, dando il loro “consenso”, le richieste partorite dagli uffici della propaganda di Pechino e dopo l’ultimo Comitato centrale e in vista del ricambio politico da attuarsi esattamente tra un anno, la Cina ha deciso di puntare le proprie attenzioni a una riforma culturale in grado di muoversi in due direzioni: estendere l’influenza culturale cinese (il cosiddetto soft power) e ampliare il controllo interno (la cosiddetta sicurezza culturale). Dopo le direttive generali, i cambiamenti dei palinsesti televisivi, la stretta sull’internet, di mira sono presi ora i giornalisti. Le nuove normative emesse dall’Amministrazione generale della stampa e pubblicazione (Gapp) mettono in guardia i giornalisti cinesi “dall’uso di dicerie come fonti per i propri articoli”, ha scritto Xinhua in una nota ripresa da altri media del paese. I giornalisti “devono insistere a realizzare i propri reportage sul campo e non basandosi su dicerie non verificate o informazioni che non siano di prima mano”, dicono i nuovi regolamenti.
La foto della rassegna stampa è tratta dal Carattere Cinese "Zai Jie tou", vitale photoblog, progetto-contenitore di sessanta fotografi di diverse parti della Cina. É uno spazio condiviso e condivisibile, dove i fotografi, più o meno professionisti, si pubblicano e si confrontano. Lo abbiamo scelto perché offre una varietà unica di punti di vista su quello che succede giornalmente in questo paese. Rappresenta così in modo diretto i gesti, gli sguardi, i giochi e gli oggetti che suscitano scenari e racconti individuali in una strada della Cina: qui la scheda, qui le foto.