Questioni di Pil: se lo scrivi, ti cancello

In by Simone

Due ex funzionari cinesi sono stati incarcerati per aver fatto trapelare dati economici, considerati riservati dalle autorità. Du Yongsheng, portavoce per l’Amministrazione nazionale per la protezione dei segreti di Stato, ha specificato che sono i giornalisti che devono fare attenzione a non accedere a queste informazioni. Altrimenti potrebbero essere arrestati.
In Cina l’informazione è controllata. Nella storia non sono mancati casi di giornalisti e funzionari arrestati per avere lasciato trapelare notizie considerate “segreti di Stato”. Lo scoop può essere pagato a caro prezzo, tanto dal giornalista, quanto dalla fonte. Negli anni scorsi fu celebre il caso di un giornalista del New York Times condannato a tre anni di carcere per avere scritto prima di tutti del ritiro dalla scena politica di Jiang Zemin.

Il 24 ottobre, sono stati arrestati due funzionari proprio per aver rivelato dati economici ritenuti “segreti”. Si tratta di Sun Zheng, ex vice-direttore presso l’Ufficio nazionale di statistica, condannato a cinque anni di carcere e Chaoming Wu, un ex vice-direttore del Dipartimento di storia finanziaria della Banca popolare cinese, condannato a sei anni di carcere. I due avrebbero rivelato dati che riguardavano il prodotto interno lordo e l’indice dei prezzi al consumo tra il giugno 2009 e il gennaio di quest’anno.

Questi dati – hanno scritto alcuni media locali – “sono strettamente sorvegliati da investitori nazionali e internazionali, ma nel corso degli anni sono trapelati agli addetti ai lavori o sono stati segnalati dai media, sia in patria che all’estero, prima della loro uscita ufficiale”.

I giornalisti cinesi temono che la mossa possa rappresentare un ulteriore giro di vite sulla già limitata libertà di stampa, ma non mancano gli operatori finanziari che leggono positivamente la manovra giudiziaria: “credo che questa iniziativa costituisca uno sviluppo positivo per il mercato cinese”, ha dichiarato Hong Hao, analista capo della China International Capital Corporation.

Tuttavia, il professor Yin Hong, dalla Scuola di giornalismo della Tsinghua University ha detto di temere che “la repressione possa mettere i giornalisti, soprattutto quelli stranieri, in una posizione più difficile in un paese dove la stampa è strettamente controllata. Abbiamo bisogno di accelerare la legislazione, di leggi più specifiche per quanto riguarda la protezione dei diritti dei giornalisti di informare e per i cittadini di sapere le cose”.

Du Yongsheng, dal canto suo, ha avvertito i giornalisti stranieri che lavorano in Cina sull’impossibilità di ottenere qualunque informazione segreta. Avvisa che scrivere notizie “riservate” senza avere ottenuto il via libera dalle autorità competenti, potrebbe rivelarsi assai rischioso: “ogni volta che i giornalisti stranieri accedono ai segreti di Stato cinesi per sbaglio, dovrebbero segnalarli al più presto al governo”. Altrimenti, ha concluso Du, “saranno guai”.

[Scritto per Lettera43]