Quasi 89 milioni di iscritti per il Partito comunista cinese

In by Simone

Il primo luglio del 1921 nasceva a Shanghai il partito comunista cinese. Una presenza nella società cinese fondamentale per comprendere oltre mezzo secolo di storia del paese. Oggi gli iscritti al partito sono 88.758 milioni nel 2015, pari a circa il 6,5 per cento della popolazione cinese. Tanti, ma non per il Pcc che osserva una lieve diminuzione delle iscrizioni.Questa cifra – che costituirebbe di per sé un record per qualsiasi organizzazione politica del mondo – in realtà è il frutto di una lievissima flessione: come riportato dalla stampa, il dato «riflette la crescita del solo 1,1 per cento rispetto all’anno precedente. Solo nel 2012 la crescita annua della base del partito era stato accelerata, con un picco annuo del 3,1 per cento».

Quali possono essere le cause di questo rallentamento?

Secondo il Financial Times, da sempre osservatore attento della realtà cinese, ce ne potrebbero essere alcune in particolare: «Nel novembre del 2012 il presidente entrante Xi Jinping è stato anche elevato al rango di segretario generale del Pcc, e rapidamente si è messo a lanciare una campagna intensa e prolungata contro la corruzione all’interno del partito che è ancora in corso».

Questo dilagare «degli sforzi anti-corruzione» è strettamente correlato con «un rallentamento evidente nella crescita nei ranghi del partito».

Secondo i dati, «anche la crescita del numero di quadri negli uffici pubblici è rallentata notevolmente – anche se questa era già in decelerazione da anni».

Questa tendenza significa una cosa sola: essere membro del partito in questo momento potrebbe aumentare i rischi di finire nei guai, mentre prima significava per lo più arricchimento e potere.
Scrive il Financial Times: «Se la campagna abbia veramente diminuito la prevalenza della corruzione in Cina è difficile da stabilire, ma con la copertura mediatica della burocrazia sempre più dominato dai nomi di coloro colti nella retata del signor Xi, la percezione popolare dei pericoli dei membri del partito ora può impedire a nuovi potenziale quadri dall’unirsi».

Ci sono – naturalmente – altri fattori. L’adesione al Pcc è sempre stata vista come una scorciatoia per ottenere ricchezza, in molti casi; oggi non è più anche a causa del rallentamento dell’economia.

Non solo, perché di sicuro c’è anche un problema che riguarda gli ideali dei giovani cinesi: ormai molti, specie gli abitanti delle grandi metropoli, vivono il partito come qualcosa di desueto e vetusto, incrollabile, ma non più come uno sfogo ideologico.

Non a caso, «le fasce di età previste dal dipartimento di organizzazione oggi suggeriscono che i suoi ranghi non sono affatto immuni agli sviluppi demografici della Cina: i membri di età compresa tra 61 e oltre sono cresciuti del 3 per cento nel 2015, rispetto ad una crescita di appena lo 0,3 per cento tra quelli di età compresa tra 35 e più giovani».

I giovani cercano altre gratificazioni, fuori dalla politica. È il risultato di un’impostazione generale della dirigenza cinese, che punta a rafforzare il mercato interno e rendere più appeal, dunque, un ruolo dirigenziale in una società privata, anziché un’importante posizione nel partito comunista.

Nonostante questo il Pcc ha saputo mantenere un controllo ferreo della società cinese e quasi nessuno ne mette in discussione il ruolo centrale. Chi lo fa, specie in alcuni momenti, passa guai grossi.

Come ad esempio è capito a un attivista che ha trascorso gli ultimi anni «documentando le proteste del lavoro in tutta la Cina». A metà di giugno è stato arrestato: «Lu Yuyu, è stato preso in custodia dalla polizia il 16 giugno nella città sud-occidentale di Dali». Le autorità accusano il signor Lu e la sua fidanzata, Li Tingyu, di «fomentare liti e provocare problemi». Anche la moglie di Lu ha documentato le agitazioni dei lavoratori.

Quest’accusa «viene utilizzata con sempre maggiore frequenza da parte della polizia in Cina per mettere a tacere il dissenso».

Nella provincia del Sichuan, anche Chen Yunfei, un altro attivista, che difende il ricordo del massacro di piazza Tiananmen del 1989, potrebbe affrontare un processo per le stesse accuse di Lu.

[Scritto per Eastonline]