Pulizie d’inverno per il Partito

In by Gabriele Battaglia

La fine dell’anno è tempo di bilanci. In Cina, vista la crescente insofferenza popolare nei confronti della corruzione tra i quadri di partito, i vertici stanno spingendo per un maggiore controllo sulla spesa pubblica. Quindi, tagli sui regali tra funzionari, tagli sui viaggi e sulle cerimonie. Riuscirà Xi a imprimere una svolta? Un diffuso spirito savonaroliano permea i media cinesi degli ultimi giorni. Se agli articoli facessero seguito le azioni, la Cina avrebbe sconfitto la corruzione nel giro di un mese: il clima è da “pulizie d’inverno”.

Non usate soldi pubblici per fare regali”, minaccia, avverte, un po’ implora il Quotidiano del Popolo in quello che risulta essere l’articolo più letto del giorno. Sta arrivando il periodo bollente compreso tra Natale (festa d’importazione ma, si sa, alimenta il business) e il Capodanno lunare (quest’anno il 10 febbraio) e le hongbao, le buste rosse piene di soldi, girano di mano in mano.

Così, l’organo ufficiale del Partito riconosce che il denaro pubblico è utilizzato per “assicurare l’amicizia” tra diversi dipartimenti, “aggiustare aste”, “promuovere progetti”, soprattutto da parte dei funzionari di basso livello, che cercano attenzione ai piani alti. “I quadri di base – aggiunge il Renmin Ribaodevono fare carriera con il lavoro duro, non con i regali”.

Non si tratta solo di soldi. In un altro articolo, lo stesso giornale spiega che la Cina ha finalmente dato un taglio alle “stravaganze”: la Corte Suprema ha infatti vietato “il turismo a spese dello Stato e gli incontri in hotel di lusso”, e ha inoltre “imposto severi requisiti su seminari, forum, e celebrazioni”. Niente più “pompa, cerimonia e tappeti rossi”, aggiunge il Beijing Times. È una vera e propria campagna contro le “riunioni di lusso”, i meeting di lavoro organizzati in luoghi turistici, su più giorni e in alberghi a cinque stelle.

Gli aneddoti non mancano. Il South China Morning Post ricorda quel vicecapo di contea della Mongolia Interna che è “quasi svenuto dopo essersi tuffato nella piscina di un parco termale otto volte in un giorno, mentre accompagnava 10 delegazioni di funzionari del partito per un giro di ispezioni”. Lo stesso ufficiale avrebbe detto: “I visitatori erano tutti funzionari superiori, non potevo dire di no. Trattarli bene è un modo per costruire amicizie intime”.

Nella stessa regione autonoma, la regola del guanxi (il sistema delle relazioni alla cinese) non ha lasciato indenne quell’altro quadro di Partito che ha raccontato di “avere mangiato quattro colazioni in quattro diversi alberghi di lusso in una sola mattinata, in compagnia di alti funzionari che facevano un giro di audizioni per progetti pubblici locali”.

Un altro funzionario, questa volta dell’Hubei, dimostra di saperla lunga e racconta al quotidiano di Hong Kong che le spese per intrattenere i funzionari in trasferta vengono di solito rimborsate con false note spesa che riguardano forniture per ufficio e articoli di cancelleria: “Ecco perché poi scoprite che di solito lo stesso ufficio compra più di una dozzina di stampanti all’anno”, rivela candidamente.

Per evitare tutte queste “stravaganze” – ricorda il Quotidiano del Popolo – gli enti pubblici dovrebbero informare sull’utilizzo dei fondi a propria disposizione, ma “quasi la metà di tutte le agenzie del governo centrale hanno fallito un test di trasparenza amministrativa” effettuato dall’università di Pechino. Questa enfasi sulla trasparenza suona davvero nuova, essendo il sistema politico cinese del tutto opaco. Eppure il Renmin Ribao insiste: “La stravaganza può essere frenata solo se il bilancio dello Stato e la spesa sono effettivamente controllati”.

Perché il controllo popolare si eserciti davvero, è necessaria chiarezza di linguaggio da parte delle autorità. Un articolo sul giornale del Partito di lunedì scorso osservava cambiamenti nello “stile di lavoro” alla Conferenza economica centrale che si è tenuta durante l’ultimo fine settimana: “Non c’erano fiori sul palco, e meno ufficiali erano seduti lì”. Inoltre, le discussioni, “si sono concentrate su questioni pratiche”.

China Media Project si interroga: è un fuoco di paglia oppure Xi Jinping ha già impresso una vera e propria sterzata al burocratichese? Il nuovo leader del Partito sembra voler cambiare davvero lo “Stile di lavoro, o zuofeng, e il suo esasperante stile di linguaggio, o wenfeng” ma attenzione – avverte il sito specializzato nel monitoraggio dei media cinesi – sono decenni che si parla di questi auspicabili cambiamenti. E poi, come si fa a cambiare uno “stile” (con relativo linguaggio) praticato da oltre ottanta milioni di membri del Partito?

È un linguaggio oscuro dietro al quale si occulta il malaffare. Per andare fino in fondo nella lotta alla corruzione, l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua pone l’accento sul controllo delle retribuzioni nei grandi monopoli di Stato. Il ministro delle Finanze Xie Xuren – riporta Xinhua – ha annunciato che nel 2013 il controllo delle retribuzioni nelle imprese di Stato sarà una priorità, perché “la distribuzione diseguale dei redditi è stata una dei principali problemi denunciati dal pubblico negli ultimi anni, con il settore di Stato sul banco degli imputati. Gli economisti considerano la questione come uno dei principali ostacoli per approfondire la riforma economica del Paese”.

Tutto si tiene: corruzione, uguaglianza, riforme economiche. Almeno a parole, la Cina sembra voler iniziare dalle pulizie del nuovo anno, con tanto di buoni propositi annessi.

[Scritto per Lettera43; foto credits: ]