Proteste sociali 2009

In by Simone

Chiusi tra le mura rosse di Zhongnanhai, i leader cinesi fautori della società armoniosa masticano amaro. Non è servito alla Cina l’aver retto bene alla crisi economica globale e l’essere riuscita a creare ben 9 milioni di nuovi posti di lavoro nelle aree urbane, un dato in controtendenza con il resto del mondo; secondo uno studio condotto dall’Accademia cinese delle scienze sociali (Cass), il più importante centro di ricerca del paese, nel 2009 in Cina sono aumentate le rivolte sociali. È un paese poco armonioso quello che si appresta ad entrare nel 2010, un paese dove «la gente è scontenta della politica governativa» spiega il libro blu 2010, realizzato dal Cass. Nel rapporto non compaiono cifre esatte, ma già nel mese di marzo un’inchiesta del settimanale Outlook Weekly aveva evidenziato un aumento degli «incidenti di massa», come vengono definiti dal governo, passati dai 10 mila del 1994 a i 74 mila del 2004. 

È il prezzo della crescita economica della Cina, un atto di rivolta contro gli abusi di potere, soprattutto da parte delle autorità locali, e contro il crescente divario sociale. «Nel boom economico cinese – spiega il professor Li Peilin, direttore dell’Istituto di sociologia del Cass – molti dei nodi legati alle riforma dell’industria, all’utilizzo della terra e al ricollocamento degli sfollati sono rimasti irrisolti». L’elenco delle proteste, però, non comprende i violenti scontri che il 5 luglio hanno infiammato lo Xinjiang  e causato la morte di 197 persone e oltre 1600 feriti. Compare invece lo sciopero dei tassisti della municipalità di Chongqing, così come le proteste contro l’inquinamento industriale nella Cina centrale. Sono proprio le proteste legate a cause ambientali a fare la parte del leone. «Dal 2001 ad oggi, sei delle dieci maggiori proteste ambientali in Cina sono avvenute nel 2009» commenta Chen Guanjin, co-autore del rapporto. Ma non tutto è grigio, anzi, secondo il Cass, una speranza arriva dalla rete dove i cittadini monitorano e criticano gli abusi delle autorità.