“Per il Giappone l’attentato è la fine dell’epoca della sicurezza”

In Asia Orientale by Lorenzo Lamperti

“Per il Giappone l’attentato è la fine dell’epoca della sicurezza”. Intervista a Fabrizio Bozzato, Senior Research Fellow dell’Ocean Policy Research Institute of The Sasakawa Peace Foundation di Tokyo

Fabrizio Bozzato, che portata ha per il Giappone l’omicidio dell’ex premier Shinzo Abe?

Per il Giappone questo assassinio rappresenta un trauma nazionale e forse la fine di un epoca in cui i politici giapponesi si sentivano sicuri di fare campagna elettorale e attività politica fra la gente, in stretto contatto con gli elettori e con misure di sicurezza minime. Questo attentato dimostra che il Giappone prima che un problema politico ha un problema sociale. Ancora non sappiamo il movente del killer, ma è innegabile che in Giappone ci siano molti soggetti che vivono in stato di alienazione e di solitudine. Il Giappone è una società disciplinata e sicura, ma la disciplina e le leggi  da soli non bastano per evitare episodi tragici come questo.

Quali possono essere le conseguenze dal punto di vista della politica interna?

Penso che i liberaldemocratici otterranno ancora più consensi e Fumio Kishida rinsalderà la sua leadership politica sull’onda emotiva causata dal barbaro assassinio del suo mentore. Abe lascia un vuoto all’interno del partito e della sua fazione ma la sua dinastia politica non è finita. Ricordiamoci che il fratello più giovane, Nobuo Kishi, è il ministro della Difesa. Credo inoltre che il partito e Kishida tenteranno di raccogliere la sua eredità anche in merito alla revisione della costituzione e alla normalizzazione della politica di difesa.

Quale può essere l’impatto sulla società giapponese?

I giapponesi oggi si sentono meno sicuri. La società nipponica è molto fiera della sicurezza e dell’ordine che la caratterizzano. Questo attentato instillerà più paura e timore di altri episodi di violenza. Il governo dovrà reagire rafforzando e non interrompendo il processo democratico, allo stesso tempo integrando e far partecipare a questo processo i tanti cittadini giapponesi che si sentono esclusi dalla vita sociale.

Con la morte di Abe può cambiare qualcosa in politica estera?

Sulla scena internazionale il Giappone raccoglierà solidarietà e simpatia dalla comunità internazionale, anche se in Cina sul web c’è chi festeggia per l’assassinio. Abe è il demiurgo dell’Indo-Pacifico, penso che Tokyo proverà a consolidare il suo ruolo all’interno di questa visione. L’obiettivo è quello di rinsaldare ulteriormente i rapporti di sicurezza con gli Usa e le altre democrazie liberali come Australia, Canada, Regno Unito e Francia. Allo stesso tempo mantenendo un ruolo più attivo nella relazione con l’ASEAN. In sostanza, non credo ci saranno scostamenti dalla rotta e dagli obiettivi che Abe aveva indicato nei suoi otto anni come primo ministro.

E per quanto riguarda l’economia?

Kishida potrà proporsi come ideale continuatore delle riforme iniziate da Abe anche sul piano economico. Kishida vuole in realtà perfezionare quelle proposte e andare verso politiche di maggiore equità e giustizia sociale. Non si tratta di una cancellazione dell’Abenomics, ma semmai dell’aggiunta di un nuovo paradigma socio economico che dia attenzione a livello programmatico anche alle fasce sociali più vulnerabili.

Di Lorenzo Lamperti