Pechino apre alle azioni di società straniere

In by Gabriele Battaglia

Nel suo rapporto annuale la People’s Bank of China indica come obiettivo un’apertura dei mercati finanziari nella doppia direzione, sia da sia verso la Cina continentale. E intanto spunta l’ipotesi di permettere l’emissione di azioni straniere sui listini di Shanghai e Shenzhen.  A società straniere selezionate e qualificate sarà potrebbe essere permesso emettere azioni sui listini di Shanghai e Shenzhen. La Cina intende in questo modo aprire ulteriormente il proprio mercato dei capitali, dando seguito ai propositi di riforma delineati dalla dirigenza e richiesti dal sistema finanziario internazionale. Il meccanismo di cui Pechino potrebbe avvalersi avvalersi è una riproposizione in chiave cinese delle Adr, le American depository receipt, utilizzate peraltro dalle aziende del Dragone sui listini statunitensi. In futuro quindi sarà selezionato un ristretto numero di banche cinesi per emettere i suddetti titoli.

Nel suo rapporto annuale la People’s Bank of China indica come obiettivo un’apertura nella doppia direzione, sia da sia verso la Cina continentale. Già venerdì scorso esponenti dell’istituto centrale guidato da Zhou Xiaocuan avevano evidenziato l’intenzione di spingere le società estere a emettere proprie azioni sulle due borse locali. E allo scopo dovrebbe servire il collegamento tra i listini di Shenzhen e Hong Kong un anno e mezzo dopo l’avvio della connessione tra l’ex colonia britannica e Shanghai, il cui lancio atteso da tempo arriverà «al momento appropriato».

Attraverso le nuove depository receipt, ha commentato il South China Morning Post, i regolatori cinesi intendono introdurre una nuova tipologia di prodotto capace di soddisfare gli investitori e allo stesso tempo di puntellare la governance delle quotate locali. Il fronte azionario è uno dei tanti sui cui si muove il processo di riforme intrapreso dalla dirigenza comunista, scrive Francois Léonet nel capitolo dedicato alla Repubblica popolare delle previsioni macroeconomiche di Edmond de Rothschild. Gli altri sono mantenere lo slancio del tasso di crescita, contenere le pressioni sullo yuan e consolidare il sistema bancario. In qualche modo, nota Léonet, conciliare tutti gli obiettivi sarà difficile. Ad esempio il taglio dei tassi per sostenere l’azionariato e il mercato immobiliare rischia di ripercuotersi sulla divisa cinese.

Nel Rapporto annuale la PboC rimarca l’intenzione di seguire una politica monetaria prudente, ripromettendosi di tenere sotto controllo alcuni prodotti finanziari e contenere l’aumento dell’indebitamento, garantendo comunque il credito necessario per sostenere l’economia. Con l’intento di giungere a una sempre maggiore convergenza tra il cambio dello yuan sul mercato esterno e domestico, la PboC, senza entrare in ulteriori dettagli, ha inoltre annunciato che sono allo studio soluzioni per permettere alle banche onshore di accedere «in maniera ordinata» al mercato offshore della divisa cinese, considerato finora appannaggio degli investitori stranieri. Uno sviluppo letto anche in scia dell’inclusione dello yuan tra i diritti speciali di prelievo del Fondo monetario internazionale, deciso lo scorso anno.

[Scritto per MF-Milano Finanza]