Omicron nella posta: il Canada contro le accuse di Pechino

In Cina, Economia, Politica e Società by Redazione

Ieri dal Canada è arrivava la risposta delle autorità sanitarie nazionali alle speculazioni cinesi, smentendo l’ipotesi che il Covid si possa diffondere tramite la posta contaminata.

Il primo caso di Omicron a Pechino è stato segnalato il 15 gennaio scorso; una settimana prima anche a Tianjin è stato rilevato un contagio della nuova variante. Al momento sono almeno nove tra città e regioni cinesi ad essere state colpite, comprese Shanghai, Shenzhen, Henan, Liaoning e Guangdong. Su Pechino è calata immediatamente un’attenzione particolare considerando che a breve cominceranno le Olimpiadi invernali blindate (sono già state prese decisioni che porteranno i partecipanti a vivere in una sorta di bolla separata dal resto del città).

Le autorità cinesi ritengono inoltre che tanto a Pechino, quanto a Shenzhen, il contagio sarebbe arrivato attraverso la posta proveniente dal Canada in particolare. Come ha scritto il Global Times, «Lunedì l’amministrazione postale cinese ha promesso di costruire una barriera contro i casi di Covid importati tramite posta espressa internazionale. (…) I virologi hanno avvertito dell’alto rischio che i pacchi provenienti dall’estero causino riacutizzazioni domestiche di Covid a causa dell’aumento dell’epidemia all’estero, poiché i pacchi contaminati provenienti da paesi con molti contagi possono diffondere il virus a persone con un’immunità debole attraverso particelle virali che galleggiano nel aria o persone sprovviste di adeguati dispositivi di protezione».

A questo proposito, secondo i media cinesi, tutta la logistica è impegnata nella disinfestazione di tutto quanto arriva dall’esterno. Domenica l’Ufficio postale statale ha ordinato agli amministratori postali locali di ispezionare i siti di consegna della posta almeno una volta al mese; alcuni funzionari – inoltre – hanno suggerito ai cinesi di evitare di acquistare prodotti da luoghi con molti casi di Covid.

Ieri dal Canada è arrivava la risposta delle autorità sanitarie nazionali alle speculazioni cinesi, smentendo l’ipotesi che il Covid si possa diffondere tramite la posta contaminata.

Un’altra città che ha vissuto una chiusura, causando anche un nuovo intoppo alla filiera globale, è Tianjin. Il porto della città collega più di 200 paesi e movimenta migliaia di tonnellate di merci ogni giorno. «Secondo le regole di gestione portuale, ha riportato Caixin, tutte le merci importate devono essere sottoposte a severi test antivirus e disinfezione prima di poter entrare nel mercato interno. Da giugno 2021, i lavoratori portuali ad alto rischio di esposizione sono tenuti a sottoporsi a test dell’acido nucleico per il coronavirus ogni due giorni e alcuni di loro vivono in isolamento durante il servizio».

L’indagine epidemiologica svoltasi nella città, avrebbe rilevato che, in realtà, l’epidemia di omicron dovrebbe essere fatta risalire alla fine di dicembre prima che fosse poi rilevata l’8 gennaio. Tianjin ha rapidamente rinchiuso le aree colpite e tagliato i trasporti pubblici con Pechino. Ieri, secondo il Tianjin Ribao i casi confermati sarebbero in totale 294, ma sarebbero ripresi i trasporti ferroviari in occasione dell’imminente festival di primavera.

Come registrato poi dallo Shenzhen News, «Anche a Shenzhen è stato registrato il 16 gennaio un primo caso di una donna con variante Omicron. La città ha da subito risposto prontamente. Ad oggi, nel distretto di Longgang, sono stati effettuati test dell’acido nucleico sulla popolazione in aree chiave, in modo ordinato e rapido. I supermercati assicurano l’approvvigionamento dei materiali e più di 3.000 kit sanitari sono stati distribuiti ai residenti».

Va ricordato infine che al di là delle Olimpiadi, c’è grande attesa per il Capodanno cinese (che cadrà il primo febbraio). Secondo il ministero dei trasporti i viaggi quest’anno saranno il doppio dell’anno scorso e secondo un sondaggio su Weibo, oltre il 72% delle persone avrebbe intenzione di tornare nelle proprie città natale e trascorrere lì le vacanze di Capodanno, se le condizioni lo permetteranno».

Di Simone Pieranni e Silvia De Biase

[Pubblicato suol manifesto]