In Malaysia, il governo uscente guidato da Najib Razak è stato riconfermato alla guida del paese. Una vittoria di misura che si porta con sé accuse di brogli. In Bangladesh continuano le manifestazioni degli islamisti che chiedono una nuova legge anti-blasfemia. E un aggiornamento dalla Nord Corea sul caso Bae. MALAYSIA – Elezioni, riconferma per Najib Razak
Vittoria di misura per la coalizione di governo del Fronte nazionale guidato da Najib Razak alle elezioni generali in Malaysia. Ed è già polemica su possibili brogli paventati dal leader dell’opposizione Anwar Ibrahim.
Il risultato però è ciò che conta: 133 su 222 seggi ottenuti in Parlamento. L’attuale coalizione di governo, tuttavia, non è riuscita ad ottenere i due terzi del Parlamento a cui Najib puntava. Inoltre, perde alcuni seggi a favore dell’opposizione guidata proprio da Anwar. Qui sono convogliati i voti delle minoranze, in particolare dei cittadini di origine cinese, sedotti dagli slogan elettorali anti-corruzione. L’affluenza alle urne sarebbe la più alta di sempre: 10 milioni di malaysiani si sono recati alle urne, ovvero l’80 per cento degli aventi diritto.
Stabile invece l’appoggio della maggioranza etnica malay alla coalizione di Najib, ma già si vocifera di rotture interne al partito del presidente, l’UMNO (United Malays National Organisation), dove esponenti più conservatori avrebbero accusato il leader di non essere riuscito a ottenere una maggioranza più vasta.
“Lavoreremo per politiche più moderate e accomodanti per il Paese”, ha dichiarato dopo la pubblicazione dei risultati Najib, che dovrà far fronte a un paese sempre più attraversato da tensioni etniche e insofferenza verso la corruzione dell’amministrazione pubblica.
BANGLADESH – Almeno 28 morti durante manifestazioni islamiste
Almeno 28 persone sono rimaste uccise negli scontri tra polizia e manifestanti islamisti degli scorsi giorni nella capitale Dakha, secondo quanto reso noto stamattina dal governo bangladese. Secondo quanto riportato dall’agenzia France-Presse, si tratterebbe uno dei più violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine negli ultimi 40 anni.
Decine di migliaia di persone hanno manifestato per le vie nei pressi di Motijheel, il principale quartiere commerciale di Dakha, chiedendo al governo nazionale una nuova legge anti-blasfemia che punisca con la pena di morte chi insulta l’Islam e il profeta Maometto. Alcuni testimoni raccontano di negozi dati alle fiamme, alberi abbattuti e di migliaia di pietre sulla strada.
La polizia ha usato lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti. “Siamo stati costretti ad agire dopo che ci hanno attaccati con mattoni, sassi e bastoni”, ha dichiarato un portavoce della polizia alla stampa. Anche se ora Motijheel è sgomberato, le proteste si sono estese ad altre zone della città.
Corea del Nord – Bae non è una pedina di scambio
La Corea del Nord ha fatto sapere ieri che il caso di Kenneth Bae, condannato la scorsa settimana a 15 anni di lavori forzati dall’Alta corte di Pyongyang, non sarà usato come pedina di scambio con Washington.
“È un’ipotesi ridicola e sbagliata”, ha dichiarato un portavoce del Ministero della Difesa nordcoreano all’agenzia di stampa ufficiale Kcna. “La Repubblica democratica del Popolo di Corea non ha intenzione di invitare nessuno dagli Usa per quanto riguarda il caso Bae”.
L’uomo, di origine coreana ma con cittadinanza Usa, era stato arrestato a novembre 2012 con l’accusa di “atti ostili” contro il regime. Sarebbe probabilmente entrato in possesso di immagini “scomode” per il regime e per questo accusato di svolgere propaganda contro Pyongyang.
[Foto credits: odt.co.nz]