La leadership nordcoreana potrebbe essere portata davanti al Tribunale penale internazionale, dopo la pubblicazione del rapporto Onu che denuncia i crimini contro l’umanità commessi dal regime. Un parlamentare sudcoreano è stato condannato a 12 anni per complotto contro lo Stato. I balli disturbano le manifestazioni anti-cinesi ad Hanoi. COREA DEL NORD – I crimini contro l’umanità del regime
Il regime nordcoreano è responsabile di crimini contro l’umanità commessi contro la propria popolazione, tali da non avere equivalenti nel mondo moderno. La denuncia è contenuta nel rapporto Onu sulla situazione dei diritti umani in Corea del Nord, frutto di un’indagine durata un anno, e si accompagna alla proposta di portare il caso davanti al Tribunale penale internazionale, sebbene la Cina, membro permanente del Consiglio di sicurezza Onu, si sia già espressa a sfavore di un’evenutale incriminazione.
Le 400 pagine del documento Onu riportano nel dettaglio le atrocità perpetrate nel Paese, spiega il comunicato delle Nazioni Unite. I crimini comprendono l’omicidio, la schiavitù, le torture, lo stupro, gli aborti forzati, le persecuzioni per motivi razziali, religiosi di genere. La ragione sono le politiche portate avanti dal regime, continua il documento che mette anche la comunità internazionale davanti alle proprie responsabilità per l’inadeguatezza nel proteggere la popolazione nordcoreana.
L’apparato politico e per la sicurezza nordcoreano ha usato “la sorveglianza, la paura e la coercizione per impedire l’espressione di ogni sorta di dissenso”, si legge nel rapporto, che mette in evidenza come lo stesso cibo sia stato usato per controllare la popolazione mettendo deliberatamente alla fame i prigionieri politici e non.
Gli abusi e le violazioni, aggiunge, sono riconducibili a strutture dello Stato che in ultima istanza riferiscono alla leadership suprema, hanno aggiunto gli investigatori, guidati dall’australiano Kirby che lo scorso 16 dicembre ammonì la Cina ricordando come i rimpatri forzati dei disertori e dei rifugiati nordcoreani non fanno che aumentare la scala delle atrocità.
Il team d’indagine non ha avuto la collaborazione del governo nordcoreano. Una copia del rapporto inviata al giovane Kim Jong Un non ha avuto risposta. Pyongyang ha inoltre rigettato tutte le accuse nei propri confronti.
COREA DEL SUD – Condannato parlamentare di sinistra
Lee Seok-ki, parlamentare della sinistra sudcoreana, è stato condannato a 12 anni di carcere con l’accusa di complotto e di voler organizzare una ribellione armata contro il governo del Sud nell’eventualità di conflitto con la Corea del Nord.
La decisione del tribunale distrettuale di Suwon è considerata storica. Il 52enne esponente del Partito progressista unificato è il primo deputato a essere condannato con l’accusa di voler rovesciare un governo democraticamente eletto. Secondo l’accusa, Lee, assieme ad altri 130 compagni, ha messo in piedi un gruppo chiamato Organizzazione Rivoluzionaria con l’obiettivo di colpire le infrastrutture del Paese.
L’accusa mossa contro Lee fu usata contro i dissidenti durante il regime militare al potere a Seul fino alla metà degli anni Ottanta. Nel 1980 colpì anche il futuro presidente e premio Nobel per la pace, Kim Dae-jung.
Quando lo scorso settembre scoppiò il caso, il processo contro Lee fu ritenuto un modo per distogliere l’attenzione dallo scandalo che ha investito i servizi di intelligence, accusati di aver tentato di indirizzare il voto per le presidenziali dello scorso dicembre a favore dei conservatori.
Già nel 2002 Lee fu condannato a due anni e mezzo di reclusione perché legato a un’organizzazione filo-nordcoreana, illegale al Sud ancora tecnicamente in stato di guerra con Pyongyang.
VIETNAM: Balli contro le proteste anti-cinesi
Manifestanti anti-cinesi avrebbero voluto celebrare il 35esimo anniversario della guerra contro la Cina, terminata con il ritiro delle truppe di Pechino. La manifestazioni si sarebbero dovute tenere ad Hanoi, sotto la statua dell’eroe nazionale Ly Thai To, ma balli e spettacoli nello stesso luogo hanno disturbato la protesta.
Gli organizzatori sospettano che dietro questa forma di boicottaggio ci sia il governo. Hanoi e Pechino sono ai ferri corti per le dispute territoriali nel mar cinese meridionale. Tuttavia i cinesi sono ancora per i vietnamiti un governo con affinità ideologiche e soprattutto un partner commerciale.
[Foto credit: reuters.com]