Oggi in Asia – Spesa militare in aumento

In by Gabriele Battaglia

L’Istituto internazionale di ricerca sulla pace ha pubblicato il rapporto sullo stato delle spese militari nel mondo. La Cina ha la seconda spesa più alta del mondo. Cambogia e Thailandia rivendicano entrambe Preah Vihear. La Cina tenta di espandere la propria influenza in Nepal contro i rifugiati tibetani. ASIA – Spese militari in calo a livello globale, in aumento in alcune aree

E’ il primo dato negativo da 15 anni a questa parte, ma la caduta non fa troppo rumore. I livelli reali di spesa per il comparto militare è ancora più alto del picco massimo registrato negli ultimi anni di guerra fredda.

Nonostante i tagli alla spesa operati da grandi compratori di armamenti – Australia, Canada e Giappone – il comparto militare è ancora una delle voci di bilancio più pesanti in Cina, che si posiziona seconda a livello globale. Qui la spesa militare ha registrato un incremento del 7,8 per cento (più 11 miliardi di dollari) rispetto all’anno precedente. Un dato in controtendenza in un continente dove la spesa militare è cresciuta del 7 per cento annuo tra il 2003 e il 2009 e solo del 3,4 nell’ultimo triennio.

A fronte di una crescita della spesa in Vietnam, a causa delle contese territoriali in corso con Pechino sul Mar cinese meridionale, e in Indonesia, in India, la spesa per gli armamenti è calata del 2,8 per cento. “Stiamo assistendo a ciò che può essere considerato uno spostamento dell’equilibrio nella spesa militare mondiale, dai paesi occidentali, verso regioni emergenti”, ha dichiarato Sam Perlo-Freeman, direttore dell’Istituto internazionale di ricerca sulla Pace di Stoccolma.

THAILANDIA – La disputa con la Cambogia arriva all’Aja

Arriva alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja la disputa territoriale tra Thailandia e Cambogia per la sovranità sulle aree circostanti il tempio di Preah Vihear. Una disputa sfociata in conflitto ad aprile del 2011, quando lo scambio di colpi tra gli opposti eserciti fece 18 morti e decine di migliaia di sfollati prima che a dicembre dello stesso anno fosse deciso il ritiro delle truppe dall’area.

Nel 1962, una pronuncia del la Corte dell’Aja assegnò il luogo di culto alla Cambogia. Una scelta mai del tutto accettata dai tailandesi che considerano il tempio uno dei tesori della propria tradizione culturale e agitano l’argomento della sovranità sull’area per alimentare il sentimento nazionalista.

A riaccendere lo scontro quarantennale, contribuì nel 2008 l’iscrizione del tempio tra i patrimoni dell’umanità protetti dall’Unesco.

NEPAL – Soft power cinese per fermare gli esuli tibetani

I cinesi stanno cercando di espandere la propria influenza sul Nepal per fermare il flusso di esuli tibetani in fuga dall’ex Impero celeste. A nordovest di Kathmandu, nel regno buddhista di Mustang, la Cina starebbe investendo 50 mila dollari all’anno per fornire cibo e starebbe inviando continuamente funzionari dell’esercito per discutere con le autorità locali della “sicurezza dei confini”.

Lo sforzo, si legge su un reportage del New York Times, ha portato i primi frutti: ora la polizia nepalese arresta i manifestanti tibetani che protestano contro Pechino e risparmia sulle celebrazioni per il compleanno del Dalai Lama, il leader spirituale del buddhismo tibetano in esilio.

Nei primi otto mesi del 2012 quasi la metà dei circa 800 rifugiati tibetani fuggiti in Nepal nel 2011 avrebbero trovato ospitalità nel paese himalayano. Inoltre 5 mila rifugiati tibetani in Nepal si sarebbero visti negare il visto per espatriare negli Stati Uniti. La paura dei rifugiati tibetani, ora, è che molti di coloro che non sono riusciti a superare il confine siano stati rimandati in Cina.

[Foto credits: telegraph.co.uk]