Oggi in Asia – Armi birmane made in Svezia

In by Simone

Stoccolma vuole chiarimenti dall’India su come armi svedesi siano finite in mano ai militari birmani. In Thailandia oltre un milione di lavoratori migranti rischiano l’espulsione e in Cambogia  è stata negata la cauzione al giornalista critico con il governo.
BIRMANIA – Come sono arrivate le armi svedesi?

La Svezia ha chiesto chiarimenti all’India su come armi prodotte nel Paese scandinavo siano state consegnate alla Birmania in violazione dell’embargo europeo in vigore dal 1996. L’agenzia svedese per la non proliferazione e il controllo delle esportazioni ha annunciato un’inchiesta dopo l’emergere di notizie su fucili anticarro in dotazione dell’esercito regolare birmano entrate poi in possesso dei miliziani Karen.

Nelle fotografie pubblicate dalla stampa svedese sono chiaramente visibili i numeri di serie delle armi. Il gruppo Saab ha fatto sapere di non aver venduto direttamente le armi ai birmani che devono esserne entranti in possesso con il sostegno di terzi, forse nel tentativo di vincere la sfida diplomatica con la Cina per quale delle due potenze avrebbe avuto maggiore influenza sul Paese dove, ricorda il Times of India, trovano rifugio molti gruppi ribelli in lotta con New Delhi.

THAILANDIA –  Rischio espulsione per un milione di lavoratori migranti

Oltre un milione di lavoratori migranti, in gran parte birmani, sono a rischio espulsione per il sopraggiungere dei termini entro cui avrebbero dovuto ricevere i permessi di lavoro. Per il sistema produttivo tailandese si tratta di un rischi che, denunciano gli attivisti per la tutela dei diritti umani e del lavoro, potrebbe portare a violazioni e abusi.

I migranti dovranno tornare nei loro Paesi e se vorranno rientrare in Thailandia lo dovranno fare tramite canali legali, ha spiegato all’agenzia France Presse il direttore dell’amministrazione per il lavoratori stranieri. La Thailandia, seconda economia del Sudest asiatico, basa la sua forza sul lavoro dei migranti.

CAMBOGIA – Niente cauzione per Mam Sonando

Il tribunale di Phnom Penh ha rifiutato la libertà su cauzione al direttore di Beehive Radio, Mam Sonando, arresto lo scorso 20 settembre per una presunto complotto per dichiarare la secessione di una regione della Cambogia e ritenuto dalle associazioni per la tutela dei diritti umani un prigioniero di coscienza.

Secondo gli attivisti le vere ragioni de suo arresto sono le critiche mosse al governo in materia di rispetto dei diritti umani e tutela dell’ambiente. L’inviato speciale Onu per i diritti umani, Sury Subedi, ha detto di essere preoccupata per la condizione di Mam Sonando.

[Foto credit:militaryphotos.net]