La "jihad dimenticata" della Thailandia fa ancora vittime: 6 morti tra cui un neonato nella regione di Pattani in Thailandia meridionale. In Pakistan muore un detenuto indiano del braccio della morte. Ora si teme uno scontro diplomatico tra Delhi e Islamabad. Cittadino Usa condannato ai lavori forzati in Corea del Nord. THAILANDIA – Sei morti in uno scontro a fuoco nel Sud
Sei persone, tra cui un neonato, sono rimaste uccise in uno scontro a fuoco nella regione di Pattani, Thailandia meridionale. Secondo le prime ricostruzioni riportate dal quotidiano Bangkok Post, due assalitori in motocicletta avrebbero sparato sulla folla davanti a un negozio di alimentari nel distretto di Muang mercoledì notte.
Appena due giorni prima, il 29 aprile, si era aperto a Kuala Lumpur il secondo giro di trattative tra il governo thailandese e i leader di uno dei più influenti gruppi separatisti del Sud, il Barisan Revolusi Nasional.
Secondo le autorità di Bangkok, ci sarebbero proprio i separatisti islamici dietro questo nuovo attentato. “Le trattative con i separatisti andranno avanti”, ha comunque dichiarato alla stampa il generale Paradorn Pattanatabut, responsabile della sicurezza nazionale thailandese.
Da quasi dieci anni, l’area all’estremo sud della penisola thailandese al confine con la Malaysia, dove la maggioranza della popolazione è di religione musulmana, è teatro di violenti scontri tra esercito e gruppi di insorti. A causa di questi, negli ultimi 9 anni oltre 5 mila morti hanno perso la vita.
PAKISTAN – Morto Singh: nuovo nodo diplomatico tra Delhi e Islamabad
È morto nella notte nel carcere di Lahore, nella provincia pakistana del Punjab, in cui era detenuto da 22 anni, Sarabijt Singh, cittadino indiano di 49 anni. Dal 26 aprile scorso, era in coma dopo essere stato aggredito nel braccio della morte da alcuni detenuti. Un nodo arduo da sciogliere per la diplomazia di Islamabad.
Alcuni diplomatici indiani hanno lamentato la carenza di informazioni e l’impossibilità di visitare l’uomo in ospedale; versione, questa, smentita dalle autorità pachistane. “Se l’attacco è stato pianificato con il benestare del governo, alllora non serve un’inchiesta – ha sottolineato la moglie di Singh parlando al quotidiano pachistano Dawn – se invece i vertici erano all’oscuro allora occorre indagare”.
Singh era stato condannato in seguito agli attacchi dinamitardi che causarono 14 morti nella stessa provincia al confine con l’India. La famiglia di Singh ha sempre sostenuto l’innocenza del congiunto detenuto e paventato l’ipotesi dello scambio di persona: Singh avrebbe varcato il confine indo-pachistano involontariamente, da ubriaco.
COREA DEL NORD – Cittadino Usa condannato a 15 anni di lavori forzati
Quindici anni: è questa la condanna inflitta a Kenneth Bae dall’Alta corte di Pyongyang. Bae cittadino statunitense di origine coreana era stato arrestato a novembre 2012 con l’accusa di “atti ostili”.
Bae, professione guida turistica, era stato fermato nella zona economica speciale di Rason, nel Nordest del Paese al confine con la Cina. Avrebbe scattato foto di orfani, bambini malnutriti e sarebbe entrato in possesso di materiale considerato propaganda anti-nordcoreana dal regime di Pyongyang.
La condanna di Bae arriva in un momento di tensione ancora alta tra Pyongyang, Washington e Seul. Martedì scorso si sono concluse le esercitazioni militari congiunte tra forze Usa e della Corea del Sud, scongiurando il rischio di una guerra imminente.
[Foto credits: straitstimes.com]