Kim Kwam-jin resta ministro della Difesa della Corea del Sud. Il suo successore designato è stato costretto a lasciare per macchie nel proprio passato. In Birmania è stato d’emergenza a Meiktila. Mentre un tribunale pakistano concede a Musharraf una soluzione per tornare dall’esilio. COREA DEL SUD – Alla Difesa resta Kim il duro
Alla fine Kim Byung-kwam ha dovuto fare un passo indietro. L’ex generale scelto dalla presidentessa Park Geun-hye per il ministero della Difesa ha rinunciato all’incarico. La nomina era stata investita dalle critiche dell’opposizione per una vecchia faccenda di evasione fiscale e un passato da consulente per l’industria degli armamenti che ne hanno fatto mettere in dubbio l’imparzialità.
Per evitare vuoti di potere, mentre il Paese deve fronteggiare il crescendo di tensioni con la Corea del Sud, resterà in carica l’attuale numero uno del dicastero Kim Kwan-jin, primo a servire sotto due amministrazioni. Kim Kwam-jin, scrive l’agenzia Yonhap, è considerato un fautore della linea dura. In carica dal dicembre 2010, rimpiazzò il predecessore sotto accusa per la risposta considerata blanda contro il bombardamento nordcoreano dell’isola di Yeonpyeong.
BIRMANIA – Stato d’emergenza a Meiktila
Il governo birmano ha imposto lo stato d’emergenza nella città di Meiktila, 150 chilometri da Mandaly, teatro di scontri tra comunità che hanno fatto almeno 20 morti. Il bilancio delle vittime potrebbe tuttavia essere più alto secondo quanto riferiscono organi di stampa birmani che citano testimoni locali. Notizie tuttavia difficili da verificare. Le violenze a Meiktila sono entrate nel terzo giorno. Secondo i resoconti l’evento scatenante sarebbe stato un diverbio tra un orefice musulmano e un cliente buddhista.
Gli scontri sono l’ultimo episodio in ordine di tempo delle tensioni tra la comunità buddhista e la minoranza islamica, esasperate dalle discriminazioni contro i musulmani rohingya. Ai circa 800mila rohingya che vivono nel Paese non è riconosciuta la cittadinanza perché ritenuti emigrati irregolari dal vicino Bangladesh, sebbene siano in Birmania da almeno due secoli. L’anno scorso due ondate di violenza nello Stato occidentale di Rakhine fecero almeno 200 morti.
PAKISTAN – La cauzione salva Musharraf
Al ritorno domenica in Pakistan dall’esilio di Dubai, l’ex presidente Pervez Musharraf non sarà arrestato. All’ex generale è stato concessa la libertà provvisoria. Niente rischio manette per le accuse di tradimento e complotto che gli impedirono il ritorno nel Paese dei puri già l’anno passato.
Secondo quanto riporta l’agenzia France Presse, Musharraf dovrà pagare una cauzione di circa 3mila dollari. Le accuse riguardano la scelta di licenziare alcuni giudici nel 2007, e i casi degli omicidi del leader ribelle del Belucistan, Akbar Bugti, e dell’ex premier Benazir Bhutto cui non sarebbe stata garantita adeguata protezione. La cauzione garantirà l’ex presidente, che intende correre per le legislative dell’11 maggio, per almeno due settimane