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Mosca arruola soldati nepalesi, carne da macello per uno stipendio

In Asia Meridionale, Relazioni Internazionali by Redazione

Si chiamano Gurkha, sono noti per il loro coraggio e le loro abilità di combattimento. Hanno a lungo servito gli eserciti di Regno Unito e India. Ora i Gurkhas servono anche la Russia. Quando si parla di militari stranieri che sostengono la guerra di Mosca contro l’Ucraina, si citano quasi sempre solo le migliaia di truppe inviate dalla Corea del Nord, in base all’accordo di mutua difesa siglato da Vladimir Putin e Kim Jong-un durante l’incontro dello scorso giugno a Pyongyang. Ma in realtà non ci sono solo soldati nordcoreani. Tutt’altro. Il governo del Nepal afferma che circa 200 suoi cittadini stanno combattendo per l’esercito russo e che almeno 13 nepalesi sono stati uccisi nella zona di guerra. Ma gli attivisti per i diritti in Nepal affermano che queste stime ufficiali sottostimano ampiamente i numeri reali. Un grosso problema in un Paese che vive una profonda crisi economica e che ha iniziato un anno con una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.8 che ha causato diverse decine di morti in Tibet e molta paura nella capitale nepalese Kathmandu, non nuova a essere vittima di gravissimi eventi sismici.

Secondo una stima della CNN, basata su un report dell’ex ministro degli Esteri Bimala Rai Paudyal, oltre 15 mila nepalesi si sarebbero arruolati nelle forze armate russe dall’inizio del conflitto. A sostenere il flusso, il pacchetto annunciato nel 2023 da Mosca per i combattenti stranieri che si uniscono al suo esercito. Pacchetto che comprende uno stipendio di almeno duemila dollari al mese e un processo accelerato per ottenere un passaporto russo. Non si tratta di vantaggi di poco conto, vista la condizione economica difficile per il Paese himalayano e per il valore bassissimo del suo passaporto, che è uno dei peggiori al mondo per le possibilità di mobilità globale. Il Nepal è tra le nazioni più povere al mondo, con un pil pro capite inferiore ai 1500 dollari. Il Paese ha una lunga storia di tensioni interne e combattimenti interni. Famigerata la guerriglia armata maoista. Uno dei suoi leader è diventato peraltro premier nel dicembre del 2022. Si tratta di Pushpa Kamal Dahal, meglio noto col nome da combattente Prachanda.

A fare gola a Mosca sono soprattutto i Gurkha, famosi per essere tra i più feroci combattenti del mondo. La loro presenza in India risale ai primi anni del 1800, quando il subcontinente era sotto il dominio britannico. All’epoca, venivano reclutati dalla Compagnia britannica delle Indie orientali. Dopo l’indipendenza è stato firmato un accordo tripartito tra India, Regno Unito e Nepal, che ha permesso a Nuova Delhi di continuare a reclutare i Gurkha. Il tutto sulla base di un accordo molto vantaggioso, che prevedeva un periodo di servizio assai lungo, tra i 10 e i 17 anni. Ma questo accordo si è arenato nel 2022, quando il primo ministro indiano Narendra Modi ha cambiato le regole del programma di reclutamento delle forze armate del Paese. Nel giugno 2022 è stato introdotto un nuovo sistema, in base al quale uomini e donne di età compresa tra i 17 anni e mezzo e i 21 anni vengono reclutati solo per un mandato fisso di quattro anni.

Alla fine del periodo, solo un quarto di loro viene assunto per il servizio regolare. Gli altri cadetti dovranno lasciare il servizio e non riceveranno alcuna pensione. Insomma, un accordo al ribasso. Complice il peggioramento dei rapporti tra Nepal e India, con Kathmandu che si è nettamente avvicinata alla Cina, il Paese himalayano ha sospeso il reclutamento dei Gurkha nell’esercito indiano. Più di 32 mila Gurkha stanno comunque attualmente prestando servizio nell’esercito indiano ma in questi ultimi anni mancano le nuove reclute, che si attestavano solitamente tra le 1300 e le 1500 unità. Al momento non si intravede una soluzione. Il capo dell’esercito indiano, il generale Upendra Dwivedi, non ha menzionato l’argomento durante la sua recente visita in Nepal. Per il nuovo premier KP Sharma Oli, presidente del Partito comunista nepalese, la priorità nei rapporti diplomatici sembra essere la Cina.

Secondo Al Jazeera, ogni anno ci sono circa 20 mila domande di arruolamento nell’esercito britannico da parte di giovani nepalesi, con circa 200-300 assunti. Attualmente ci sarebbero più di quattromila nepalesi nelle forze armate del Regno Unito e circa duemila nelle forze di polizia di Singapore. Ma le complicazioni con l’India hanno reso necessario a tanti giovani nepalesi rivolgersi altrove. La coincidenza di tempi con le necessità della Russia hanno creato il nuovo fenomeno di flusso verso Mosca. Già da tempo, l’esecutivo nepalese ha ufficialmente chiesto a Mosca di interrompere il reclutamento dei suoi cittadini nell’esercito e di rimandare a casa quelli già operativi sul campo di battaglia. Senza successo. I frequenti cambi di governo a Kathmandu, dove le crisi politiche sono piuttosto frequenti, non aiutano a raggiungere l’obiettivo. Sul fronte interno sono invece state arrestate una decina di persone, accusate di contrabbando di uomini, per aver favorito l’arruolamento.

I mercenari sarebbero entrati in Russia con dei visti turistici prima di essere brevemente addestrati e mandati poi al fronte. Un soldato nepalese ha raccontato alla CNN di essersi addestrato con lanciarazzi, bombe, mitragliatrici, droni e carri armati nella base di Avangard. Altri nepalesi vengono, invece, addestrati in un’altra base destinata alla fanteria meccanizzata. Quasi nessuno di loro parla russo e gli addestratori di Mosca cercano di farsi capire parlando in inglese. La barriera linguistica e la poca familiarità con i dispositivi militari russi sono delle componenti fondamentali per capire come mai diversi nepalesi sarebbero morti al fronte. Stessi elementi che giustificano i tantissimi morti tra le truppe inviate dalla Corea del Nord, che verrebbero spesso usate da Mosca per assalti senza speranza.

Carne da cannone, insomma. Nonostante questo, i combattenti nepalesi sono attratti dal richiamo del Cremlino. Circa il 40% della popolazione della nazione himalayana vive infatti sotto la soglia di povertà. Lo stipendio mensile iniziale di un soldato in Nepal varia da 27 mila a 30 mila rupie, meno di 250 euro. Lo stipendio mensile di base percepito in Russia è invece di 210 mila rubli, poco più di duemila euro, circa dieci volte tanto. Vista l’alta disoccupazione giovanile, non sorprende che molti scelgano di andare all’estero. Pur senza condividere ideologicamente la guerra di Mosca, ma vedendo l’arruolamento nelle sue forze armate come una delle uniche possibilità di guadagnarsi da vivere. Anche a costo di rischiare di morire.

Di Lorenzo Lamperti

[Pubblicato su Gariwo]