Mondo Asean – New tech, così il Vietnam sta diventando autosufficiente

In Mondo Asean, Sud Est Asiatico by Redazione

L’economia digitale vietnamita è in continua espansione, anche grazie all’accelerazione portata dalla pandemia. Poi le sfide per il presidente indonesiano Joko Widodo e le opportunità nelle relazioni Italia-Cambogia

L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean dell’8 aprile.

Il Vietnam è sicuramente in cima alla lista dei Paesi del Sud-Est Asiatico in quanto a presenza di aziende all’avanguardia nei settori del tecnologico e digitale, tanto da essere quasi autosufficiente. Infatti, ad oggi conta già ben 64mila aziende digitali, e la cifra è in continua espansione, tanto che il Paese si colloca al 25esimo posto tra i 50 più digitali al mondo, secondo la società di consulenza Tholons. Inoltre l’economia digitale vietnamita è in rapida crescita, e si stima che nei prossimi 10 anni sarà in testa ai Paesi del Sud-Est Asiatico, secondo il rapporto e-Conomy SEA 2021 di Google, Temasek e Bain. Il mercato digitale del Vietnam sta prosperando grazie alla forte crescita dei settori dell’e-commerce, della fintech e della tecnologia dell’istruzione. In parallelo cresce velocemente anche la popolazione di utenti dei social media, che ha raggiunto il 78% della popolazione totale nel febbraio 2022. Sicuramente ci sono importanti fattori socio demografici a facilitare l’espansione del mercato digitale, vista la popolazione giovane (il 70% dei cittadini ha meno di 35 anni), istruita (il tasso di alfabetizzazione nella fascia di età 15-35 anni è superiore al 98%) e avvezza alla tecnologia (più del 60% della popolazione usa gli smartphone). In ogni caso, il fenomeno è da tener d’occhio visto che secondo un report della società Alphabeta, la tecnologia digitale potrebbe potenzialmente portare oltre 74 miliardi di dollari al Vietnam entro il 2030, principalmente nei settori di industria,  agricoltura e alimentazione e istruzione.

Come successo in molti Paesi, anche in Vietnam il COVID-19 è stato un significativo fattore trainante per la trasformazione digitale. Da quando è scoppiata la pandemia, Hanoi ha assistito ad una repentina accelerazione nell’adozione e diffusione di nuovi strumenti di digitalizzazione, sia nel settore privato che in quello pubblico. Si stima che già nel giugno 2021 circa due terzi delle imprese private in Vietnam abbiano avuto accesso alle tecnologie legate all’economia digitale, un enorme salto rispetto al periodo pre-COVID-19. Di conseguenza, cresce anche il mercato dei pagamenti digitali, che già avevano raggiunto 620 miliardi di dollari nel 2020 e si prevede che possano raggiungere il valore di 1,2 trilioni di dollari nel 2025.

Il processo di digitalizzazione è inoltre accelerato dalla vicinanza delle numerose imprese digitali locali, le quali vanno a creare un vero e proprio agglomerato industriale che favorisce la diffusione di competenze e innovazioni. Tra le aziende più note spicca il gruppo FPT, acronimo di Corporation for Financing and Promoting Technology, la più grande società di servizi informatici in Vietnam, che ha come core business la fornitura di servizi legati all’ICT. FPT si occupa di innovazioni tecnologiche come l’automazione, l’intelligenza artificiale, la tecnologia blockchain, il cloud computing, e altri servizi volti a migliorare l’efficienza della vita di cittadini, imprese e governo. Molte di queste aziende, infatti, collaborano con il settore pubblico con l’obiettivo comune di sviluppare un governo e un’economia digitale, ma anche aumentare l’efficienza dei servizi pubblici e le competenze informatiche di funzionari e dirigenti. Alcuni progetti in corso prevedono già lo sviluppo di città e traffico intelligenti, così come sanità e istruzione all’avanguardia, allo scopo di migliorare le vite di milioni di cittadini così come la competitività del Paese.

Tuttavia, ci sono ancora molti ostacoli allo sfruttare appieno i benefici della tecnologia digitale, per esempio la burocrazia e la mancanza di risorse umane specializzate. Inoltre, alcune leggi in materia di localizzazione e protezione dei dati personali scoraggiano le aziende straniere ad investire nel mercato digitale locale, dal momento che proteggono le aziende locali ma nel contempo pregiudicano ulteriori profitti.

In ogni caso, il futuro fa ben sperare, e lo stesso Vicedirettore del Dipartimento di Gestione delle Imprese, Nguyen Trong Duong, ha annunciato che, con politiche di sostegno alle imprese digitali e alle start-up tecnologiche vietnamite, l’economia digitale del Paese potrebbe raggiungere il 26,2% del PIL nei prossimi tre anni.

A cura di Anna Affranio

 

Le sfide ancora da vincere per Jokowi

Joko Widodo, noto come Jokowi, sta affrontando il suo secondo e ultimo mandato come Presidente dell’Indonesia. È il primo leader che non proviene dall’establishment della nazione o dai militari e il suo indice di approvazione è sceso sotto il 50 per cento solo una volta durante il suo periodo di presidenza. La sua popolarità è però sempre più messa alla prova mentre cerca un difficile equilibrio nel tentativo di garantire la ripartenza economica in un contesto interno ed esterno più che complesso. Da un lato, deve compiacere il pubblico, la fonte della sua legittimità e del suo potere politico. Dall’altro lato, ha bisogno di corteggiare gli investitori e le imprese che sono la chiave per lo sviluppo e la crescita dell’economia indonesiana. In una recente intervista rilasciata a Nikkei Asia, Il Presidente ha delineato le sue ambizioni per il resto del suo mandato fino alle nuove elezioni nel 2024. Sono tre le politiche chiave da perseguire: costruire infrastrutture, espandere la produzione e le industrie a valore aggiunto e investire nel capitale umano. Secondo Jokowi, con queste tre politiche il PIL dell’Indonesia nel 2030 sarà il triplo di quello attuale e il Paese sarà in grado di raggiungere lo status di Paese sviluppato e diventare una delle cinque maggiori economie del mondo entro il 2045. La costruzione di infrastrutture, dalle strade ai porti, è stato il segno distintivo della presidenza di Widodo dato che il Paese soffre di un problema cronico di infrastrutture. Tuttavia, ad oggi la sfida più importante è il progetto da 34 miliardi di dollari per la nuova capitale Nusantara, in particolare dopo la recente battuta d’arresto vista la decisione di SoftBank Group di ritirarsi dagli investimenti. Altra priorità è il “downstreaming” industriale: l’obiettivo è passare alla lavorazione e alla produzione piuttosto che semplicemente sfornare materie prime. Ma secondo diversi analisti, mentre Jokowi ha portato avanti con tenacia molti dei suoi obiettivi, non è stato altrettanto ambizioso in un altro dei suoi pilastri: l’investimento sul capitale umano.

Opportunità per l’Italia in Cambogia

Giovedì 7 aprile si è tenuto il webinar sulle relazioni tra Italia e Cambogia, Discover the Opportunities of Business Collaboration. All’evento ha presenziato il Prof. Romeo Orlandi, Vice-Presidente dell’Associazione Italia-ASEAN, in conversazione con il rappresentante del governo cambogiano Sok Chenda Sophea e l’Ambasciatore d’Italia in Thailandia, Cambogia e Laos, Lorenzo Galanti. L’incontro intendeva valorizzare le relazioni commerciali tra i due Paesi, dando voce anche all’esperienza diretta di diversi imprenditori, e far luce così sulle opportunità di investimento apertesi grazie alla nuova legge promulgata dal governo cambogiano. Il Regno di Cambogia, cui spetta la presidenza dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico di quest’anno, è una delle economie più in crescita al mondo: si pensi che ha raggiunto il 7% di crescita del PIL nel 2018, grazie a un’economia trainata da esportazioni e consumi interni in aumento. Gli esperti ritengono che nonostante la crisi sanitaria e le restrizioni al turismo, l’exploit cambogiano sia destinato a perdurare, e per questo è importante rimanere aggiornati su tutto ciò che il Paese ha da offrire in termini di interscambi economici e finanziari. Il 15 ottobre 2021 è stata introdotta una nuova legge sugli investimenti che apre Phnom Penh alle esigenze dei finanziatori, e crea un ambiente più confortevole per i flussi di capitali esteri. L’importanza di migliorare il contesto imprenditoriale era già stata evidenziata anche all’incontro tenutosi a fine marzo tra la rappresentanza cambogiana e quella dell’Unione Europea, in cui era stata discussa la necessità di diversificare l’economia nazionale per promuovere ulteriormente la crescita. Con l’occasione, era stato discusso anche il nuovo Programma Indicativo Pluriennale di Cooperazione dell’UE per il periodo 2021-2024, del valore di 155 milioni di euro. Un’altra occasione per gli imprenditori italiani ed europei, che tende a valorizzare alcune aree specifiche di sviluppo in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU: transizione ecologica, educazione e buon governo.