Milano 2015 a Shanghai

In by Simone

2015: l’Expo della Madunina sarà più nazionalpopolare, meno verde di quanto si pensava all’inizio (e di quanto reciti l’ambizioso slogan), ma sicuramente molto, molto High Tech. “Feeding the Planet” la parola d’ordine che sembrava l’unica vera innovazione di quella che fino ad ora è stata l’Expo delle polemiche, l’unica colonna ad aver resistito ad risentimenti politici e ai frenetici valzer di poltrone, inizia anch’essa a vacillare in cima al progetto di Milano 2015.


A Shanghai davanti a una platea di giornalisti orientali che affollavano il già intasato Padiglione Italia, per la prima volta all’estero l’inedita coppia Diana Bracco, Giuseppe Sala (Presidente e neo Amministratore delegato di Expo Milano 2015) hanno spiegato che sì, però… non solo di food, ma anche di tecnologia, e soprattutto di Italia si nutriranno i visitatori di Expo 2015.

«Bisogna mirare le ambizioni e tarare gli obiettivi su target raggiungibili – ha spiegato mani avanti il neo Ad Sala – Non ci si può aspettare che dall’Expo di Milano spunti la bacchetta magica per nutrire i milioni di affamati del mondo, così come non ci si può aspettare che dall’Expo di Shanghai si arrivi alla soluzione per una vita migliore in una città migliore».


[Nella foto: Diana Bracco, Giuseppe Sala (Presidente e neo Amministratore delegato di Expo Milano 2015) e Beniamino Quintieri, commisario italiano all’Expo di Shanghai)

Se qualcuno si domanda a cosa servano le Esposizioni Universali in tempi di idee che attraversano il mondo con la stessa velocità con cui sono state pensate, questa è già la risposta. E allora cosa potranno vedere i visitatori a Milano? (se ne aspettano 20 milioni contro i 75 previsti a Shanghai): «Più Italia a Milano di quanta Cina si vede a Shanghai» è la risposta. A pensare al mastodontico mausoleo postmaoista che ospita l’Impero Celeste all’Expo di Shanghai, sovrastando tutto e tutti, e costruito per durare nei secoli, un brivido corre lungo la schiena di chi si aspettava un’Expo internazionale in una Metropoli europea.

Ma il motivo di tanto orgoglio tricolore è chiaro: «a differenza di quello che è Shanghai, un Expo pensata e apprezzata soprattutto da e per i cinesi, a Milano ci proponiamo di attrarre almeno il 30% (circa sei milioni se tutto va come deve andare) di visitatori internazionali». Non sarà una fiera per gli Italiani, o non solo per loro, ma ci sarà sicuramente tanta Italia da mostrare orgogliosamente, speriamo, al mondo.

Anche perché da Shanghai gli organizzatori di Milano 2015, abbandonato l’approccio fighetto del “ghe pens mì” della passata gestione, vogliono imparare tanto, soprattutto dal successo del padiglione Italiano, che secondo la presidente Bracco «dimostra quanto “appeal” abbia ancora il nostro paese all’estero, quando punta sulle sue qualità universalmente riconosciute».

Sicuramente ci sarà tanta tecnologia «Giocherà un ruolo fondamentale sia nell’organizzazione che nella riuscita dell’Expo di Milano – assicura Giuseppe Sala – io che sono stato alla Telecom (ne era il Dg al momento del boom delle chiavette internet facile) ne faccio un punto di forza. I visitatori potranno organizzare la loro visita a distanza e una volta dentro ricevere contenuti, percorsi, suggerimenti che rimarranno nella loro memoria digitale oltre che visiva».

I visitatori, si spera, arriveranno, anche via internet. Basta solo avere la possibilità di costruire su quei maledetti ettari agricoli in attesa di trasformazione. E i contenuti? Spazio alla pizza con la pummarola e agli spaghetti alla chitarra elettrica che occuperanno la parte centrale dell’Expo, c’è da giurarci accompagnati da qualche mandolino techno per dimostrare che oltre al food anche la musica italiana è al centro del futuro del mondo, tanto che i due si sono regalati il loro primo sopralluogo ad un Expo vera sponsorizzando il concerto dell’”innovativa” Filarmonica della Scala che suonerà a Shanghai accompagnata dalla pianista cinese da poco ventenne Yujia Wang.