Made in China Files

In by Gabriele Battaglia

Il debutto cinese di Tsipras; Le tensioni sul Mar cinese meridionale; la propaganda dell’Isis in lingua bengali; e infine il rafforzamento del fronte ultrainduista nel governo di Narendra Modi. Tutto questo e altro ancora nel nostro consueto punto sulla giornata.

Il debutto cinese di Tsipras di Alessandra Colarizi

È cominciata con 19 colpi a salve la visita di Stato di Alexis Tsipras in Cina, la prima del premier greco da quando ha assunto l’incarico nel 2015 e la prima di un capo di Governo ellenico in quasi 10 anni. La missione coincide con il decimo anniversario dell’istituzione della «partnership strategica comprensiva» tra i due paesi, che vedrà in futuro nuove sinergie prendere forma grazie alla cessione di una quota di maggioranza del Pireo al gigante cinese Cosco e all’organizzazione di un comitato congiunto sull’economia e il commercio, ospitato a turno da Pechino e Atene. Il Dragone aggiunge un nuovo mattone alla Nuova Via della Seta.

In Cina e Asia – Mar cinese meridionale, telefonata Wang-Kerry: «Usa siano prudenti» di Redazione 

I titoli della rassegna di oggi:

– Pechino mette in guardia Washington sul Mar cinese meridionale
– L’innovazione è una bolla
– Terminata la costruzione del radiotelescopio FAST
– Ecco l’Y-20 Kunpeng: il più grande aereo cargo militare dell’aviazione cinese
– Lam Wing Kee non sarà restituito alla Cina
– Usa impongono sanzioni contro Kim Jong Un

Propaganda Isis in lingua bengali: «Combatteremo fino alla fine» di Matteo Miavaldi 

A nemmeno una settimana dalla strage di Gulshan, prima manifestazione plastica di una innegabile presenza dell’Isis in Bangladesh, le squadre della propaganda mediatica del Califfato passano a incassare i dividendi del terrore, rilanciando la minaccia di un’offensiva islamista nell’area.
Lo fanno con un video, diffuso nella giornata di ieri dall’agenzia di stampa Amaq: cinque minuti di immagini prese da telegiornali in inglese che inseriscono l’attentato all’Holey Artisan Bakery nella striscia di attacchi che dal 2015 hanno insanguinato Egitto, Parigi, San Bernardino, Bruxelles, Orlando fino, appunto, a Dhaka (si nota la curiosa assenza di Istanbul e Medina). Per ogni segmento, gli effetti speciali della grafica annotano morti e feriti, sopra ai sottotitoli in arabo e in bengali.

Rimpasto di governo per Modi: si consolida influenza dell’ultrainduismo di Matteo Miavaldi 

Martedì 5 luglio il governo centrale di New Delhi, presieduto da Narendra Modi, ha presentato un rimpasto delle cariche ministeriali in seno a un esecutivo già pesantemente spostato su posizioni vicine all’ultrainduismo, spina dorsale ideologica dei «falchi» del partito nazionalista hindu Bharatiya Janata Party (Bjp). Gli avvicendamenti, alcuni significativi negli equilibri del governo, indicano uno spostamento ulteriore a destra e mostrano, secondo alcuna stampa nazionale, il ruolo preponderante che l’incubatore extraparlamentare dell’ideologia ultrainduista, la Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), gioca nella politica nazionale della Repubblica indiana.