Sospetti e tensione sociale a Pechino in seguito alla morte in custodia di un uomo arrestato in un salone massaggi. La nostra consueta rassegna quotidiana da Cina e Asia con in primo piano l’insediamento di Tsai Ing-wen alla presidenza. Come far risorgere un film con un gesto di sottomissione, il ketou. Infine, un salto in India, dove la satira colpisce la piaga del marital rape.
Morto in custodia di polizia: sospetti e tensione sociale a Pechino di Simone Pieranni
Il caso di un uomo arrestato in un salone di massaggi e poi deceduto nelle mani della polizia, evento che i quotidiani cinesi hanno sottolineato come un segnale di potenziale tensione sociale in Cina, non sembra destinato a chiudersi a breve. Ieri – ancora una volta – il Global Times è intervenuto sul caso.
In Cina e Asia – La presidentessa taiwanese chiede dialogo di Redazione
I titoli della nostra rassegna di oggi:
– La presidente taiwanese chiede dialogo
– Come fa lobby un funzionario locale del Partito comunista cinese
– L’inviato della Bbc racconta il suo fermo a Pyongyang
– Abe accoglie rifugiati, ma li chiama studenti
– Il dilemma di Obama, cancellare l’embargo di armi al Vietnam
Il Canto della Fenice: come un film può risorgere nelle sale cinesi di Edoardo Gagliardi
È stato uno di quei gesti che nella tradizione cinese è segno di rispetto e di legittimazione di rapporti sociali prima che di sottomissione, ma che oggi può imbarazzare tanto chi lo fa che chi lo riceve. È il gesto del ketou, ovvero inginocchiarsi e sbattere la fronte a terra. Protagonista ne è stato Fang Li, un produttore cinematografico che cavalca da molti anni la sottile linea tra cinema d’autore e quello commerciale. Motivo del gesto: supplicare gli esercenti cinematografici di programmare più proiezioni di Song Of the Phoenix, un film che egli ha sostenuto e ha promosso con tutte le sue forze fino, appunto, a prostrarsi davanti a una videocamera.
How I Raped Your Mother – Satira spietata per parlare di marital rape in India di Matteo Miavaldi
Il tema del marital rape, lo stupro subìto dalle mogli da parte dei mariti, in India emerge a ondate alterne, spesso in riferimento a dichiarazioni da brividi da parte di una classe politica che, ad oggi, non è ancora riuscita a promulgare una legge chiara che ne facesse un reato penale. Oggi, in India, se un marito stupra sua moglie, non ci sono leggi alle quali appellarsi se non far rientrare il caso nell’insieme vago delle violenze domestiche. Ma lo stupro è stupro, anche dopo il matrimonio, nonostante la politica faccia di tutto per dire il contrario.