Lo sbarco a Pechino di Obama: preparitivi e temi sul tavolo

In by Simone

Per il Quotidiano del Popolo e Xinhua, l’agenzia governativa, la presenza di Obama in Cina (da domenica a Shanghai e poi da lunedì fino a mercoledì a Pechino), sarà all’insegna del consolidamento delle relazioni sino statunitensi. I ricordi cinesi sono indirizzati alla visita della Clinton dello scorso autunno: accordi, belle parole e silenzio assoluto sui diritti umani. Per i cinesi un bel colpo. Il no del Pentagono all’incontro con il Dalai Lama, in segno di rispetto per la prima visita di Obama in Cina, ha ulteriormente convinto i cinesi circa la missione della nuova era statunitense: si parlerà di risorse, clima e sicurezza della regione. Campi nei quali i cinesi hanno molto da dire, qualcosa da nascondere e i soldi, che convincono quasi sempre tutti.
Ieri qualche segnale nuovo è infine arrivato. Prima sono i stati i membri dell’organizzazione non governativa Chinese Human Rights Defenders (Chrd) a chiedere a Obama una presa di posizione netta: «il presidente Usa deve chiedere con chiarezza alla sua controparte cinese un impegno nel campo dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto in Cina. Obama ha dichiarato di voler parlare chiaro, e la sua prossima visita ufficiale a Pechino è il momento migliore per farlo». L’amministrazione americana in realtà, aveva già sollevato la questione dei processi giusti in Cina, dopo le condanne a morte eseguite l’altro ieri a Urumqi per nove uighuri, accusati di avere preso parte alle rivolte etniche dello scorso luglio in Xinjiang. Poco dopo ha ribadito intenzioni non sospette: «parleremo di diritti civili, libertà di espressione, libertà religiosa e affronteremo sicuramente anche il nodo tibetano», ha fatto sapere l’esperto asiatico dell’amministrazione Obama, Jeffrey Bader. Alcuni osservatori però, come Kenneth G. Lieberthal del Brooking Institute a Washington, ritengono che questi temi potrebbero essere trattati in modo «privato». Il neo ambasciatore a Pechino in giornata ha sgomberato il campo: «la visita di Obama ha come scopo il consolidamento delle relazioni tra i due paesi». Fine.
Diatribe diplomatiche in corso, mentre Obama sbarca in Cina tra l’indifferenza di larga parte della popolazione e la moderata curiosità di quella frangia sociale molto attenta al pop americano, da sempre, e affascinata dalla figura carismatica del leader Usa. L’icona Obama ha raccolto consensi anche da queste parti. E non è un caso se la maglietta di Obama, vestito da guardia rossa e rinominato «Obamao», ha letteralmente riempito le bancarelle e i negozietti vintage di Pechino.
A una settimana dall’arrivo di Obama però, è partito il sequestro. «Si vendono molto bene e sembrano piacere sopratutto agli stranieri e ai turisti cinesi» ha detto il proprietario di una bancarella del distretto di Houhai nel centro della capitale. «Io non ne vendo adesso e dubito che sarete in grado di trovarle a Pechino questa settimana». Il proprietario della bancarella non ha voluto rilasciare il suo nome e ha rifiutato di indicare i motivi per questa mancanza improvvisa di materiale su Obama. Un altro proprietario di un negozio di Nanluoguxiang, una strada di bar e piccole boutique, ha invece chiarito il mistero. Dietro al divieto ci sarebbe l’amministrazione dell’industria e del commercio di Pechino. «Mi hanno chiamato dai loro uffici questa mattina», ha spiegato, «dicendomi che avevano sentito dire che qui vendiamo le t-shirt di Obama e mi hanno chiesto di smettere di venderle. Più tardi, tre poliziotti sono venuti a controllare il mio negozio e mi hanno chiesto di non vendere quelle magliette per questa settimana». Liu, un cliente, si è detto deluso dal fatto che non è più possibile acquistare le t-shirt di Obama: «ne ho comprata una la scorsa settimana per offrirla ad un collega, ma quando sono tornato con un amico a comprarne altre, non ce n’erano più» ha detto. Liu si potrà consolare con il clima: mentre Pechino affonda nel freddo e nel grigio, quando Obama sarà da queste parti è previsto un sole acceso.

[Pubblicato su Liberazione il 12 ottobre 2009]