L’indomani del processo Wang Lijun

In by Gabriele Battaglia

Il giorno dopo il processo all’ex vicesindaco di Chongqing Wang Lijun, la stampa cinese torna a parlare delle sue possibili conseguenze sul futuro politico di Bo Xilai, ex segretario del Pcc della metropoli ed ex membro del Politburo. Molti sono concordi nel dire che sarà trattato con clemenza. Il South China Morning Post di oggi torna sulla sentenza Wang Lijun con una serie di interviste volte ad esplorare il suo valore politico e i suoi possibili effetti sul leader emergente caduto in disgrazia Bo Xilai.

Secondo quasi tutti gli analisti interpellati la condanna a 15 anni dell’ex capo della polizia nonché ex vicesindaco di Chongqing è stata una sentenza lieve, mitigata e dalla sua collaborazione e dal volere, sicuramente frutto di un accordo politico, di mettere fine allo scandalo Bo Xilai prima di affrontare il XVIII Congresso. Ma sugli effetti che questa avrà sulla sorte di Bo Xilai ci sono opinioni discordanti.

La corte di Chengdu ha infatti condannato l’imputato a a nove anni per corruzione, sette anni per aver piegato la legge ai propri fini personali e due anni sia per l’abuso di potere che per la defezione. Un totale di vent’anni poi ridotti a quindici grazie all’aiuto reso dalla testimonianza di Wang nel caso dell’omicidio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood e di alcuni “reati gravi che coinvolgono altri”.

Una fonte vicina alla famiglia di Wang ma non meglio specificata ha dichiarato al South China Morning Post che Wang era stato usato come capro espiatorio per tutto l’affaire Bo e ha commentato: "Wang è apparentemente diventato una vittima del sistema politico perché il governo vuole proteggere chi sta sopra di lui e evitare ulteriori umiliazioni."

L’avvocato Liu Xiaoyuan, che si aspettava una condanna di minimo vent’anni anni, ha dichiarato: "Il verdetto è stato troppo indulgente per essere compreso in conformità con la legge. L’unica ragione che mi viene in mente è la motivazione politica, proprio come abbiamo visto nel caso di Gu Kalai [la moglie di Bo], che ha ricevuto una condanna a morte sospesa per omicidio volontario" per aver avvelenato il cittadino britannico Heywood lo scorso novembre.

In tutta onestà Liu e altri avvocati hanno aggiunto che le condanne per corruzione e per il tentativo di defezione poi fallito che ha visto Wang chiedere asilo al consolato degli Stati Uniti a Chengdu, sono veramente incredibili. Basta fare il confronto con l’ex segretario di Partito della città di Shanghai Chen Liangyu: nel 2008 è stato condannato a 14 anni di prigione per aver accettato tangenti per quasi 2,4 milioni di yuan, mentre a Wang sono stati dati solo nove anni per aver accettato tangenti per oltre 3 milioni di yuan.

He Weifang, professore di diritto all’Università di Pechino, è totalmente d’accordo a dichiarare i processi a Wang e a Gu politici ma, aggiunge, tutte le domande sul ruolo di Bo in tutta la vicenda – una questione molto delicata per il Partito, sono rimaste inevase.

L’avvocato di Wang Lijun, Wang Yuncai, ha confermato al giornale di Hong Kong che il principino Bo Xilai è stato esplicitamente chiamato in causa durante il processo.

Il fatto che il nome di Bo non fosse affatto menzionato sulle cronache del processo rilasciate alla stampa attraverso media di regime come Xinhua e Cctv è stato interpretato da molti come la volontà che Bo Xilai sarà trattato con clemenza anche per evitare eventuali ripercussioni sulla successione al potere prevista per quest’autunno.

In ogni caso secondo il professor Zhang Ming, dell’università del Popolo a Pechino, instillare nell’opinione pubblica, il dubbio che un così alto quadro di Partito fosse coinvolto nello scandalo è stato come condannarlo per aver avuto un ruolo nell’omicidio operato da sua moglie. Sarà, ma ancora qualche mese fa a Chongqing si festeggiava segretamente il compleanno di Bo Xilai.

[Scritto per Lettera43; foto credits: straitstimes.com]