“L’indipendenza era lo scopo della rivolta”

In by Simone

"L’obiettivo degli scontri di Urumqi era l’indipendenza della regione", ha detto oggi in una conferenza stampa Wu Shimin, vice ministro in carica dello State Ethnic Affairs Commission (SEAC).

"Un progetto, ha aggiunto, che non sarà mai realizzato".

197 morti, più di 1700 feriti, più di 1400 arrestati, le case di 663 famiglie devastate e oltre 627 veicoli bruciati o dannegiate: questo il bilancio finale e ufficiale dell’azione delle “tre forze” – separatismo, estremismo e terrorismo – che hanno sconvolto Urumqi e gli equilibri politici della regione e non solo.

Una violenza preparata a tavolino all’estero e in Xinjiang, secondo le fonti ufficiali governative, con un piano accurato che avrebbe douto colpire 50 punti della città. Uomini e donne in azione, alcune riconosciute attraverso le telecamere nelle strade della capitale del Xinjiang, come fossero in divisa e intente a dare ordine ai rivoltosi.

Non si tratta, secondo Wu, di uno scontro etnico e religioso: le attività intorno alle moschee non hanno destato sospetti, né sono sembrate coinvolte autorità religiose nel piano criminale.

Ovvi e scontati i riferimenti al Congresso Mondiale Uighuro. Wu, infine, ha specificato che – nonostante gli scontri a Urumqi- non cambierà la politica nazionale di promozione degli ufficiali appartenenti alle minoranze etniche.