[In collaborazione con AGICHINA24]
"La ricchezza è come l’acqua. Se ne hai un bicchiere, puoi godertelo da solo; se ne hai un barile, puoi condividerlo con la tua famiglia; ma se ne hai un fiume intero, devi imparare a metterlo a disposizione degli altri”. Non è un aforisma dei Dialoghi di Confucio, né un precetto taoista del Laozi, bensì uno degli aforismi attribuiti a Chen Guangbiao, 42 anni.
Professione: benefattore. Nella sua pagina di Baidu Baike – la Wikipedia cinese – non si lesina su riconoscimenti e premi ricevuti negli ultimi quattro anni: eroe esemplare dei soccorsi post-terremoto, quattro volte consecutive vincitore del Premio Benevolenza riservato ai filantropi cinesi, vincitore del Premio Primo Maggio, “una delle massime onorificenze della classe operaia socialista della Repubblica popolare cinese” e via dicendo. Il signor Chen, sempre gioviale e paffutello nelle numerose foto che lo immortalano tra macerie e terremotati di mezzo Estremo Oriente, dal 2008 sembra aver fatto della beneficenza la sua ragione di vita, accantonando la fruttuosa impresa di riciclaggio fondata nel 2003 nel Jiangsu che lo aveva reso uno tra gli imprenditori più ricchi di tutta la Cina. Il mito vuole che, dopo due ore dalla terribile scossa del Sichuan, Chen Guangbiao ed un team di colleghi siano arrivati sul luogo del disastro con 60 scavatrici, salvando da morte certa almeno un centinaio di persone.
L’opera meritoria e la prontezza all’azione valsero a Chen il titolo di Eroe. Dal 2008 in avanti, ad ogni rilevante catastrofe naturale che potesse rientrare nel suo raggio d’azione, Chen Guangbiao non ha mai mancato di mettere in piedi il suo personalissimo show della carità, smuovendo non solo considerevoli quantità di denaro, ma anche un gruppo di agiografi pronti a fissare nella Storia le eroiche immagini di un soccorso in Sichuan, di una donazione ad un ospedale o di una contro-donazione ai compatrioti di Taiwan – per ringraziarli dei loro precedenti aiuti per il sisma di Wenchuan – fino ad arrivare alla recente performance sino-giapponese, documentata con dovizia su stampa nazionale, social network e microblog di tutta la Cina.
Il 12 marzo, quando la notizia del disastro naturale giapponese era ormai sulla bocca di tutti, Chen Guangbiao si reca in Giappone con la sua troupe per donare personalmente 13 milioni di yen e 30 tonnellate di materiali di soccorso alla popolazione terremotata. Le foto postate sul suo microblog ripercorrono le ore dei soccorsi: Chen che estrae dalle macerie un’anziana signora; Chen con in mano due sacchetti di aiuti davanti a due camioncini decorati con enormi bandiere cinesi; Chen in posa plastica alla Mao Zedong – sguardo verso l’orizzonte, braccio teso e dito ad indicare il futuro – sopra ad un cumulo di detriti; Chen che distribuisce donazioni di 2 milioni di yen e 100 yuan nelle cassette delle offerte degli studenti giapponesi in fila lungo il ciglio della strada, consegnando loro anche il suo biglietto da visita.
La missione dell’eroe Chen viene ripresa dall’informazione in patria, destando ammirazione mista a critiche nazionaliste: quei soldi, sostengono in molti, potevano essere usati per aiutare i terremotati cinesi dello Yunnan – colpito negli stessi giorni del terremoto giapponese da una scossa di 6 gradi Richter nel distretto do Yingjiang – anziché spenderli per i giapponesi. Così l’imprenditore del Jiangsu, di umili origini contadine e con un’infanzia passata a macinare chilometri a piedi per trasportare acqua dalla città al suo villaggio, decide di rispondere alle critiche coi fatti.
Questo il suo messaggio postato sull’account verificato di sina weibo: “Salve amici, ieri sera ho volato dal Giappone a Shanghai e poi nello Yunnan, e stamattina sono arrivato a Yingjiang. Il governo locale ha organizzato una dozzina di volontari e tre villaggi per aiutare a distribuire donazioni di 200 yuan a testa a 900 terremotati. Ho anche donato circa 40,000 yuan ad una famiglia con un bambino che necessitava di un’operazione chirurgica al cuore. In totale fa 213,000 yuan”. Stavolta, la foto simbolo della tappa cinese ritrae il sorriso di Chen Guangbiao in mezzo a una decina di visi tra il triste e l’indifferente, in uno sventolio sinergico di banconote rosa da 100 yuan. Anche in quest’occasione le malelingue non si sono sottratte a maliziose critiche: secondo il Nanfang Daily, i volontari nella foto non avrebbero nemmeno chiesto quei soldi e sarebbe stato loro ordinato di sventolarli a favore di flash.
Lo Yangtze Wanbao solleva invece la questione morale: al di là dell’indubbia generosità economica, è giusto che simili baracconate di beneficenza vadano a discapito della dignità delle persone in difficoltà? Non rischia Chen Guangbiao, con la sua opinabile estetica della carità, di mettere in cattiva luce tutta le opere di solidarietà cinesi? Ma il benefattore Chen non è nuovo a queste critiche, e a più riprese ha avuto modo di sostenere che l’eco mediatica riservata alle sue imprese serve ad invogliare altri ricchi a seguire il suo esempio.
Anche alcuni mesi fa, quando annunciò di voler devolvere dopo la morte tutte le sue ricchezze alla Giving Pledge di Gates e Buffet, Chen aveva invitato gli altri miliardari della Repubblica popolare ad impegnarsi in una simile promessa. Risultati ottenuti: nessuno. Negli Stati Uniti gli avrebbero già confezionato un reality su misura – Good hearted Chen’s adventures, sarebbe stato un successo – ma qui in Cina è costretto a continuare in solitaria il suo tour della solidarietà. Prossima tappa: donazione di tremila alberi alla Yunnan Green Foundation e semina di gruppo con gli studenti locali. La ricchezza di Chen è un fiume in piena, ma condiviso.
[Pubblicato su AGICHINA24 il 25 marzo 2011 © Riproduzione riservata ] [Immagina tratta da shanghaiist.com]