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«L’Asia-Pacifico è il prossimo fronte». Il Giappone mette le mani avanti

In Relazioni Internazionali by Lorenzo Lamperti

Al Forum sulla sicurezza Shangri-La ospite anche Zelensky. Sul tavolo la corsa al riarmo del Giappone che ora arriva fino a Taiwan. Lloyd (Usa): «Dalla Cina provocazioni»

«Se non ci fosse stato il diritto internazionale e il pesce grande avesse mangiato il pesce piccolo e il pesce piccolo avesse mangiato i gamberetti… noi non saremmo esistiti».

Volodymyr Zelensky ha parafrasato Lee Kuan Yew, primo premier della storia di Singapore, per provare a mettere la sorte dell’Ucraina al centro delle discussioni dello Shangri-La Dialogue. Gli argomenti non sono mancati al principale forum asiatico sulla sicurezza. Anche perché nella regione c’è chi teme che proprio l’Asia-Pacifico possa diventare l’Ucraina di domani.

TIMORI ESPRESSI da Fumio Kishida: «Alla luce dell’aggressione della Russia, la percezione della sicurezza da parte dei paesi è cambiata drasticamente», ha detto il premier giapponese illustrando in maniera esplicita la tendenza al riarmo avviata da Tokyo già da tempo.

«Per proteggersi, il Giappone deve migliorare le capacità di deterrenza e di risposta», ha dichiarato, aggiungendo che il suo governo definirà una nuova strategia di sicurezza nazionale entro fine anno. Certificazione dell’addio alla tradizione pacifista che ha guidato costituzione e diplomazia nipponiche dal secondo dopoguerra in poi.

Secondo Kishida, Tokyo deve «uscire dall’ombra» degli Stati uniti per assumere un ruolo più importante di fronte alle minacce regionali. L’allusione è alla Corea del Nord, ma anche alla Cina e alla stessa Russia. Per questo è pronto a cadere un altro tabù: l’acquisto e lo sviluppo di armi d’attacco e non solo di autodifesa.

D’altronde è in programma un raddoppio del bilancio della difesa. Pechino e Mosca sono state invece citate direttamente dal ministro della Difesa giapponese, Nobuo Kishi: «Le operazioni militari congiunte tra queste due forti potenze militari aumenteranno senza dubbio la preoccupazione tra i paesi asiatici. Il Giappone è circondato da attori che possiedono o stanno sviluppando armi nucleari e che ignorano apertamente le regole». Secondo Kishi, l’invasione dell’Ucraina costituisce un precedente pericoloso che potrebbe essere ripetuto dalla Cina a Taiwan.

NEI GIORNI SCORSI i media giapponesi hanno raccontato che Tokyo ha deciso di inviare per la prima volta personale militare in servizio attivo a Taiwan, mentre a Pechino non è piaciuta l’indiscrezione sulla nomina di Tomohisa Hayakawa, ex collaboratore del primo presidente taiwanese democraticamente eletto Lee Teng-hui, come investigatore speciale nell’ufficio di Taipei della Japan-Taiwan Exchange Association.

Da parte cinese è arrivato più di un avvertimento. Nei giorni scorsi, in un durissimo editoriale del Quotidiano del Popolo si scriveva che «il Giappone ha bisogno di una botta in testa».

Dopo il loro faccia a faccia, Lloyd Austin e Wei Fenghe hanno invece proseguito l’azione diplomatica su binari separati. Il segretario alla Difesa Usa ha ribadito che Washington non ha cambiato linea su Taiwan, ma sarebbe proprio la Cina ad aver aumentato le azioni «provocatorie e destabilizzanti».

Poi ha rinnovato l’interesse a lungo termine sull’Asia-Pacifico: «Approfondiremo e amplieremo il dialogo e la cooperazione tra la Nato e i nostri maggiori alleati nella regione». Una promessa che suona come una minaccia per Pechino.

«La strategia Indo-Pacifica americana è divisiva e progettata per intrappolare la regione in un confronto geopolitico», ha replicato Zhang Zhenzhong, vice capo del Dipartimento di stato maggiore della Commissione militare centrale cinese.

«Non cerchiamo una nuova guerra fredda, una Nato asiatica o una regione divisa in blocchi ostili» ma «difenderemo i nostri interessi senza esitazione», aveva detto Austin, provando a tranquillizzare soprattutto i cauti (e ambiti) paesi del Sud-Est asiatico.

GLI ESPONENTI REGIONALI sono stati incontrati uno a uno dal funzionario a stelle e strisce, che sulla vita del ritorno si fermerà in Thailandia. Da parte loro, i governi dell’area hanno predisposto accordi con altri paesi asiatici.

In prima fila Singapore, che ha dato il via ai negoziati per il trasferimento di equipaggiamenti e tecnologia in materia di Difesa con il Giappone, aggiornando invece quello già in vigore con la Corea del Sud.

Da segnalare anche i tentativi di riavvicinamento tra Tokyo e Seul, frutto della nuova amministrazione Yoon: dopo un trilaterale tra i responsabili della Difesa di Giappone, Corea del Sud e Usa è stata annunciata la ripresa delle esercitazioni militari congiunte tra i tre, in risposta ai test balistici di Pyongyang. Anche Pechino non apprezzerà.

Di Lorenzo Lamperti

[Pubblicato su il manifesto]