L’architetto francese in Cina. Spontaneamente.

In by Simone

(In collaborazione con AGIChina24) La polizia cambogiana ha diffuso un video nel quale Patrick Devillers afferma di essere partito di sua spontanea volontà per la Cina. L’architetto francese aveva delle relazioni con la di Bo Xilai ed era stato arrestato a Phnom Penh su pressione di Pechino. "Voglio ripetere ancora una volta che parto di mia spontanea volontà". Sono le parole di Patrick Henry Devillers di fronte alle telecamere della polizia cambogiana che lo ha ripreso poco prima di lasciare Phnom Penh, martedì scorso, destinazione Pechino, per rispondere alle domande del suo possibile coinvolgimento nel caso Bo Xilai, l’ex leader di Chongqing ora caduto in disgrazia.

Devillers indossa una camicia bianca a maniche corte e un paio di pantaloni scuri. Alle domande del funzionario di polizia seduto accanto a lui su un divano bianco risponde in francese, la sua lingua madre.

"Sono in partenza per Shanghai, e poi probabilmente proseguirò per Pechino per cooperare alle indagini su Gu Kailai" precisa l’architetto francese arrestato dalla polizia di Phnom Penh il mese scorso, dietro pressioni di Pechino.

Il video è stato inserito nel sito web del Commissariato Generale della polizia di Phnom Penh e ripreso dall’agenzia di stampa France Press.

Una mossa inusuale secondo gli osservatori, quella della polizia della capitale cambogiana, che con la diffusione del video ha voluto rendere noto di non avere esercitato pressioni sul cittadino francese per lasciare il paese.

"Il video – spiega Kirt Chantharith, portavoce della polizia – serve a confermare il fatto che non lo abbiamo deportato in Cina. È partito di sua spontanea volontà per comparire come testimone".

Nella seconda parte del video, Devillers presenta ai funzionari dell’immigrazione i propri documenti di imbarco per la Cina. Dopo un rapido controllo il funzionario restituisce al passeggero i documenti prima della partenza. Il volto dell’architetto francese appare sereno.

Le autorità cambogiane hanno fatto sapere nelle scorse ore che Devilliers non ha chiesto formalmente la tutela dell’ambasciata francese a Phnom Penh.

Il nome di Patrick Henry Devillers è apparso per la prima volta in relazione al caso Bo Xilai nel maggio scorso per una sua presunta relazione con la moglie dell’ex leader di Chongiqng, Gu Kailai.

Il rapporto tra i due non era solo sentimentale: Devillers aveva registrato nel 2006 una società in Lussemburgo, la D2 Properties, allo stesso indirizzo della Ang Dao Law Firm di proprietà della stessa Gu.

Rintracciato nella capitale cambogiana, dove risiede da cinque anni, l’architetto francese non aveva voluto rilasciare in un primo momento commenti sul suo rapporto con la famiglia Bo.

Il 13 giugno scorso era stato arrestato dalle autorità di Phnom Penh. L’ultimo capitolo della sua personale vicenda finora noto risale a martedì scorso, quando in tarda serata Devillers ha lasciato la Cambogia per sottoporsi agli interrogatori degli inquirenti cinesi sul suo rapporto con la moglie di Bo Xilai, accusata di coinvolgimento nell’omicidio del businessman britannico Neil Heywood, consulente privato della famiglia dell’ex leader di Chongqing.

Secondo alcune indiscrezioni, Devillers era in contatto con la famiglia già ai tempi in cui Bo Xilai era sindaco della città di Dalian, nel nord est della Cina: in qualità di architetto, Devilliers avrebbe realizzato per la città alcuni progetti civili.

 

[Foto Credits: epochtimes.com]