Gli articoli e le discussioni su siti e forum cinesi sulla morte di uno studente di 24 anni sul treno che da Tianjin porta alla Mongolia Interna stanno sparendo dalla rete. Nel guardare le immagini del volto pesto di Zhao Wei, l’ipotesi che si fa strada tra i commenti è che a ucciderlo siano stati gli agenti della polizia ferroviaria in servizio sulla linea 1301. E mentre l’attenzione dei media occidentali si concentra sulle rivoluzioni dei gelsomini organizzate in rete e ispirate alle rivolte nel mondo arabo e islamico, l’agenda dell’informazione, ha scritto David Bandurski del China Media Project, ha ignorato un evento “che tocca tutti i cinesi e potrebbe contribuire a diffondere una domanda di cambiamento”.
I fatti risalgono a metà gennaio, durante le vacanze per il capodanno lunare, ma sono emersi soltanto in questi giorni. Zhao e un suo amico decisero di passare qualche giorno in Mongolia Interna. Comprati i biglietti del treno si accorsero soltanto una volta a bordo di avere due carrozze diverse. E allora, ha raccontato il compagno di Zhao, che il ragazzo fu deriso da un controllore a cui si era rivolto per cambiare posto. La sera Zhao raggiunse il suo amico nella sua carrozza e gli raccontò della reazione stizzita di un altro controllore con cui si era lamentato. Poco dopo gli agenti della polizia ferroviaria entrarono nella carrozza e portarono via lo studente. La mattina dopo una telefonata della polizia alla famiglia di Zhao avvertì i genitori che il figlio si era buttato da un edificio della stazione di Daging, ma soltanto ore dopo permise loro di vedere il cadavere le cui ferite apparvero non compatibili con la caduta: tra i più visibili i lividi sugli occhi.
Il caso ha riportato alla memoria l’omicidio di una altro ragazzo, Sun Zhigang, un grafico di 27 anni picchiato a morte dalla polizia a Guangzhou nel 2003 dopo essere stato fermato senza documenti e arrestato per vagabondaggio. Fu una delle prime storie circolate sul web cinese a scatenare l’indignazione pubblica.
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