All’incontro che si è svolto a Lima tra i paesi dell’Apec, il presidente cinese Xi Jinping ha ribadito i punti cardine della sua politica estera alla luce dell’elezioni di Trump negli Stati Uniti: la Cina è pronta a proporre un proprio modello di libero scambio ai paesi dell’area, pur specificando che la global governance necessita una salda cooperazione tra Cina e Stati Uniti.Nel suo discorso ai membri dell’Apec il presidente della Repubblica popolare ha citato il modo di dire cinese «tra la Cina e il Perù», come a indicare una distanza che un tempo si riteneva quasi infinita. Oggi è molto diverso: la Cina si offre come guida di tutti quei paesi poco convinti dall’elezione di Trump.
E il paradosso storico è il seguente: oggi è la Cina a difendere e rivendicare la globalizzazione, messa in discussione, almeno a parole, dal desiderio protezionistico espresso da Trump che durante la sua campagna elettorale si è scagliato più volte contro Pechino.
La Cina propone quindi la sua ricetta in attesa di una «placida transizione» tra le amministrazioni degli Stati uniti, come richiesto da Xi Jinping nel suo ultimo incontro con Obama.
Più in generale Pechino da un lato ripropone un accordo sottoposto a studio di fattibilità e proposto già nel 2014, ovvero il Free Trade Area of the Asia-Pacific (Ftaap), in sostituzione, eventualmente, del Tpp nel momento in cui Trump dovesse bocciarlo.
In secondo luogo la Cina si pone alla testa della battaglia contro il protezionismo, invitando gli Stati Uniti a riflettere sulla globalizzazione e i suoi effetti positivi, specie per i paesi dell’Apec che da soli sono responsabili di oltre il 50 per cento del Pil mondiale.
Il peso cinese è stato sottolineato nell’ambito delle conclusioni informali del vertice: tutti i paesi di sono dichiarati concordi contro ogni forma di nuovo protezionismo. Non a caso è stato specificato che «i 21 paesi Apec continueranno a lavorare per raggiungere un accordo di libero scambio» come si legge nel documento redatto al termine del vertice.
I paesi membri – si legge – «resisteranno a tutte le forme di protezionismo». Nel documento si sottolinea inoltre che i paesi Apec perseguiranno gli obiettivi enunciati dalla conferenza sul clima di Parigi dello scorso anno. Sulle prospettive di un accordo di libero scambio pesa però l’ombra del prossimo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, che ha impostato la campagna elettorale all’insegna del protezionismo.
La Cina dunque sembrerebbe pronta a un nuovo ruolo di leadership, benché Xi Jinping sia stato chiaro: solo una cooperazione tra Cina e Stati Uniti può assicurare al mondo una «global governance» in grado di «controllare» al meglio la globalizzazione e i suoi punti deboli, oscuri e in grado di rallentare la crescita comune.
La stessa stampa pechinese non ha dubbi al riguardo: la Cina non può assumersi da sola le responsabilità di una guida mondiale. Per ora, ha scritto il Global Times, è meglio che gli Stati Uniti continuino nel loro lavoro di cooperazione con Pechino, per garantire al mondo una crescita costante.
Da registrare anche un incontro bilaterale tra Pechino e Tokyo: Abe e Xi hanno espresso la volontà di lavorare al miglioramento dei rapporti con i 45 anni della normalizzazione delle relazioni diplomatiche.
I due leader hanno espresso la volontà di lavorare al miglioramento dei rapporti con i 45 anni della normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Abe ha invitato poi il premier Li Keqiang in Giappone per il summit trilaterale con la Corea del Sud, senza ricevere da Xi una chiara risposta, ha riferito il vice capo di gabinetto Kotaro Nogami.
Nessun accenno, nel breve faccia a faccia, al programma nucleare della Corea del Nord e al presidente eletto Usa Donald Trump che il premier di Tokyo ha incontrato pochi giorni fa a New York come primo capo di governo dalla vittoria elettorale dell’8 novembre.
[Scritto per Eastonline]